fonte: Informa-azione
Anche a Roma abbiamo accolto l’appello diffuso dal movimento No TAV.
Tre sono stati gli appuntamenti lanciati durante la settimana del 22 febbraio.
La mobilitazione è iniziata con un assemblea pubblica.
Giovedì 20, nel pomeriggio, è stato animato uno spazio in cui solitamente la folla scorre distrattamente.
All’improvviso il piazzale interno della stazione ferroviaria tiburtina è stato riempito da un presidio solidale con i quattro. Con striscioni, volantinaggi, materiale di controinformazione, interventi al microfono la voce e le ragioni dei NO TAV sono state portate dentro la casa del nemico, in quella stazione tiburtina che hanno completamente rinnovato proprio per dedicarla alle tratte ad alta velocità.
Numerosi i passanti che si sono avvicinati e fermati.
È stata un’occasione per allargare la solidarietà a tutti i movimenti colpiti dalla repressione,
in particolare ai recenti arrestati del movimento di lotta per la casa romano.
Visto che i solidali presenti al presidio erano alcune centinaia, si è deciso di concludere la giornata con un corteo spontaneo per le strade della città, che si è concluso nel quartiere di S.Lorenzo.
Il 22 febbraio, giornata di mobilitazione nazionale, l’appuntamento cittadino dei NO TAV si è fuso con il corteo in ricordo di Valerio Verbano e della madre Carla.
Valerio Verbano, compagno autonomo, a diciannove anni, il 22 febbraio del 1980, è stato ucciso da sicari fascisti. Da allora si ricorda il suo impegno politico e la sua memoria.
Oggi, come ieri, terrorista è lo Stato.
Migliaia di compagni/e hanno sfilato per le vie di tre quartieri… é stato un contributo caloroso ad una giornata importante.
Una giornata in cui il movimento NO TAV ha dimostrato la sua maturità e la sua forza. Ha dimostrato di essere un punto di riferimento per una tensione diffusa nella società, che va ben al di là dei confini geografici della valle. Volevano spaventarci e dividerci con le accuse di terrorismo, ora sappiamo che il sabotaggio dei mezzi dei devastatori è una pratica assunta dal movimento.
Le nostre giornate di mobilitazione si sono concluse con un presidio al carcere di Rebibbia, dove Chiara è rinchiusa nella sezione di alta sicurezza.
Un’occasione per portare un saluto alla nostra compagna e a tutte le detenute.
Anche qui si sono radunate di fronte alle mura del femminile circa 150 solidali, raggiunti da alcuni parenti e amici intenti a comunicare a urla con le proprie care rinchiuse.
Cori, interventi e fuochi hanno animato la presenza lì di fronte.
Riportiamo di seguito l’intervento di apertura del presidio:
Un saluto di cuore a tutte.
Ormai ci conoscete, veniamo qui, puntualmente per interrompere anche se solo per poche ore l’isolamento che queste mura impongono.
Non lo facciamo per ottenere nulla dalle detenute, perché non siamo politici, e anzi, i tornaconti della politica ci fanno schifo. Al contrario, al di là di attimi di vita che speriamo di restituirvi con un po’ di musica e di parole, vorremmo essere un tramite tra ciò che succede dentro e il mondo esterno.
Conosciamo anche noi cosa vuol dire “carcere”, “privazione” e “isolamento” perché ne abbiamo o ne abbiamo avuto esperienza diretta. Anche qui in mezzo, tra di noi, ci sono persone che per un certo tempo sono state rinchiuse in queste infami mura. La cosa meravigliosa è ritrovarsi nella lotta, costruire legami di solidarietà. Per questo siamo qui oggi anche per invitare tutte quante voi abbiano voglia di far evadere un pensiero e farcelo arrivare. Sappiamo che di cose che non vanno da raccontare ce ne sono molte, e vorremmo che non rimanessero inascoltate.
Il presidio di oggi ha poi un significato in più per tutte e tutti noi. Come forse già saprete, da circa un mese si trova detenuta all’interno della sezione di alta sicurezza di Rebibbia una nostra compagna, Chiara. Chiara è una persona, una donna, una compagna che abbiamo sempre avuto al nostro fianco nelle iniziative di lotta che in un modo o nell’altro cerchiamo di portare avanti nella società. Anche in quelle anticarcerarie, e sebbene non abitasse a Roma, più volte si è trovata in questo prato insieme a noi a gridare la rabbia nei confronti di queste mura, ad alzare una mano, o tutte e due, per fare un saluto a chi lo ricambiava da dietro le sbarre.
Oggi è lei a trovarsi dietro quelle sbarre, ed è nostra intensione farle arrivare tutta la solidarietà, e il nostro amore. A lei e alle altre donne, alle altre compagne, che non dimentichiamo, con cui sta condividendo la detenzione nella massima, ex 41bis.
Vi abbracciamo veramente tutte.
L’iniziativa di oggi inoltre è inserita all’interno delle giornate di solidarietà che il movimento No Tav ha lanciato, a livello nazionale, per tutte le persone indagate per fatti riconducibili alla lotta contro l’alta velocità, che attualmente in Italia sono centinaia. E in particolare per la liberazione di Chiara, Niccolò, Claudio e Mattia, arrestati insieme lo scorso 9 dicembre. Loro sono accusati di aver partecipato ad un atto di sabotaggio al cantiere del Tav in Valle di Susa, durante il quale furono incendiati dei mezzi. Loro sono accusati di terrorismo, con tutto quello che comporta.
Così, oltre alle numerosissime azioni di solidarietà che si sono espresse nei loro confronti in questi mesi, proprio ieri si sono tenuti cortei in almeno 40 città in tutt’Italia. Sappiamo che diversi presidi sono stati organizzati anche all’estero, in una piazza di Atene per esempio, facendo della solidarietà qualcosa che, come supera le mura, così supera i confini.
Iniziative di questo genere sono molto importanti, soprattutto perché la volontà del Potere è quella di isolare dal resto della società chi è rinchiuso in carcere. Di operare una divisione tra gli sfruttati. E’ dimostrato invece che solo unite/i possiamo far sentire le nostre voci, e allora: coraggio!
…Un’esortazione che rivolgiamo prima di tutto a noi qui fuori, ma anche a voi lì dentro.
Almeno una cosa la condividiamo, ed è la tensione alla libertà!
TUTTE LIBERE
FUOCO ALLE PRIGIONI
Durante queste tre giornate di mobilitazione i muri di alcuni quartieri sono stati dipinti con dei murales.