Dal 5 al 20 Aprile all’interno delle carceri italiane vi sarà una nuova mobilitazione indetta dal “Coordinamento dei Detenuti” ed era mia intenzione partecipare anche se dai domiciliari a questa giustissima protesta che chiede l’amnistia generalizzata in nome della libertà, l’abolizione dell’ergastolo e migliori condizioni di vita per tutti i detenuti.
Avrei voluto attuare lo sciopero della fame, ma, per non sembrare un novello Pannella teramano, dato che in un anno ho portato avanti tre duri digiuni, ho deciso di sostenere i fratelli e le sorelle reclus* provando a pubblicizzare l’iniziativa come meglio posso.
L’isolamento dal mondo esterno comporta una difficile diffusione delle tante lotte che all’interno dei penitenziari vengono attuate e se non fosse per l’impegno delle poche associazioni anticarcerarie nessuno conoscerebbe lo scempio che migliaia di persone internate ogni giorno vivono e che la corte dei Diritti dell’Uomo ha certificato e sanzionato.
Il carcere, e l’ho vissuto sulla mia pelle, è uno schifo indescrivibile e fino a quando non ci metti piede puoi solo immaginare quante sofferenze si vivono al suo interno; i direttori di questi lager si fanno belli nel mettere in atto una volta l’anno un’iniziativa di facciata dipingendo gli istituti che dirigono come luoghi di reinserimento ma la realtà è ben diversa ed i suicidi, i pestaggi, i trattamenti inumani e gli abusi indicibili perpetrati nel buio delle celle li sbugiardano clamorosamente.
Vogliono, ora che la situazione è al collasso, far credere ai cittadini che ce la stanno mettendo tutta per invertire la rotta, ma le chiacchiere stanno a zero. I dati parlano di un tasso reale di sovraffollamento pari al 175%, e non del 135%, e che la totalità delle strutture è illegale in base ai parametri dell’U.E. Il problema comunque non sta tanto nel sovraffollamento quanto nel modo in cui lo stato gestisce le carceri.
Quello che ho vissuto in prima persona ho cercato di descriverlo nelle tante lettere inviate dalla prigione e spero di aver portato almeno una persona a riflettere sul tema.
Ma non basta solo porsi domande perché la repressione, con la sua massima espressione qual è il carcere, è ormai l’unico strumento che questa società utilizza per regolare tutte le sue contraddizioni.
Bisognerebbe lavorare di più e meglio e l’ideale risulterebbe una dettagliata inchiesta (chi non fa inchiesta non ha diritto di parlare cit. Mao), ma sappiamo bene che lor signori si opporrebbero con tutte le forze perché portare alla luce la dura e cruda realtà indurrebbe il popolo poi a riflettere ed è noto che quando la gente pensa con la propria testa sono guai per chi ci vorrebbe come semplici automi.
Mi piacerebbe fare qui un’analisi dettagliata ma la stessa risulterebbe troppo lunga quindi, come primo passo, vorrei chiarire almeno alcuni aspetti elementari.
Quello che ho capito in 355 giorni di carcere è che tutti sanno ma che nessuno ha il coraggio di parlare e se ti permetti di ribellarti le ritorsioni sono le più dure che mai; tale pistola puntata alle tempie fà si che questo scandalo italiano, chiamato sistema penitenziario, possa continuare.
E’ ora di portare il nostro paese nella legalità perchè non è accettabile sapere che in una cella di 7 mq ci vivono 4 persone quando per un maiale sono 6 i mq stabiliti per legge, che esistono regimi di tortura legalizzati come il 41 bis e 14 bis (e vi invito a leggere cosa prevedono), che siamo l’unico paese ad avere “il fine pena mai” che equivale alla pena di morte, che 100.000 bambini ogni giorno varcano le mura carcerarie per abbracciare i genitori, che non sono riusciti a chiudere gli OPG vero inferno in terra, che i tassi di suicidio, di morti “accidentali” e di atti di autolesionismo sono impressionanti, che ci sono dei malati cronici incompatibili con il carcere a cui lo stato nega perfino di morire decentemente e molto, troppo altro ancora.
Potrei ora calcare la mano elencando episodi che ho vissuto o puntare sul vs pietismo snocciolando numeri e statistiche da bollettino di guerra ma a poco servirebbe, voglio solo dirvi di non chiudere gli occhi dinanzi alla protesta dei detenuti perché il silenzio è il miglior alleato di chi ha portato il sistema carceri ad essere definito come inumano e degradante.
Iniziamo inoltre ad aprire le nostre menti cercando di capire che è la crisi che fa aumentare la delinquenza e che la migliore soluzione al problema non sono più carabinieri o codici più severi, ma scuole, istruzione, posti di lavoro, salari congrui e giustizia sociale.
Se dai condizioni di vita migliori a tutti nessuno avrà l’esigenza di rubare o delinquere, se dai migliori condizioni di vita a tutti sottrai migliaia di ragazzi alla criminalità organizzata e questa si che sarebbe una vittoria per tutti.
Non credete a chi vi dice che noi non possiamo far nulla per cambiare le cose perché è l’esatto contrario.
Solidarietà ai detenuti in lotta.
Rosci Davide