Riceviamo in data 19/11 e pubblichiamo.
Ieri mattina a Roma, verso le 6,30 alcuni compagni e compagne sono state perquisiti nelle proprie case di residenza. A bussare alla porta c’erano poliziotti e digos che hanno sequestrato oggetti personali e notificato fogli di via. Le accuse sono manifestazione non autorizzata, con riferimento ai presidi sotto le mura del CIE di Ponte Galeria di settembre e ottobre, e oltraggio a pubblico ufficiale. Sul fatto c’è poco da commentare, la cronaca e le accuse parlano da sè. Non ci soffermiamo troppo a denunciare questo gesto intimidatorio delle guardie, ci interessa piuttosto capire quello che ci sta succedendo intorno, attrezzarci e organizzarci.
Sono molti mesi, ormai, che con cadenza mensile andiamo davanti al lager di Ponte Galeria con l’intento di rompere il silenzio e l’isolamento in cui tante persone senza documenti sono costrette, per supportare le lotte che chi è rinchiuso/a porta avanti con coraggio e determinazione. Come pochi giorni fa a Torino al CIE di corso Brunelleschi, dove i detenuti hanno dato fuoco a tre aree del centro rendendole inagibili o come un mese fa a Ponte Galeria, quando un ragazzo per resistere alla deportazione si è arrampicato sul tetto.
Certamente non ci stupisce l’accanimento verso persone che portano avanti percorsi di lotta concreti, ma è importante segnalare l’utilizzo massivo e indiscriminato di diverse misure repressive. Da un pò di tempo a Roma, come in altre città, si stanno moltiplicando misure e sanzioni, che vanno dai fogli di via alle firme, dalle multe agli avvisi orali. Una strategia complessiva che mira a controllare e gestire la città in modo capillare e preciso. Una città commissariata, in cui c’è una sorta di stato di polizia, e in attesa del grande evento del Giubileo, grande prova d’esame dal punto di vista del controllo, della sicurezza e della gestione.
Le perquisizioni di ieri mattina non ci spaventano e non ci scoraggiano. Ne cogliamo però il significato complessivo perché non sono un atto isolato.
Andare e tornare dai presidi a Ponte Galeria sta diventando sempre più complicato. Durante gli ultimi appuntamenti, infatti, molti solidali che volevano raggiungere il CIE sono stati fermati da polizia e controllori, che non facevano ripartire il treno o bloccavano gli ingressi, dispiegandosi in forza dentro le stazioni e minacciando i presenti.
Dentro il CIE Ponte Galeria la situazione è come al solito insopportabile. Le celle sono stracolme di persone e le deportazioni all’ordine del giorno. I presidi, non ci stancheremo mai di dirlo, sono momenti importanti per tenere viva non solo la solidarietà con chi è dentro, ma per dare costanza alla comunicazione con i detenuti e le detenute, per contiuare a supportare chi lotta dentro e per organizzare al meglio la risposta fuori.
Chiamiamo quindi tutti e tutte a partecipare in tanti e tante al prossimo presidio, che sarà il prossimo 12 dicembre. Sarà fondamentale essere numerosi/e, determinati/e e con la rabbia di sempre.
Complici e solidali con chi lotta
contro ogni gabbia e frontiera
Alcuni nemici e nemiche delle frontiere