Riceviamo e pubblichiamo.
Non si arresta lo stillicidio di misure cautelari emesse dai giudici torinesi imboccati da una procura che non perde occasione nel tentativo di neutralizzare le varie espressioni della lotta.
Un elenco sarebbe incompleto e superfluo. E piangersi addosso non è nelle nostre corde e anche poco utile.
Quello che c’è da dire però è che da qualche mese, di fronte alla notifica di svariate misure cautelari, compagni e compagne hanno deciso di scegliere come comportarsi e si sono rifiutati di sottostarvi.
Divieti di dimora da Torino, emessi a seguito della lotta contro i Cie, non rispettati per la volontà di non essere allontanati dai luoghi di vita e di lotte; arresti domiciliari, per una manifestazione contro il cantiere dell’alta velocità in Valsusa, non osservati perché ‘la misura è colma’; obblighi di firma bigiornalieri, emessi nell’ambito delle indagini per l’occupazione dell’ ufficio della Turkish Airline all’aereoporto di Caselle in sostegno alla resistenza del popolo curdo, non ottemperati, per ribadire la continuità di una scelta che si allarga.
Scelte coraggiose che portano con loro, evidentemente, delle conseguenze. Giuliano e Luca sono attualmente detenuti alle Vallette proprio per non aver rispettato l’obbligo degli arresti domiciliari loro imposti a seguito di una manifestazione in Val di Susa.
Senza scandalizzarsi delle misure repressive, senza indignarsi della loro entità, aldilà delle motivazioni che possono portare a non accettare le imposizioni degli organi repressivi e nella molteplicità delle strade intraprese da ognuno, invitiamo a sostenere attivamente chiunque inceppi le maglie della repressione e chiunque vi reagisca nei modi che crede più opportuni.
Senza mai dimenticare Vincenzo che dal 2012 è uccel di bosco, beffandosi di un mandato di cattura emesso a seguito della condanna definitiva a 13 anni e 3 mesi per i fatti del G8 a Genova 2001.
Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali