Se pensavate di spaventarci avete sbagliato bersaglio!
Così abbiamo concluso lo scorso comunicato e da qui ripartiamo, per dare alcuni aggiornamenti e lanciare nuove iniziative. La vicenda che ci vede coinvolti, lo ricordiamo, è un’inchiesta per una irruzione negli uffici della turkish airlines, compiuta un anno fa in solidarietà al popolo curdo e per denunciare quel che accadeva in Turchia, argomento oggi di estrema attualità.
Per questo dieci compagni e compagne sparsi tra Cuneo, val Pellice, val Chisone, val Susa e Torino, hanno ricevuto dai giudici del capoluogo l’obbligo di firma due volte al giorno.
La maggior parte di noi non lo sta rispettando, scegliendo consapevolmente di andare incontro a delle conseguenze giuridiche. Lungi da noi il voler essere incarcerati a tutti i costi, ciò che ci spinge è invece continuare a tracciare un percorso già intrapreso da altre e da altri che, tra Torino e la val Susa hanno scelto di violare le misure cautelari imposte loro, per non permettere allo Stato di restringere ulteriormente gli spazi di agibilità, per non permettergli di imporre il silenzio con questo susseguirsi di misure alternative al carcere.
Misure definite minori, che i giudici torinesi distribuiscono in quantità, ma che, di fatto, mirano a fermare le lotte.
Tutte e tutti insieme abbiamo deciso non solo di non rispettare questi obblighi ma di continuare a contrastare la repressione con a fianco le tante persone solidali che comprendono la posta in gioco.
Per chi ha violato l’obbligo di firma è stato chiesto e concesso l’aggravamento della misura.
Il PM Rinaudo ci vorrebbe in manette, ci vorrebbe in silenzio proprio nel momento in cui più urgente sarebbe mobilitarsi di fronte a quello che sta accadendo in Turchia e in Medio Oriente: interventi militari da parte delle potenze occidentali protagoniste da sempre nel seminare morte e saccheggio delle risorse, massacri, sparizioni, soppressione dei residui margini di libertà.
Normalmente l’udienza del Tribunale del riesame avrebbe dovuto svolgersi entro dieci giorni dal 21 luglio, giorno della notifica delle misure, ma in questo caso la tempistica dell’operazione, a ridosso della chiusura estiva del Tribunale, l’ha fatto slittare fino al 2 di settembre, giorno in cui i giudici decideranno se toglierci le firme, ridimensionare la misura o confermarla.
Da parte nostra ribadiamo che non sottostiamo alle loro minacce ed invitiamo a partecipare all’incontro che si terrà il 26 agosto alle 21 nella sede di Radio Black Out (via cecchi 21 a Torino), per organizzarsi in vista del riesame.
Invitiamo inoltre chiunque voglia esprimere la propria solidarietà a farlo nella settimana che precede il 2 settembre .
Imputate, imputati e solidali