Riceviamo e pubblichiamo.
Un centinaio i solidali, fra loro anche dei famigliari che domenica 13 novembre si sono ritrovati in presidio attorno al carcere di Ivrea in seguito alle proteste per gli abusi e le violenze da parte del personale penitenziario contro i detenuti avvenute nella notte fra il 25 e il 26 ottobre. Cancellazione dei diritti, violazione delle norme per gli istituti penitenziari – celle troppo piccole per due persone, le reti poste alle finestre non a norma, televisori con tubo catodico non a norma – sopravvitto più caro del Piemonte e condizioni igienico sanitarie scadenti, hanno portato i detenuti a manifestare le loro condizioni di vita all’interno del carcere, con battiture, lancio nei corridoi di rifiuti… sedate dalle guardie attraverso uso di manganelli e idranti.
Dal presidio molti gli interventi e letture, fra queste una testimonianza di denuncia scritta da alcuni detenuti nella quale vengono descritti i fatti di quella lunga notte di violenze e pestaggi.
Fra gli interventi dal camion, quello dell’evasa Nicoletta compagna e attivista Notav che da mesi ormai si sottrae alla misura cautelare dei domiciliari imposta dalla procura torinese.
Si è sviluppata una buona comunicazione fra manifestanti e persone chiuse che ha affermato unità e coesione nella lotta contro ogni forma di carcere.
Dopo una serie di battiture e lanci di alcuni petardi all’interno dell’area sottoposta a divieto dal personale penitenziario adiacente al carcere, il presidio si è mosso in corteo intorno alla prigione salutando i detenuti con lanci di fuochi di artificio… all’urlo di:
“Liberi tutti e tutte!” “Fuori tutte/i dalla galere dentro nessuna/o solo macerie!” ci si è portati in corteo lungo le strade con alla testa lo striscione: “Il carcere è una merda – Il carcere va distrutto – Solidarietà con tutti i prigionieri”
La lettera dal carcere di Ivrea letta al presidio
Noi sottoscritti Agostino Stefano, Esposito Giovanni, Palo Matteo, Maccarone Francesco dichiariamo quanto segue:
Siamo detenuti presso la Casa Circondariale di Ivrea, nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 2016 sono accaduti pestaggi ed abusi verso sei detenuti, tra cui: Angelo, Boccale Francesco, Edoardo Surco,Dolce Marco, Alex sudamericano e Paparazzo.
La sera del 25 ottobre al 4° piano si trovavano 4 dei ragazzi sopra indicati, che con delle urla gridavano e gridavano per farsi sentire da noi e da tutti i detenuti con la speranza che li sentissimo e potessimo capire cosa stesse accadendo lassù.
Verso le 23.00 sentivamo le urla di Surgo Edoardo:“Stanno entrando!” In quel momento capimmo che gli assistenti si stavano preparando per fare irruzione nelle celle, sentimmo ancora i compagni gridare: “venite uno alla volta.” Gli assistenti di Ivrea avevano chiamato in rinforzo i colleghi di Vercelli, presentatisi in assetto antisommossa muniti di manganello e scudi, causando con questi abusi e violenze verso i nostri compagni.
Addirittura noi del 1° piano abbiamo sentito gli assistenti che ad un certo punto urlavano: “Basta così li ammazzate.” Allora ad un certo punto dopo il pestaggio e gli idranti, tutto si è fermato. Silenzio.
Poi la mattina seguente verso le 13.00, prima io (Palo Matteo) passando per l’infermeria mi accorgo che nella saletta detta “l’acquario” c’era Surco Edoardo sdraiato per terra con un evidenti trauma alle braccia e al corpo. Ma la cosa più atroce è che io, Esposito Giovanni, Agostino Stefano mentre andavamo in infermeria come tutti i giorni alle 13.30, di sfuggita dai vetri oscurati del ”acquario” vedemmo una coperta e sotto una forma di un corpo.
Subito cominciammo a battere la prima volta con esito negativo, interrotti dall’assistente dell’infermeria che ci disse:”Dai facciamo presto e andate su”. Non contenti al nostro ritorno facemmo presente alla Dottoressa del Sert quello che avevamo visto: “Un corpo coperto, che al nostro battere sul vetro non dava segni di vita!”
Subito la Dottoressa si alzò e venne a controllare, ma nel frattempo giungevano una quindicina di assistenti per allontanarci. In quel momento Edoardo Surco si alzò e tutto barcollante ci disse: “Guardate cosa mi hanno fatto.” Aveva tutto il corpo tumefatto ed era in mutande e canotta, dopodiché gli assistenti con vigore ci hanno allontanato.
Tutto questo è successo anche con Grottini e Alex il sudamericano. La sera del 26 ottobre i due furono trasferiti verso altri carceri, tra cui Novara e Cuneo, questo per non far vedere ai dottori e agli altri detenuti quello che era successo.
Noi qui stiamo testimoniando tutto quello che è accaduto, poteva esserci un altro caso Cucchi, addirittura più accentuato e che avrebbe coinvolto altre persone.
Il caso che abbiamo appena spiegato è stato scaturito per questi seguenti motivi:
questa struttura detentiva dove tutti noi dobbiamo stare è malfunzionante e mal gestita, ci sono problemi igienico sanitari, il vitto non funziona adeguatamente.
La televisione in alcune celle non esistono e dove ci sono hanno il tubo catodico non più a norma, di conseguenza si ricevono alcuni canali, i materassi sono putridi e fatiscenti.
Le reti fuori dalle sbarre delle finestre anch’esse non più a norma per la vista; le brande sono bullonate al pavimento e i blindi delle celle non rispettano le norme vigenti, all’interno di queste la capienza sarebbe per una singola persona ma sono occupate da due detenuti.
Il sopravvitto è il più caro del Piemonte, ad esempio 1 bombola di gas qui costa 2,50 euro mentre al Lo Russo e Cotugno di Torino costa 1,50 euro e così per tutto il resto del sopravvitto.
La fornitura amministrativa non viene data quasi mai. La dignità non esiste.
I firmatari: Agostino Stefano, Palo Matteo, Esposito Giovanni, Maccarone Francesco