Mag 262017
 

Più ci si allontana da uno sguardo poliziesco sull’ambiente, più ci si avvicina allo scontro con la polizia.

Viviamo tempi mediocri.
Un’epoca orfana del sogno e della dignità, un’epoca di barbarie e di costante guerra e distruzione.
Un’epoca in cui non desta scalpore il fatto che un quotidiano nazionale di fronte ad un suicidio (ci riferiamo al ragazzo che si è tolto la vita in stazione Centrale a Milano impiccandosi) grida al degrado.
“Un corpo penzolante in pieno centro? Parbleu! Levate quella carcassa, se no arrivano le mosche!”
Ecco cosa sono le città in cui viviamo: un palcoscenico di recitanti. Ognuno ha il suo posto, ognuno ha il suo ruolo, nella grande recita collettiva di questa società che deprime le nostre vite ed esporta armi e morte in giro per il mondo. In questa fiera dell’apparenza recitiamo a tal punto la nostra parte da non riuscire nemmeno più ad individuarci come tali: attori, comparse, grazie alle quali è possibile il mondo per come è.
E di chi dovrebbe essere la responsabilità di una fabbrica di morte e distruzione come la Aermacchi se non di tutti noi?
Lo spettacolo deve continuare, e così la politica recita anch’essa la sua parte. Sono programmati e pensati i post al veleno di Salvini sui social network, sono programmate e pensate le reazioni della popolazione.
Il teatrino della democrazia è evidente più che mai, eppure ancora fatica ad essere individuato come tale.
L’attuale ministro dell’Interno a targa PD, Marco Minniti, oltre ad aver legiferato sui migranti delle vere e proprie leggi razziali (a i rastrellamenti in stazione Centrale a Milano ne sono l’evidenza lampante) ha anche regalato ai sindaci un nuovo strumento, comunemente noto come Daspo Urbano.
Il Daspo Urbano, nome scelto dall’opinione pubblica per la somiglianza con il provvedimento di repressione all’interno degli stadi, è inserito nel decreto legge che dispone nuove norme “urgenti in materia di sicurezza delle città”.
L’obiettivo è allontanare, per un tempo che arriva a 6 mesi, tutti quegli individui che presentano comportamenti difformi e indisciplinati alla pubblica moralità e al pubblico decoro. I poveri, i migranti – o più in generale tutti quegli indesiderabili considerati ai margini della cosiddetta società civile – sono solo scomoda polvere da nascondere sotto il tappeto. Non sta bene avere i poveracci in giro, che se ne stiano nelle loro topaie in periferia.
Centrale in questo provvedimento è il potere messo nelle mani del Sindaco, che può, a sua completa discrezione, distribuire Daspo Urbani a destra e a manca
Le infrazioni maggiormente contestate, ad oggi, sono il bivacco, il consumo di alcolici in strada, gli imbrattamenti e l’occupazione di edifici.
Ad essere salvaguardati, insomma, devono essere soltanto immagine, ordine e profitto.
Viviamo tempi mediocri. Siamo certi che i più plaudiranno a questo ennesimo giro di vite che rende le città in cui viviamo ancora più soffocanti. Che dire della richiesta di maggiore controllo e maggiore sicurezza in una società securitaria come la nostra, in cui la Polizia è onnipresente in ogni forma possibile (caporeparto, telecamere, ufficiali giudiziari, psichiatri, droni, controllo del vicinato, social network, controllori)?
Nella tranquilla e terribile quotidianità accadono catastrofi, ma camminiamo talmente a capochino da non avvertirle.
Il Daspo Urbano è l’ennesimo strumento liberticida e classista in mano ai sindaci in un periodo in cui le violenze poliziesche e sul posto di lavoro si susseguono. A Saronno la Polizia Locale targata Fagioli è sempre più militarizzata e armata, le frontiere con la Svizzera sono più blindate che mai, utilizzando anche l’Esercito. Vi ricordate il pestaggio di Talla da parte della Polizia Locale? E Beppe Uva ammazzato dai Carabinieri a Varese?

Stringono il recinto? Sfondiamo il cancello!
Contro retate, deportazioni, rastrellamenti, controlli! Contro ogni polizia!

sabato 3 giugno
PRESIDIO contro il DASPO URBANO
ore 15 in piazza Portici
Saronno