Il 15 ottobre 2011 a Roma si riuscì, per una giornata, a respirare un’aria diversa dalla rassegnazione alla quale sembriamo spesso ridotti/e: in un clima generale di “indignazione”, si respirò rabbia.
Una giornata che vide, lo ribadiamo, migliaia di persone in piazza. Di quelle migliaia non furono certo poche quelle che decisero di rispondere alla guerra che lo Stato perpetua unilateralmente attraverso le sue politiche economiche, sociali, repressive etc. Molti luoghi simbolo dello sfruttamento e di un mondo che non vogliamo, perché fondato solo su aride logiche economiche, furono presi di mira. Ci fu rabbia sì, ma ci fu anche la gioia del respirarla assieme.
Ma, da quella giornata, di tempo ne è passato e il clima sembra essere profondamente mutato.
Il 13 settembre si apre il processo di appello contro 15 persone condannate a pene che arrivano fino ai 9 anni anche per il reato di devastazione e saccheggio.
Capo d’imputazione, questo, che è lo stesso utilizzato contro chi era in strada a Cremona il 24 gennaio 2015, e per cui è stata fissata l’udienza di Cassazione per il 25 settembre prossimo. Lo stesso reato, inoltre, lo troviamo come capo di accusa per la manifestazione contro le frontiere al Brennero, per cui l’inizio del processo si prevede essere il 22 ottobre.
Devastazione e saccheggio è uno tra i tanti strumenti di cui la repressione si dota per elargire lunghi anni di esclusione nelle galere a chi è condannato/a ma anche, e non secondario, come deterrente per tutti e tutte: il dissenso deve ridursi a innocui e silenziosi cortei, sempre più simili a tristi manifestazioni funeree.
Uno strumento che insieme, per esempio, ai vari daspo o alle plurime misure amministrative rivolte a chi deve essere messo ai margini della società, sono volte a svuotare le strade, a ridurre i momenti di incontro e di lotte condivise.
Ecco perché il processo contro i fatti del 15 ottobre non può né deve riguardare solo chi si troverà ancora in prima persona imputata in quelle aule.
La solidarietà è non solo sostegno a chi vive sulla propria pelle la repressione, non lasciandolo/a isolato/a nel silenzio che inevitabilmente sottrae la forza e il senso di reagire rivendicando le proprie azioni. Solidarietà è anche assunzione, in prima persona e collettiva, di responsabilità per la prosecuzione delle stesse lotte, di quegli spazi di agibilità che vadano oltre quei paletti che sempre più le forze reazionarie ci impongono e che, giorno dopo giorno, vorrebbero ridurre i nostri spazi vitali.
Di tutto questo e non solo si è discusso durante l’incontro, del 7 settembre, che si è tenuto al Campetto occupato di Giulianova insieme a chi il 13 settembre dovrà essere ancora in aula.
Il 13 settembre l’udienza presso la Corte di Appello di Roma potrebbe essere breve a causa di possibili cavilli giuridici, quali difetti di notifica e/o altro. Ciò nonostante durante la riunione di Giulianova alcuni e alcune delle compagne hanno manifestato la volontà di essere presenti quella mattina, per restare vicini a chi sarà ancora una volta giudicato/a in quell’aula e per avere cognizione di quali saranno gli sviluppi processuali.
La cassa di solidarietà “La Lima” si impegna a contribuire, attraverso iniziative di solidarietà, al sostegno economico per coloro che sono ancora a processo per rispondere di quanto accaduto in quella giornata del 2011. L’impegno dei compagni e delle compagne considera e condivide le motivazioni che portarono, nel maggio 2016, alla chiusura della “cassa di solidarietà 15 ottobre”. Ma durante l’incontro al Campetto occupato si è anche condivisa l’idea che, oltre al contributo economico, la solidarietà non può essere ridotta solo a pubblicazioni ed entusiastici commenti su social network, di enfatiche immagini di camionette in fiamme e scontri con le guardie.
Si è quindi deciso di individuare nella data 15 ottobre 2018, in ogni città e luogo, una giornata di sostegno attraverso le molteplici pratiche in cui ognuno e ognuna si riconosce. Un appuntamento che attesti la non rimozione di quella giornata di lotta ma che sia, al contrario, espressione dello spirito condiviso in quelle strade.
I Compagni e le Compagne