Giunti alla fine della manifestazione il corteo ha cercato pacificamente di proseguire il percorso, uscendo dalla centrale Piazza Mazzini. La polizia ha cercato senza successo di fermare i manifestanti lanciandogli contro una camionetta, rischiando di investire un attivista che solo grazie alla propria agilità ha evitato il peggio, e successivamente è riuscita a rompere il corteo bloccando un consistente gruppo di compagni su Via Olivella. Preso atto dell’impossibilità di continuare il percorso i manifestanti hanno cominciato a confluire a Villa Doria allo scopo di ritornare con gli altri e tenere il comizio conclusivo. A quel punto la polizia in tenuta antisommossa ha eseguito una violenta carica a freddo contro il cordone che stava proteggendo il rientro dei compagni, riuscendo poi ad entrare nella Villa e provocando il panico tra gli avventori del parco pubblico. Una signora di passaggio, per fuggire dai manganelli, è caduta provocandosi una grave lesione alla caviglia, venendo poi soccorsa dai compagni e portata via con l’ambulanza.
Al termine della seconda aggressione poliziesca il corteo si è ricompattato in Piazza Mazzini.
L’operato delle forze dell’ordine non era però terminato: mentre i manifestanti tornavano alle loro case sono iniziati i rastrellamenti per la città. Un gruppo di attivisti, pedinato dalla DIGOS, è stato fermato in Via Aurelio Saffi per l’identificazione. Dopo aver spontaneamente dato i documenti, gli agenti hanno palesato la volontà di trattenere un giovane compagno minorenne di Genzano, accusandolo di aver ferito un poliziotto. Subito i suoi amici ed i cittadini di Albano hanno cominciato a protestare contro questa misura vessatoria, trovandosi di fronte al muro di gomma opposto dalle forze dell’ordine che hanno fatto chiudere le strade da 4 camionette, due volanti e richiesto l’intervento del reparto celere, riuscendo infine a portare via il giovane compagno.
Immediatamente una trentina di compagni hanno dato il via ad un presidio pacifico sul marciapiede vicino al locale commissariato, ritrovandosi per tutta risposta nuovamente accerchiati dal reparto celere che ha sigillato per più di due ore la via Appia, identificando (e riprendendo) i presenti e portando in commissariato chi era senza documenti. Solo in tarda serata c’è stato il rilascio dei solidali, mentre Matteo è stato trasferito in una Casa Famiglia poichè non era riscontrabile la flagranza di reato e perchè la polizia non è stata in grado di fornire al giudice la “prova schiacciante” (un video) che incolperebbe il ragazzino. 43 dovrebbero essere i denunciati per resistenza a pubblico ufficiale.
Fonte: http://www.contropiano.org/it/ambiente/item/8149-no-inc-una-testimonianza-sul-corteo-di-albano