L’abbiamo detto più e più volte: non siamo tecnici né specialisti della repressione.
Il motivo per cui ce ne occupiamo risiede nella nostra scelta di contrastarla e solidarizzare con chi ci incappa.
Ecco perché non ci soffermeremo molto sui dettagli di questa ennesima sferzata repressiva che proprio oggi (20 maggio) viene discussa dal Consiglio dei Ministri.
Ne cogliamo però il significato e quelle che saranno le conseguenze dell’eventuale approvazione.Fa certamente specie la parte riferita all’art. 18 del regio decreto, quello per intenderci che si occupa del cosiddetto “ordine pubblico”. Leggendo l’originale (18/6/1931) troviamo che l’incipit è: “Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e per volontà della nazione re d’Italia.”
Fa un discreto effetto, no?
Ebbene, leggendo le modifiche all’originale contenute nella bozza del Decreto Sicurezza bis, oggi è molto peggio, per buona pace di chi ritiene che in tempi di democrazia il ritorno in auge di reati riferibili al ventennio sia la chiave di lettura della fascistizzazione della giurisprudenza.
In realtà, l’aumento delle tipologie di reato e la recrudescenza delle pene sono un dato che va avanti da qualche decina d’anni senza soluzione di continuità.
E infatti in quest’ ultimo decreto le pene, per chi sceglierà di partecipare a un presidio (nel loro linguaggio: “riunione pubblica”) non comunicato e/o non autorizzato, sono notevolmente inasprite: spariscono o si aggravano le sanzioni amministrative sostituite da diversi anni di reclusione.
Non ci vuole chissà quale forma di veggenza per dedurre che, stando così le cose, il tentativo messo in atto sia quello di vietare la presenza in strada. Sia essa davanti a un carcere, un luogo di lavoro, un simbolo istituzionale etc… Le autorizzazioni non verranno più concesse e chi non osserverà il divieto incorrerà nella vendetta repressiva.
Anche la parte riferita allo svolgimento dei cortei è niente male. L’uso di qualsiasi oggetto che funga da protezione (sia essa attiva o passiva), di qualsiasi colorato o meno artificio sarà pesantemente sanzionato. Per non parlare dell’inasprimento delle pene previsto per i reati di devastazione e saccheggio, danneggiamento e oltraggio commessi durante manifestazioni, presidi e quant’altro.
Ma ce n’è per tutti e tutte.
Nella prima parte della vergognosa bozza viene incriminata la solidarietà in mare, nei confronti delle persone emigranti. La volontà di non rendersi complici silenziosi, volgendo lo sguardo da un’altra parte ma anzi di assecondare quella che è la spinta naturale a soccorrere chi ha bisogno di aiuto, verrà criminalizzata oltre all’applicazione di pesanti sanzioni.
Infatti nel pieno dispregio della persona, vanto delle politiche attuali, la vita di ogni persona soccorsa viene valutata dai 3.500 ai 5.000 euro (somma che chi soccorre dovrà pagare) e si correrà il rischio di vedersi sospendere e addirittura revocare la licenza di navigazione.
Sempre su questo punto, per la prevenzione e la persecuzione di siffatti atroci delitti, è prevista una task force di servizi segreti, poteri straordinari al ministro degli interni e ai pubblici ministeri e cospicui finanziamenti di un milione di euro l’anno per tre anni (2019- 2021).
Ah, quasi dimenticavamo: per la gioia di chi vive a Napoli, in occasione delle Universiadi del 2019, ecco che in città arrivano 500 militari…
Insomma una notevole ulteriore stretta, che colpirà anche chi ha sempre creduto che legalità sia sinonimo di giustizia. Che il dissenso debba essere “civile” e non espressione della rabbia sociale.
Mentre ovunque la violenza di Stato imperversa, cinica e indiscriminata, per mano dei suoi esecutori.
Rete Evasioni