Giu 042019
 

fonte: Rete Jin

Il 29 Maggio Silvia ed Anna, due compagne detenute in regime di Alta Sicurezza (AS2) nel carcere dell’Aquila, a seguito delle operazioni “Scintilla” e “Scripta Manent”, hanno intrapreso uno sciopero della fame, in condizioni simili a quelle del 41 bis. Una lotta finora condotta con molteplici atti quotidiani e al prezzo di numerosi richiami disciplinari; una lotta che mira al trasferimento da quella struttura, ma soprattutto alla chiusura di una sezione cui si estendono le restrizioni da 41bis che scandiscono i ritmi di vita di buona parte della popolazione carceraria: isolamento, controllo e censura sulla posta, riduzione ore d’aria, limitazioni nel numero di libri e capi di vestiario di cui disporre in cella, perquisizioni corporali più volte al giorno come anche impossibilità di presiedere fisicamente alle udienze.

Crediamo che questo “carcere duro” rimandi, non solo idealmente, all’isolamento carcerario ad Imrali di A.Ocalan contro cui, a partire da Leyla Guven, in più di 7000, dentro e fuori le carceri turche, hanno impugnato, per oltre sei mesi, i propri corpi, rivendicando nel contempo la fine dell’isolamento di un popolo e del suo progetto sociale; che quello sciopero, terminato il 26 maggio, abbia travalicato specificità e confini nazionali, per diventare anche denuncia sui sistemi carcerari e di potere in ogni angolo del globo.
Riteniamo che un unico filo attraversi, e connetta tra loro, le resistenze, in particolare delle donne, a vecchi e nuovi fascismi, al sistema capitalista e patriarcale e ai suoi dispositivi repressivi.
Così come ci siamo riconosciute nella lotta delle compagne kurde contro il fascismo di Erdogan e a difesa della rivoluzione del Rojava, riconoscendone portato transnazionale e respiro universale, non possiamo non esprimere tutta la nostra solidarietà a queste due compagne e ad una resistenza che ci riguarda tutt*.
Perché, come ci ha ribadito l’esperienza degli ultimi mesi, col suo epilogo vittorioso, è anche grazie ai legami di lotta e solidarietà che una pratica così radicale non solo non può essere taciuta o spezzata, ma può aspirare ad essere efficace.
La passione con cui decidiamo, con ogni mezzo possibile, di resistere a chi e cosa ci opprime, è più forte delle loro galere.

Con Silvia ed Anna
Con tutt* le/i compagn* in sciopero della fame
Jin Jiyan Azadî
RETE JIN