Giovedì 12 dicembre alle ore 12, presso la Corte d’Appello del Tribunale di Roma è prevista la sentenza contro gli imputati del terzo troncone processuale per la giornata di lotta del 15 ottobre 2011.
La sentenza potrebbe però slittare a sabato 14/12 a causa del prolungarsi dei tempi dell’udienza.
Durante la sua requisitoria, il Procuratore Generale, pur sottolineando il “valore sociale” della partecipazione a quella giornata, “anche se in modo conflittuale”, ha comunque insistito sul reato di “devastazione e saccheggio”.
Ed è proprio a causa di questo reato che le richieste delle condanne sono state elevate, fino ad arrivare a 6 anni e 6 mesi.
È evidente come ciò che più interessi l’apparato repressivo statale è, come si suol dire, portare a casa il risultato: un’ulteriore condanna per devastazione e saccheggio si traduce in un ennesimo monito verso chi non si accontenta di esprimere per le strade solo dissenso e indignazione.
D’altronde l’estensione di quel reato si presenta chiara e forte con l’attuazione del decreto sicurezza bis, in special modo nella parte in cui punisce duramente le proteste, le lotte, gli scioperi.
Lasciare che alcune cose passino nel silenzio e nell’assenza di lotte significa, inevitabilmente a nostro avviso, offrire la possibilità alla controparte di affinare i propri strumenti di controllo sociale.
Saremo in aula, al fianco di chi sta affrontando questo processo, perché la solidarietà e la complicità siano, ancora una volta, un segno tangibile della determinazione a non lasciare solo chi è colpito dalla repressione.
Rete Evasioni