Apr 172020
 

riceviamo e pubblichiamo

NON CI STANCHIAMO DI RIBADIRLO ANCHE OGGI: L’UNICA SICUREZZA È LA LIBERTÀ!

Le testimonianze delle parenti dei detenuti di Rebibbia continuano a riferire di notizie occultate dal carcere relative a diversi casi di contagio all’interno. D’altra parte è evidente: questa è la linea dettata dal D.A.P. che nega la realtà (tenendo nascosto il numero dei casi) senza il minimo imbarazzo, dimostrando disinteresse e spregio della vita dei detenuti e delle detenute.

“Dentro” la tensione è alle stelle… e anche la consapevolezza che lo stato sta giocando sulla pelle di chi è rinchiuso cresce di ora in ora.
È di ieri la comunicazione, arrivata ai familiari con due settimane di ritardo, del trasferimento di un detenuto del penale all’ospedale Pertini, il quale è ora intubato a causa di una polmonite grave.
La gestione da parte dello stato italiano dell’emergenza covid all’interno delle carceri non solo è inadeguata, ma è colpevole.
Non è nostra abitudine fermarci di fronte ai limiti imposti dalla legge. Soprattutto se si fanno strumento di negazione totalitaria dell’espressione di dissenso. Di fronte a uno stato che nega il problema, mostra sfacciatamente il proprio menefreghismo, e risponde alla giusta preoccupazione dei detenuti e delle detenute con la più atroce repressione, non farsi chiudere in un angolo e continuare a sostenere le istanze che arrivano da dentro ci sembra il minimo sindacale.

Oggi un gruppo di parenti e solidali si è ritrovato di fronte all’entrata principale di Rebibbia per non rendere inascoltato il grido di libertà che da più di un mese a questa parte sta animando le proteste all’interno delle carceri di tutta Italia. Contemporaneamente, in altri punti lungo il perimetro del carcere, altri solidali sono riusciti a comunicare con l’interno, a unirsi a quel coro di voci e a stabilire un contatto visivo, aprendo un dialogo sulla situazione in corso.
Tutta l’area intorno (e dentro) al carcere è stata militarizzata per diverse ore. Nel luogo del concentramento pubblico la manifestazione è stata interrotta immediatamente, le prime persone lì presenti identificate, ed alcune di loro portate al commissariato di zona con un ridicolo sfoggio di muscoli. Importante è stato comunicare dentro che c’è qualcuno/a che non dimentica, che non gira lo sguardo altrove facendo finta che il problema non esista.

Qualcuno/a disponibile a mettere in gioco perfino la tanto sbandierata “sicurezza” rispetto al contagio, perché se c’è una cosa che si è verificata fin dall’inizio è la violazione delle minime misure precauzionali da parte delle guardie, che come in altri ambiti, con fare provocatorio, si sentono superiori perfino al virus, inattaccabili. Ben presto si accorgeranno che non è così, ché ci sono tutte le condizioni che determineranno focolai di altro tipo pronti a esplodere.
Rilanciamo la solidarietà con tutti i detenuti e le detenute.
Liber* tutt*

Roma, 16 aprile 2020