Apr 222020
 

riceviamo e pubblichiamo

 

Ristretto nel lazzaretto di Ancona

Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di un ex detenuto del carcere di Montacuto (Ancona). Nella prigione marchigiana sono rinchiuse 350 persone, 100 in più della capienza reale, il rischio di contagio è altissimo e i sintomi si allargano; mentre i dispositivi di protezione non esistono per i/le prigionieri/e, le zone comuni quanto le celle (che ospitano fino a 6 persone in una stanza) sono la negazione fattuale di qualsiasi distanziamento di sicurezza. La popolazione – in maggioranza anziana – che necessita di cure per patologie croniche o oncologiche vede peggiorare le proprie già precarie condizioni a causa di un’area sanitaria al collasso.
I tempi di accoglimento delle domande di misure alternative per chi si avvicina alla fine pena sono troppo lunghi, con il tribunale di sorveglianza di fatto fermo a causa del personale costretto alla malattia o alle ferie: il sistema carcero-centrico italiano della ‘galera fino all’ultimo giorno’ rischia di trasformare questa attesa in una condanna a morte.

Leggendo il titolo di questa lettera in molti potrebbero pensare che si tratti di una rievocazione storica, magari ambientata nell’imponente Mole Vanvitelliana, meglio conosciuta come “il Lazzaretto di Ancona”; invece lo scrivente è recentemente uscito dal più moderno e terribile penitenziario anconetano: il carcere di Montacuto.
Ebbene da qualche settimana sono riuscito a venir fuori, dopo quasi 5 anni, da quella valle di lacrime cinta da mura che serve a tenere reclusi coloro che hanno commesso dei misfatti e, nella maggior parte dei casi, anche semplici sospettati di averli perpetrati (e che il più delle volte risultano innocenti); un luogo che soprattutto serve a tenere lontano gli occhi indiscreti dalle “blasfemie” e dai soprusi che vengono ivi commessi.
Per tacitare repentinamente tutti coloro che si compiacciono nel pensare che un individuo della mia specie non debba screditare l’istituzione e i suoi uomini di giustizia, poiché colpevole di chissà quali nefandezze, anticipo subito che dopo un lungo calvario giudiziario sono stato assolto; per cui mi prendo il lusso di togliermi qualche sassolino dalla scarpa con chi ha osato defraudarmi degli anni più belli della mia vita, trasformandoli in un viaggio all’inferno che al paragone, quello di dantesco sembra una crociera sul Nilo.
Ma non intendo divagare sulla mia storia personale, anche perché per argomentare sulle pecche della giustizia occorrerebbe un’enciclopedia e non un breve scritto.
Come il titolo suggerisce, il carcere di Montacuto è oramai divenuto una sorta di Lazzaretto, in fondo come gli altri istituti detentivi Italiani; ovviamente il tutto non ha un minimo di risalto perché agli occhi della popolazione “civile” (per una sorta di miracolo) solo i detenuti sembrano essere immuni al corona virus. Si ammalano a dozzine: i dottori e gli infermieri che lavorano nelle carceri, si ammalano a iosa gli agenti di Polizia Penitenziario. Evidentemente San Leonardo, protettore dei carcerati, riesce a salvaguardare solo i detenuti da questa maledetta pandemia o forse, semplicemente, non risultano molti casi di contagio perché non vengo fatti tamponi (magari per evitare che scoppino rivolte o che il mondo intero si indigni nei confronti dell’inciviltà del sistema carcerario Italiano). A dire il vero ci sono sia i casi di contagio accertati, sia i morti (l’ultimo, proprio poche ore prima di scrivere questo mio amaro sfogo), ma lo si dice sottovoce: per trovare le notizie devo fare accurate ricerche sui giornali locali. La stampa Italiana parla delle carceri solo quando il Papa si ricorda delle priorità di Gesù nei Vangeli o quando qualcuno rientra nei termini per chiedere un permesso, ma già ecco che si mettono le mani avanti per intimare al Magistrato di Sorveglianza di non permettersi di concederlo. Quello di Ancona non ne ha certo bisogno, poiché da Montacuto se va bene si esce l’ultimo giorno di pena (quando ci si ricorda di mandare in tempo il provvedimento della liberazione anticipata), nella maggior parte delle volte invece si rimane dentro in attesa che si decidano a scarcerarti.
In questi tempi, in queste circostanze, avvengono cose a Montacuto che se Cristo vedesse scenderebbe dalla Croce per chiedere perdono o, peggio, fulminerebbe immediatamente coloro che le permettono. La popolazione detenuta è composta prevalentemente da anziani, : nella sezione prima e seconda si contano almeno dieci ultranovantenni (in barba a chi pensa che dopo i 70 anni non si vada in carcere) ed il resto è composto da detenuti che superano i 60 anni, fatta eccezione per una decina di giovani adulti ,impegnati a tempo pieno ad accudire i loro “nonni” acquisiti, come se si trovassero all’ospizio e non in carcere. Non è altro che la logica conseguenza della lentezza dei processi: coloro che commettono i reati dopo i 40 anni, sconteranno la pena solo dopo i 60. Ma dato che tutto ciò non sembra bastare, si è deciso di abolire la prescrizione; così si potrà entrare in carcere allegramente a 80 anni.
In questa situazione, già paradossale e sconosciuta ai più, si aggiunge la piaga del sistema sanitario: i dottori di Montacuto (nessuno escluso) sono degni di una commedia di Eduardo De Filippo: sono, anche loro, costretti a rimanere lì; se non altro perché altrimenti non riuscirebbero a trovar lavoro nemmeno come veterinari. Da decenni i detenuti fanno petizioni per far trasferire, almeno, i dottori stranieri che non parlano una parola di Italiano e che sovente prescrivono cure sbagliate; perché non capiscono di cosa il detenuto si lamenti. Poco tempo fa, dopo che incredibilmente ad un detenuto venne somministrato del Super-attak al posto del collirio, sembrò smuoversi qualcosa. Invero, tutto rimase immobile.
Le lamentele vengono raccolte, reiteratamente, dal garante dei detenuti, ma purtroppo per quanto lui cerchi di impegnarsi, i risultati si avvicinano allo zero.
Lo so, sembro impietoso e dubito che verrà pubblicato quanto scrivo, ma sono stato fin troppo clemente dopo tutto quello che ho visto; il carcere è una brutta bestia, il cuore piange quando entri ed incredibilmente quando esci: dopo anni trascorsi a soffrire insieme ad altri uomini non puoi rimanere indifferente sapendo di lasciarli nei guai. Nel mio caso la scarcerazione è stata tempestiva, poiché negli ultimi giorni in troppi hanno iniziato ad avere la tosse, problemi respiratori e febbre. I dottori non si facevano vedere ed i poveri infermieri avevano l’ingrato compito di cercare di dire a tutti che si trattava di semplice influenza; tuttavia non effettuavano i tamponi e si tenevano a debita distanza.
Nel frattempo, nel mondo civile, si ripete fino alla nausea di rispettare le corrette norme sanitarie, quando le celle di Montacuto sono più piccole del vostro bagno. Provate ad entrare insieme ad altre 3 o 4 persone sconosciute nel vostro bagno cercando di mantenere le distanze di sicurezza e fatemi sapere.
Il resto del mondo, che da sempre ci offre lezioni di civiltà in ambito detentivo, ride di noi e del ministro della giustizia (lo scrivo in minuscolo appositamente), che pensando che gli Italiani siano stupidi ha ben pensato di attuare una normativa per il corona virus ben più stringente di quella già in vigore normalmente, con il risultato che nessuno dei miei “nonnini” adottivi è uscito; nemmeno un paio di ultranovantenni con il fine pena a settembre!
Ieri la Turchia ha scarcerato in massa i detenuti (amnistia riguardante 90mila persone approvata il 13 aprile, NdR) noi non riusciamo neppure a far tornare a casa dei vecchietti che non si reggono in piedi! Vi chiedo, e mi chiedo, avete mai avuto dei nonni? Vi sentireste così in pericolo se almeno le persone sopra i settant’anni trascorressero a casa gli ultimi mesi di pena in queste circostanze di emergenza? O viceversa, vi sentireste più in pericolo se si creassero dei focolai pronti a rilasciare “l’untore”, una volta finita la pena, senza che ne venga accertato il contagio?
Ad ogni modo, dormite tutti sonni sereni. Coloro che moriranno in carcere lo faranno di sicuro per vecchiaia, per altre malattie o per aver svaligiato l’infermeria abusando dei farmaci: mai per corona virus. Evviva San Leonardo…
Con la morte nel cuore, P.S.R.