Giovedì 1° aprile è stata notificata da parte della questura e della procura di Torino una nuova richiesta di sorveglianza speciale.
Negli ultimi anni questa misura preventiva di fascista memoria è stata applicata più volte a chi per anni si è speso nelle lotte.
A tutte queste persone con l’applicazione della misura è stato o è tutt’ora impedito di condurre liberamente la loro esistenza, in una cornice di divieti che impongono la cancellazione delle proprie relazioni, amicizie, e affetti, ma anche l’autorinchiudersi in un limbo in cui la propria vita viene snaturata, privata della possibilità di confronto con altre individualità e di instaurazione di nuove relazioni, il tutto motivato dalla cosiddetta “pericolosità sociale”.
E si, perché in questo caso specifico, il fulcro della richiesta di sorveglianza è l’essere un militante di lunga durata, un noto esponente del movimento anarchico torinese, che sotto le molteplici spoglie ora di occupante di El Paso, ora di redattore di radio blackout (“voce ufficiale degli ambienti anarchici cittadini”) o di antagonista non ha mai smesso di contribuire alle lotte, nonostante i diversi periodi di di detenzione.
La refrattarietà a piegare la testa, è prova di pericolosità sociale.
Non è sufficiente scontare le proprie condanne, ma è anche necessario abiurare la propria identità, la propria appartenenza, e dimostrare di avere assorbito un’altra ideologia, che ci vuole silenti, laboriosi, onesti e rassegnati.
E se poi hai pure scritto un romanzo in cui il protagonista è “riconosciuto” come tuo alter ego, ecco che i pensieri del personaggio ti vengono in qualche modo ascritti, limitandosi a riportare nelle carte quanto scelto dall’editore per la quarta di copertina, per dimostrare il pensiero nichilista , violento ed irriducibile dell’autore del romanzo stesso, e la sua conseguente pericolosità oggettiva.
Il libro in questione è Io non sono come voi, di Marco Boba, Eris edizioni, e quanto segue è quanto riportato nelle carte: “Io odio. Dentro di me c’è solo voglia di distruggere, le mia sono pulsioni nichiliste. Per la società, per il sistema, sono un violento, ma ti assicuro che per indole sono una persona tranquilla, la mia violenza è un centesimo rispetto alla violenza quotidiana che subisco, che subisci tu o gli altri miliardi di persone su questo pianeta”
La gravità nel considerare l’essere stato per anni un redattore di una radio libera e l’avere scritto un romanzo come prova dello status di “deviante” socialmente pericoloso è la dimostrazione mai celata che in questo paese esiste il reato d’opinione. La libertà è concessa solo se si resta obbedienti e proni, chiunque sviluppi un pensiero critico viene sanzionato, secondo gli inquirenti l’appartenenza all’ideologia anarchica è motivo per essere messi al bando, malgrado la “loro” Costituzione affermi esattamente il contrario.
La futura libertà di Marco verrà discussa alle 9,30 del 21 aprile in aula 7 del tribunale di Torino. Sarà un’occasione per stargli a fianco con amore e rabbia
Solidali con chi lotta e resiste
Libertà per tutti e tutte