Da novembre vige il coprifuoco su tutta la popolazione del Paese. I ritmi di vita si sono ridotti a lavorare, consumare e tombarsi dentro casa: c’è un tempo destinato al profitto ed uno dedicato alla propria vita, il primo è utile all’economia, il secondo, se non può essere fonte di guadagno, è sacrificabile.
Chiusi i luoghi di cultura, intrattenimento o socialità, chi sta in giro la sera e la notte si trova a dover giustificare la presenza in strada alle autorità. Sei per caso un perdigiorno e all’indomani non devi lavorare? Forse sei in giro a cercare o a causare guai? Un controllo di polizia può non essere semplice per chi non ha documenti, parla un’altra lingua, è segnalato, non ha una scusa pronta o si ritrova ad affrontare degli abusi senza occhi indiscreti o persone pronte ad intervenire.
Dopo mesi di paura, informazioni sommarie e clima del terrore, in cui alcun* addirittura hanno aggredito verbalmente o segnalato alla polizia chi stava all’aria aperta, è chiaro a tutti che all’esterno la diffusione del virus è meno probabile. Al contrario, spesso, sono proprio le case a non essere luoghi sicuri.
Oggi le strade vuote e buie non sono luoghi sicuri per nessun*.
Dopo più di un anno di crisi sanitaria ed economica si parla di riaprire e riaffollare i locali e solo oggi si accende il dibattito politico e mediatico sul coprifuoco. Ma non è proprio con i poli di consumo che si creano assembramenti? Perché invece ci tengono tanto ad impedire che le persone si incontrino nelle strade e nelle piazze?
L’uso del coprifuoco dal secondo dopoguerra è stato quasi esclusivamente adottato come misura repressiva. Fu usato dal governo francese durante la guerra in Algeria e più recentemente nelle banlieus di alcune città, in Egitto durante le rivolte contro il regime di Mubarak e quello di Morsi ed infine negli Stati Uniti tra il 2014 e il 2021 dopo le proteste contro le uccisioni delle persone afroamericane da parte della polizia.
Anche se l’arrivo della stagione calda e l’impossibilità di stare chius* in casa dovessero portare ad una “naturale” dissoluzione del coprifuoco, lo Stato potrebbe reintrodurlo arbitrariamente, dopo averlo testato per più di 5 mesi sulla popolazione del paese.
Violare il coprifuoco individualmente ci espone alla violenza.
APRIAMO GLI OCCHI E LOTTIAMO INSIEME!