Gen 172013
 

Come è a molti noto, il 13 febbraio si terrà a Perugia l’udizienza (forse unica) del processo di appello per i fatti rigurdanti la cosidetta Operazione Brushwood: il 23 ottobre 2007, cinque spoletini vennero arrestati con l’accusa di far parte di una associazione sovversiva responsabile del danneggiamento di alcuni cantieri edili, dell’incendio di ruspe, dell’invio di una lettera con proiettili rivendicata COOP-FAI e di alcune scritte sui muri.

Solo in quattro vennero rinviati a giudizio, e infine in due (Michele e Andrea) condannati per associazione sovversiva rispettivamente a 3 anni e 8 mesi e 2 anni e 6 mesi. Dario e Damiano vennero condannati ad un anno per i fatti specifici. Il pm era la famigerata Manuela Comodi che chiese 9 anni per Michele, 8 per Andrea, e 6 ciascuno per Dario e Damiano (quest’ultimo accusato solo di una scritta su un muro). Secondo la follia repressiva del pm, autrice anche delle successive operazioni Shadow e Ardire, a testimonianza se ve ne fosse il bisogno della propria misera credibilità, fare una scritta su un muro è un atto di terrorismo.

Sempre a febbraio si terrà presso il tribunale di Spoleto l’udienza preliminare nei confronti di Michele Fabiani e Paolo Dorigo, accusati di aver diffamato il maresciallo dei carabinieri Alvaro Biagioli. Paolo è stato prigioniero molti anni a Spoleto, per fatti rigurdanti le Brigate Rosse. Arrestato e condannato con un processo completamente irregolare (anche per le norme del diritto borghese), dove la difesa non ebbe nemmeno il diritto di interrogare i testimoni, fu il primo caso di processo annullato dall’Alta Corte di Giustia Europea, tanto che si studia anche nei libri degli aspiranti avvocati/magistrati a giurisprudenza. Per Paolo è in corso un nuovo processo, ma la giustizia borghese non gli fa sconti e, cosa abbastanza clamorosa, pretende i soldi per le spese di detenzione, anche se ufficialmente il vecchio processo è stato annullato. Fatto grave, tanto che gira in internet un appello di solidarietà con Paolo per questa ennesima provocazione/persecuzione.

Michele è stato il compagno che più si è mobilitato a Spoleto nel movimento di solidarietà, costituendo il cosiddetto “Comitato Dorigo libero”. Ancora oggi i due compagni sono legati da profonda amicizia. Ora verranno processati insieme il 26 febbraio. Cosa è successo?

La notte fra il 13 e il 14 marzo 2007 Michele e Andrea subivano una perquisizione da parte del maresciallo Biagioli. Il maresciallo poi nella notte in caserma minaccerà e maltratterà pesantemente Michele. Il quale scriverà un preciso comunicato, che riproduciamo sotto. La perquisizione in teoria era motivata dalla ricerca di droga, sfruttando l’art. 103 che permette per sbirri in cerca di droga di effettuare perquisizioni senza autorizzazione dei giudici.

Il comunicato in cui Michele ha denunciato le violenze subite è stato pubblicato da numerosi siti internet, ma la Procura di Spoleto ha deciso di denunciare per diffamazione, oltre a Michele, anche Paolo, colpevole di aver ospitato sul suo sito il comunicato (www.paolodorigo.it).

Che Biagioli fosse un tipetto manesco a Spoleto lo sanno tutti. Proprio nell’inchiesta Brushwood ci sono diverse intercettazioni di persone che parlando con gli indagati raccontanto di aver ricevuto botte dal maresciallo dei carabinieri.

Ma la vicenda si fa ancora più complessa quando ad ottobre vengono arrestati Michele, Andrea e gli altri. Infatti si viene a scoprire, gurda caso, che le indagini che hanno portato all’Operazione Brushwood (testa d’ariete per le altre ondate repressive fino all’ultima Operazione Ardire) sono iniziate proprio con quella perquisizione. Infatti si prende il comunicato scritto da Michele per raccontare la nottataccia e lo si mette a confronto con un rivendicazione anarchica di qualche giorno prima: secondo gli espertoni della Procura ci sarebbero delle analogie semantico-concettuali, quindi gli sbirri ottengono dal pm il permesso di indagare, intercettare, ecc. Il resto è storia nota.

Insomma un brutto fatto. Una perquisa con la scusa della droga, che sfocia in botte, che provocano un comunicato, che viene usato dagli sbirri per scatenare il primo di 5 anni di raid repressivi.

Il 13 febbraio, Michele, Andrea, Dario e Damiano saranno a Perugia per il processo di appello per l’associazione sovversiva.

Il 26 febbraio Michele e Paolo sarranno a Spoleto per il processo di diffamazione nei confronti di questo servo di bassa lega dello Stato.

Li e ovunque ci siano degli oppressi, ci sarà anche la nostra solidarietà.

(A)Spo

Segue comunicato del 2007 sulle violenze di Biagioli:

Comunico che questa notte, tra il 13 e il 14 Marzo, alle ore 01.40 ho avuto a casa l’indesiderata visita dei Carabinieri M.C. Biagioli Alvaro, Brig. C Venanzi Giuseppe e Asp.
Mariucci Roberto; la perquisizione si è conclusa portando in caserma le tre persone che in quel momento si trovavano a casa, rilasciandole solo alle 3 del mattino.
Ufficialmente a giustificare la perquisa era l’articolo 103/3 sulla droga, ovvero il solo articolo che permette l’intrusione a casa senza mandato del magistrato.
Naturalmente non sono state trovate sostanze stupefacenti ed è stata ben presto evidente la reale ragione della perquisizione. Io in particolare ho assistito ad un interrogatorio dove la parola e il concetto di droga non sono stati minimamente presenti. Appena mi sono trovato chiuso nella stanza con i 3 l’unico tema su cui si è
svolto l’interrogatorio, o meglio il monologo del Maresciallo Biagioli, è stata la politica e l’unico l’inguaggio usato quello degli insulti e delle minacce.
Biagioli ha immediatamente cominciare a parlare di anarchia, dicendo che quelli come me che non rispettano le istituzioni meritano di essere massacrati di botte per strada senza le forze dell’ordine che intervengano, dato che di esse non abbiamo bisogno, aggiungendo che mi avrebbe spaccato la faccia lui se avesse potuto. Più volte mi sono state messe le mani in faccia e la pressione delle dita sul petto, il Mareciallo Biagioli con il palmo della mano ha più volte fatto pressione sul mio volte dicendo che me lo avrebbe spaccato in 2.
Hanno ricordato che se mai ci sarà un altro incidente con la macchina loro non verranno a salvarmi questa volta, una promessa che assume evidentemente il tono della minaccia.
Quando ho provato a chiedere cosa c’entrassero le loro cazzate con l’art.103/3 Biagioli mi ha risposto che se provavo a movermi o a dire qualcosa mi avrebbe preso a pugni, mentre Mariucci si rallegrava del fatto che ora non avevo più lo sgurdo di sfida di pochi minuti prima a casa e continuava a minacciare.
L’invito ripetuto continuamente è stato quello di lasciar perdere (non è chiaro cosa).
Nel complesso l’interrogatorio mi è sembrato psicologicamente molto preparato, iniziato con una seria di “stronzo” e “pezzo di merda” e conclusosi con le formalità e con educazione, come nel voler recuparare e separare i due momenti nel mio ricordo. Le altre persone interrogate, per fortuna, non hanno subito le stesse mie pressioni, anche se ufficialmente la perquisizioni in principio, quando si sono presentati a casa, era indirizzata contro uno di loro e io sarei stato condotto in caserma solo perché a nome mio era
intestato l’affitto, mentre alla fine nel verbale il mio nome è il primo dei 3 a comparire.
Tutto questo testimonia le motivazioni politiche degli sbirri, le stesse minacce di stare attento che se qualcuno sarebbe venuto a spaccarmi la faccia non lo avrebbero fermato le considero molto significative e invito i/le compagni/e e gli/le amici/che a rifletterci su se dovesse capitare qualcosa del genere.

Michele