Apr 032013
 

All’indomani della giornata del 15 Ottobre 2011 da più parti e in più modi si sono espresse voci di riflessione ed analisi su quanto accaduto durante la manifestazione. Via Internet rimbalzavano tra loro comunicati e prese di posizione di vario tipo, mentre i media di massa stavano già imbastendo la caccia alle streghe. Allo stesso tempo diversi ragazzi e ragazze ed alcuni/e compagni/e diventavano i capri espiatori di quanto accaduto e cominciavano a pagare con la repressione.

Gli arresti ed il carcere. I processi e le prime condanne. La pesantezza di queste rispetto rispetto ai fatti contestati in sede di giudizio. Sin da subito emergeva chiaramente la lezione che si voleva impartire ed il monito inequivocabile che si stava rivolgendo a coloro che in questo paese osano alzare la testa con rabbia e determinazione.

Nelle molteplici difficoltà del caso, nessuno/a è stato/a lasciato/a solo/a e anche il ragazzo sconosciuto tra i tanti di quel giorno non è rimasto un nome qualsiasi. Noi lo ricordiamo.

Nei mesi successivi si sono mosse poi altre indagini: quella nei confronti di alcuni militanti di Azione Antifascista Teramo e di altri presenti in Piazza San Giovanni ha già portato in sede di giudizio a 6 condanne per 6 anni per il reato di devastazione e saccheggio, con una persona che si trova attualmente in carcere e le altre agli arresti domiciliari; il prossimo 4 aprile invece si aprirà con l’udienza preliminare il processo contro 25 persone indagate, ancora, per il reato di devastazione e saccheggio.

A fronte delle tante voci espresse all’indomani del 15 Ottobre, a più di un anno di distanza da quella giornata, la solidarietà nei confronti di chi è stato colpito dalla repressione solo in pochi casi è riuscita ad andare oltre una semplice testimonianza e a diventare pratica concreta.

E’ necessario fare un passo in avanti.

Se durante una manifestazione ci sono gesti, resistenze collettive e pratiche insorgenti, che costituiscono un agire non addomesticato alle regole della democrazia, non è da stupirsi se lo Stato ricorra a tutti gli strumenti a propria disposizione per tutelare i poteri che rappresenta. Il ricorso al reato di devastazione e saccheggio, in questo caso, diventa solamente uno tra i tanti dispositivi attraverso il quale punire e disciplinare  i rivoltosi di ieri, di oggi e di domani.

In questo momento è pertanto necessaria una presa di coscienza e organizzarsi per far fronte alla rappresaglia che lo Stato sta rivolgendo nei confronti della rabbia che si diffonde e di coloro che esprimono un sentimento di rivalsa nei suoi confronti.

Per non lasciare soli gli imputati del 15 Ottobre invitiamo a partecipare ai presidi che si terranno giovedì 4 Aprile e giovedì 11 Aprile dinanzi il Tribunale di Piazzale Clodio, rispettivamente convocati per l’udienza preliminare nei confronti di 25 persone indagate per devastazione e saccheggio e per il tribunale del riesame per i militanti di Azione Antifascista Teramo; allo stesso tempo si esorta l’organizzazione di iniziative per sostenere le spese legali in solidarietà con tutti gli imputati che hanno dato la disponibilità a costruire un percorso di difesa comune (a breve verranno resi noti i riferimenti cui rivolgersi per destinare i fondi raccolti).

Per far si che non si tratti esclusivamente di una questione da affrontare nelle aule di un tribunale, la convinzione è quella di essere presenti nelle strade, nei quartieri e nei luoghi quotidiani, dove provare a comporre, giorno dopo giorno, quella solidarietà sociale e di classe indispensabile per resistere collettivamente alla repressione e per costruire l’insubordinazione ed il rifiuto nei confronti di tutto ciò che sulle nostre vite riversa miseria, sfruttamento, oppressione e nocività.

Come il 15 Ottobre, in ogni caso, tutti gli altri giorni, in ogni luogo, ne vale sempre la pena.

Solidarietà con gli imputati del 15 Ottobre, solidarietà con chi non si rassegna, con chi lotta, con chi si ribella.
Le parole prive di azione sono vuote di significato.

RETE EVASIONI
Roma 31-3-2013