Il 4 aprile è cominciato il processo a mio carico e di altri 24 compagni/e, per gli scontri di piazza del 15 ottobre 2011 a Roma, tutti accusati di devastazione e saccheggio e violenza pluriaggravata, eccetto me ed altri due compagni accusati di tentato omicidio nei confronti del cc Tartaglione. Io sono già agli arresti domiciliari dal 20 aprile 2012 e condannato in primo grado a sei anni con l’accusa di devastazione e saccheggio per la presunta partecipazione dell’assalto al blindato.
L’udienza è cominciata con una ferma contestazione di tutti gli avvocati della difesa presenti (una quindicina) per le condizioni che l’aula presentava, non funzionava l’impianto audio ed era troppo piccola per tutte le persone presenti. Tutta la difesa ha avanzato una proposta di rinvio per la non idoneità dell’aula in quanto non garantiva il corretto svolgimento di un processo cosi importante, ma il gup Minunni è stato irremovibile dichiarando che doveva essere portato a termine in giornata e così è stato, col malcontento della difesa e la soddisfazione del pm Minisci e dei legali delle parti lese, ministero della difesa, dell’interno, delle finanze, a.m.a spa, a.t.a.c spa, dieci poliziotti, due carabinieri e comune di Roma.
Le costituzioni di parte civile sono state accolte dal gup anche se non provano nessuna connessione con gli indagati del processo. Il mio avvocato, Francesco Romeo, ha ben spiegato di come non fosse possibile accettare tali costituzioni senza una prova video o fotografica che mi ritraesse nel compiere determinati atti e che non potevano essere accettate quel del cc Tartaglione in quanto sono stato già condannato al risarcimento di 30.000 euro nell’altro processo.
Mi ha stupito molto il legale di Tartaglione nella sua esposizione dei fatti DICHIARANDO IL FALSO nonostante esista materiale video e fotografico che attesta la realtà dei fatti. Questo è quanto dichiarato: il mezzo condotto dal cc Tartaglione è stato bloccato ad arte dai manifestanti, utilizzando una transenna buttata sotto il mezzo per non farlo ripartire,mentre il mezzo era già in fiamme è stato colpito al volto all’interno del blindato con un bastone di ferro, aveva la faccia divelta e susseguentemente veniva rincorso e colpito da una pietra del peso di 1 kg, prima dietro la testa e poi alla gamba e se non avesse portato il casco avrebbe subito morte o danni permanenti, il tutto mentre cercava di non svenire per i colpi subiti. In tutto questo mi ha citato molte volte sottolineando la mia volontà di uccidere il carabiniere e che lo scopo della mia presenza nella manifestazione fosse solo ed esclusivamente uccidere il carabiniere.
L’avvocato di un compagno, anch’esso accusato del tentato omicidio, ha sconfessato subito il difensore del cc mostrando foto del mezzo in cui non compariva nessuna transenna sotto il mezzo, la faccia del cc non era divelta, che se ci penso vorrei sapere da questo avvocato il significato che dà alla parola divelta, il mezzo non era in fiamme quando Tartaglione ed il collega erano dentro ma è stato dato alle fiamme diverso tempo dopo, e poi mi sono chiesto di come facesse a sapere il peso specifico della pietra, di quella pietra in particolare, vedendola solo in video.
A me viene contestato il lancio della pietra. In tutto questo il gup non ha battuto ciglio vedendo le prove prodotte dalla difesa che facevano crollare la grande menzogna montata ad arte da questo individuo, tanto che lo ha voluto premiare accogliendo la sua richiesta. Il pm Minisci, arrivista e servo, non ha avuto alcuno scrupolo nei miei confronti, enfatizzando molto la mia volontà omicida ribadendo la mia condanna per devastazione il 7 gennaio che conferma il mio essere delinquenziale. In aula dove dovrebbe regnare la democrazia, l’avvocato di Tartaglione sarebbe stato denunciato per aver prodotto e detto il falso, tra l’altro lo stesso Tartaglione, nel suo verbale, dichiarava l’opposto di quanto dichiarato dal suo avvocato.
Non solo rispolverano il codice Rocco per fermarci ma trovano anche giudici disposti ad accogliere il falso purchè ci sia condanna certa. In 18 rinviati a giudizio il 27 giugno e sette non luogo a procedere, 7 compagni prosciolti sono una bella crepa profonda nel muro di accuse e prove infondate che l’accusa sostiene grazie alle lobby che governano.
Mi dispiace non esser potuto uscire fuori e stare con i compagni e le compagne che hanno presidiato riempiendo il piazzale con una presenza massiccia, su consiglio dell’avvocato ho cercato di non dare un pretesto al gip Battistini per mettermi dietro le sbarre.
Ringrazio tutti i compagni e le compagne presenti a Roma e quanti il 4 aprile hanno manifestato nella propria città in solidarietà con me e gli altri indagati. Sarò presente col cuore l’11 aprile a piazzale Clodio con i compagni/e di Azione Antifascista Teramo per sostenere nostro fratello Davide.
MAURO GENTILE