Indice
- Introduzione: Che fare? Occupare!
- Abitazione: dal diritto alla mercificazione
- Privatizzazione del patrimonio pubblico: la cartolarizzazione
- Il processo di privatizzazione dell'edilizia pubblica a Pisa
- La condizione abitativa studentesca nell'ambito del diritto allo studio
- L'autodifesa quotidiana dal padrone di casa
- SPORTELLO SULLA CASA: aggiungiti alla lista!
Che fare? Occupare!
Università Antagonista è un collettivo politico nato tre anni fa dalla fusione dell'intensa attività di due collettivi pisani, il Collettivo autonomo di Scienze Politiche e il Collettivo Rosa Luxemburg, che da anni lavorano sulle tematiche della guerra, del lavoro precario, delle riforme del sapere. Da questa esperienza è nata la necessità di realizzare un progetto più ampio che uscisse dal tradizionale ambito di riferimento universitario e che abbracciasse anche le dinamiche dell'intera città di Pisa. Del resto la nostra analisi individua delle radici comuni e delle strette relazioni tra lo smantellamento dell'istruzione pubblica, la sottrazione di finanziamenti pubblici a settori quali la sanità e il sistema previdenziale, le riforme del mercato lavoro, la guerra permanente che depreda popolazioni della propria libertà e delle proprie risorse.
In un contesto di smantellamento dello stato sociale e di costante
negazione dei diritti fondamentali, il diritto alla casa è
sempre più leso: negli ultimi quindici anni le regole della
locazione dei fitti sono sostanzialmente cambiate, passando da
parziali garanzie per l'inquilino (vedi il sistema equo canone), alla
libera contrattazione sul mercato. Le forme di contrattazione previste
sarebbero l'affitto libero e l'affitto concordato:
quest'ultimo, attraverso parametri predefiniti, regola il fitto e
concede sgravi fiscali ai locatori; nonostante ciò quasi nessun
proprietario trova vantaggioso questo tipo di contratto e, visto che
la legge lo concede, impone contratti di locazione liberi non soggetti
ad alcuna condizione, se non concordata liberamente tra le parti
(eccetto la durata di 4 anni + altri 4 anni). Questo contesto
legislativo, che priva di ogni diritto l'inquilino e consegna al
locatore "il coltello dalla parte del manico", produce dei risultati
ancor più gravi in una città universitaria come Pisa,
dove le privatizzazioni degli enti preposti al diritto allo studio e
la conseguente mancanza di alloggi gratuiti per i numerosi studenti
"fuori sede" causano una speculazione immobiliare dilagante nel
mercato degli affitti e rendono la città in perenne Emergenza
Abitativa, nonostante vi sia un consistente numero di edifici sfitti
che potrebbero essere "convertiti" ad uso abitativo per cittadini e
studenti.
La nostra opposizione a questo stato di cose è netta e
radicale e si è concretizzata in attività di
sensibilizzazione e controinformazione, mirate sia all'aggregazione
e alla socializzazione, sia all'azione diretta, per un cambiamento
oggettivo e materiale della realtà presente. Così dal
primo ottobre 2004 è nato lo Spazio Socio Abitativo Occupato
S.Lorenzo: abbiamo occupato e autorecuperato un grande edificio,
sfitto da anni, di proprietà della Scuola Superiore S.Anna
(proprio uno di quei poli d'eccellenza che il ministro Moratti
finanzia a scapito dell'università pubblica e di massa!). Da
ormai 5 mesi questo spazio offre 40 posti alloggio gratuiti e 10
posti foresteria per le emergenze abitative (sfratti, perdita del
posto alloggio gratuito degli studenti borsisti…); inoltre
è un luogo di aggregazione politica, attraverso le due
assemblee settimanali, l'assemblea cittadina degli spazi sociali, le
frequenti iniziative, anche in collaborazione con altre
realtà di movimento, su tematiche che vanno dalla scuola alla
Palestina, dal lavoro precario alla guerra. E ancora: è un
luogo di aggregazione sociale, che propone una socialità
altra, estranea alle logiche di mercato, attraverso le feste
musicali, i cineforum, una sala studio e una sala prove a
disposizione di tutti, un punto di accesso internet libero e
gratuito, una biblioteca autogestita.
Abitazione: dal diritto alla mercificazione
La disciplina dei contratti di locazione, secondo il codice civile,
prevede alcuni diritti e obblighi generici da parte del locatore e
dell'inquilino. I principali obblighi del locatore consistono
nel:
- consegnare all'inquilino il bene in buono stato di manutenzione;
- mantenerlo in stato di servire all'uso convenuto;
- garantire il pacifico godimento del bene durante la locazione.
I principali obblighi dell'inquilino invece sono:
- dare il corrispettivo (affitto) entro i termini convenuti;
- al termine della locazione, restituire la casa nello stato in cui l'ha ricevuta, salvo il normale deterioramento del bene dovuto all'uso.
Il mercato degli affitti in Italia è stato disciplinato
storicamente da queste tre leggi:
- legge 392 del 1978, LEGGE DELL'EQUO CANONE (governo Andreotti). Questa legge stabiliva un canone di locazione preventivamente fissato dalla legge in base a parametri generali come il tipo di casa, il piano dell'abitazione, la presenza dell'ascensore, lo stato di conservazione dell'edificio. L'equo canone non poteva superare il 3.85% del valore locativo dell'immobile, stabilito in base a tali parametri.
- legge n.359 del 1992, LEGGE DEI PATTI IN DEROGA (governo Amato). Questa legge stabiliva che la disciplina dell'equo canone non si applicava agli immobili costruiti dopo l'11 luglio 1992. Per gli edifici costruiti prima di questa data, tra il locatore e l'inquilino erano possibili i patti in deroga, che derogavano la disciplina dell'equo canone nelle parti riguardanti la cauzione, gli oneri accessori, la morosità e, soprattutto, l'entità del canone, che poteva non essere conforme ai criteri stabiliti dalla legge 392/78, ma essere stabilito dalle due parti contraenti il contratto. Con i patti in deroga, dunque, viene stabilita una disciplina parallela a quella dell'equo canone e, fino alla legge 431 del governo D'Alema, i contratti di affitto hanno potuto basarsi sull'una o sull'altra disciplina.
- legge n.431 del 1998 (governo D'Alema). Il governo D'Alema abroga la legge dei patti in deroga, che già costituiva un notevole passo verso la liberalizzazione del mercato degli affitti, e lo liberalizza del tutto, introducendo un doppio binario: contratti a canone libero (non soggetti ad alcuna condizione, se non concordata liberamente tra le parti, eccetto la durata di 4 anni + 4) e contratti a canone calmierato.
I contratti a canone calmierato offrirebbero alcune garanzie
agli inquilini: l'affitto risulta inferiore di un 20-30%
rispetto alla media del libero mercato; l'entità del
canone d'affitto è calcolata in base a parametri definiti
(tipologia della casa e collocazione); l'inquilino, se rientra
in alcuni requisiti di reddito, può ottenere
un'integrazione all'affitto o, in alternativa, una detrazione
(anche se modesta) dalla dichiarazione dei redditi.
Tuttavia, per ovvie ragioni, i proprietari preferiscono stipulare
contratti di affitto a canone libero e le quote stabilite secondo i
parametri dei contratti a canone calmierato rimangono lettera morta
sul mercato.
Dall'entrata in vigore dell'euro la situazione si è
ulteriormente aggravata e a Pisa si raggiungono picchi di 300 euro
al mese per un posto letto. Oltre al problema della liberalizzazione
dei contratti, che hanno determinato un forte incremento dei prezzi,
ci troviamo di fronte ad una speculazione che mantiene, nel solo
comune di Pisa, più di 4000 case sfitte, fattore assai
rilevante nel caro affitti in città per famiglie e
studenti.
Privatizzazione del patrimonio pubblico: la cartolarizzazione
Immaginate di aver bisogno di soldi e per questo di impegnarvi la
casa. Invece di dare in garanzia ad una banca l'immobile per avere
il prestito preferite venderla, e nel tempo che occorre per trovare
l'acquirente giusto, pensate che potete emettere delle cambiali
garantite sulla casa. Insomma spostate il problema di qualche tempo
ed intanto rendete immediatamente liquido il vostro patrimonio. Il
diritto portato da una cambiale si chiama "diritto cartolare" e per
questa ragione l'emissione di titoli garantiti da beni si chiama
cartolarizzazione dei beni stessi. Gli enti previdenziali hanno a
suo tempo acquistato, con i soldi dei lavoratori, una serie di
immobili il cui reddito e patrimonio era posto a garanzia del
pagamento delle pensioni.
Con la legge 410 del novembre 2001 il governo Berlusconi ha deciso di
rendere liquidi questi immobili. In altri termini: il governo se ne
è appropriato e li ha trasformati in soldi, sotto forma di
titoli di debito che sono stati immessi sul mercato. Il governo
Berlusconi ha affidato una serie di immobili di proprietà degli
enti previdenziali, del valore catastale di 1.503milioni di euro,
all'agenzia per il demanio autorizzandola a trasferire questi
immobili,con proprio decreto, ad una società di
cartolarizzazione che si chiama SCIP (!)S.r.l.(società per la
cartolarizzazione degli immobili pubblici… che vi credevate?)
la quale è costituita da altre due società che sono
proprietà di una terza, sconosciuta, che si trova in
Olanda. L'amministratore della SCIP è inglese e si tratta di
Borrows Gordon Edwin Charles, amministratore tra l'altro di una
ventina di società in Italia tra cui Kataweb e
Piaggio. Cosi' gli immobili costruiti con i soldi dei
lavoratori, messi li' a garantire le pensioni, sono stati trasformati
in soldi con una legge che autorizza il ministro ad impadronirsi di
cose non sue e di trasferirle a una società che non ha
capitale, non ha un collegio sindacale, e quindi non ha controllori, e
che non si sa a chi appartengono, nascoste sotto le nebbie del nord
atlantico.
Altra questione assolutamente non marginale è il destino di chi
quelle case attualmente abita, con contratti di locazione resi ancora
piè precari da una situazione di svendita
dell'immobile. Infatti se formalmente la legge riserva agli inquilini
il diritto di prelazione sull'acquisto della casa ad un prezzo ridotto
del 30% rispetto a quello di mercato, questo è sostanzialmente
svuotato di efficacia, a causa dell'aumento dell'inflazione che ha
ridotto il potere di acquisto di salari sempre più miseri ed in
quanto il prezzo dell'immobile ha subito un aumento del 27% rispetto
alla 1ªcartolarizzazione, a fronte dei fortissimi incrementi dei
borsini immobiliari. Questo è attualmente il destino di 45 mila
famiglie inquiline degli enti previdenziali che dovrebbero sborsare
ulteriori 1500 milioni di euro pari a 25 50 mila euro ciascuna. Per
cercare dei correttivi a tale situazione i sindacati degli inquilini
hanno voluto aprire un tavolo di trattative con il governo.
- i controllori e gestori delle vendite in questione sono una serie di società, tra le quali una è appartenuta fino a pochi mesi fa al l'attuale presidente del consiglio.
- I controllori dei controllori sono stati inquisiti in USA per la leggerezza con cui hanno effettuato il loro lavoro consentendo ad amministratori infami di truffare decine di migliaia di piccoli azionisti(il caso ENRON per tutti).
- Le procedure adottate nell'operazione di cartolarizzazione escludono ogni garanzia di trasparenza e di controllo pubblico sulle vendite e sulle valutazioni degli immobili.
- Gli immobili vengono trasformati in titoli che, con l'aria che tira in borsa per i fondi e le obbligazioni, mettono in grave rischio le pensioni dei lavoratori che invece degli immobili si ritrovano con tanti pezzi di carta.
- Gli utili della società SCIP non si sa dove finiscono, poiché è del tutto ignota la proprietà di queste società di cartolarizzazione.
- Gli utili della società SCIP non si sa dove finiscono, poiché è del tutto ignota la proprietà di queste società di cartolarizzazione.
-
1ª cartolarizzazione
Unità immobiliari: 26.389
Unità immobiliari effettivamente vendute: 12.245
Prezzo medio (scontato del 30%) per u.i. di 89 mq, euro 85.200
-
2ª cartolarizzazione
Asset backet securities (cioè garantiti dallo stato) euro 6,629 miliardi
Valore immobiliare 7,787 miliardi di euro
Unità immobiliari in via di cessione: 62.500; 84,7% residenziali.
Enti previdenziali | % |
---|---|
INAIL | 16,5 |
INPDAI | 29,7 |
INPDAP | 43,3 |
INPS | 8,4 |
Stato | 0,5 |
Empals,Ipost,Ipsema | 1,6 |
Totale |
Il processo di privatizzazione dell'edilizia pubblica a Pisa
Il progetto di ristrutturazione del patrimonio pubblico nel
territorio provinciale pisano è iniziato il 1°aprile
2004 con la creazione dell'azienda Pisana per l'Edilizia Sociale
(A.P.E.S.) che ha sostituito l'A.T.E.R., ente pubblico che si
occupava della gestione delle case popolari di provincia e
comune. Il punto focale della questione è il cambiamento
dello statuto che trasforma l'ex azienda pubblica (quindi ancora
ente pubblico) in S.p.a., sebbene ancora interamente a capitale
pubblico.
La privatizzazione è compiuta, sebbene gli investitori siano
ancora gli enti pubblici, Comune di Pisa in testa: saranno i Comuni
ad applicare le logiche di profitto degne di una S.p.a., e contro
questi stessi enti pubblici non si ricorrerà, come di norma,
al T.A.R., ma al Tribunale Civile, come se il Comune di Pisa fosse
un qualsiasi investitore privato sull'immobile.
Si è quindi raggiunta nella "rossa" terra toscana la
trasformazione del concetto di edilizia popolare: adesso è
soprattutto il Comune a pensare la casa come bene da cui trarre
profitto, e non più un diritto.
L'operazione portata a termine dai Comuni del pisano vede anche
l'indebolimento del ruolo dei piccoli comuni, non più in
grado di supportare le esigenze delle proprie politiche abitative,
poiché le poltrone del Consiglio di Amministrazione (non
ancora formato) saranno ripartite in base alla quantità di
case popolari di proprietà dei vari Comuni. In pratica, i
soli due Comuni di Pisa e Pontedera saranno in grado di determinare
con i propri voti gli indirizzi di sviluppo della politica
abitativa di tutta la provincia.
La condizione abitativa studentesca nell'ambito del diritto allo studio universitario
L'Università di Pisa, come le altre Università
italiane, ha affidato la gestione dell'edilizia studentesca, dopo la
fine dell'Opera Universitaria, ad una Azienda Regionale per il
Diritto allo Studio (ARDSU). Questa agisce su tutto il campo del
diritto allo studio universitario, dalle borse di studio alla mensa,
alla lavanderia, alla casa, pianificando la politica del diritto
allo studio sui fondi triennali destinati dallo Stato e sulle
autonome capacità di reperire fondi supplementari. Fondi
autonomi che acquistano un peso sempre crescente nei bilanci delle
Ardsu, e che quasi sempre si risolvono in una tassazione indiretta
degli studenti. Infatti buona parte dell'accresciuto gettito
è derivato dall'aumento dei prezzi di mensa, che ha
contribuito in modo determinante a quintuplicare il bilancio
dell'Ardsu dal 1995.
Attualmente l'Ardsu dispone di 1200 posti in case dello studente,
in appartamenti dell'Università o di privati. Un numero di
alloggi assolutamente insufficiente per un'Università che
ospita 40.000 studenti, costantemente ricattati dai locatori nel
proprio bisogno di casa. Infatti, gli affitti agli studenti sono
una delle voci principali nell'economia cittadina, al punto che
spesso i pisani preferiscono trasferirsi in periferia (dove il
costo degli immobili è assolutamente inferiore) per
affittare a prezzi di tutto profitto agli studenti al centro o nei
nuovi quartieri-dormitorio (per esempio, Cisanello).
La mancanza di alloggi o il loro costo allucinante è un
impedimento formidabile allo studio; negli ultimi anni abbiamo
assistito ad un mercato immobiliare che preferisce tenere sfitte
le case per far lievitare i prezzi degli affitti (350 euro per una
singola), che spopola il centro riducendolo ad una vetrina
(ghettizzando gli studenti in edifici periferici) e che snobba gli
accordi territoriali per la stipulazione di contratti a canoni
concordati preferendo i contratti "liberi", che liberano i padroni
da qualsiasi ancoramento del canone alle esigenze dell'inquilino
(pratica agevolata dalle agenzie immobiliari al soldo di lobby
immobiliari che concentrano nelle loro poche mani mezza
città). A tutto questo dobbiamo aggiungere che il Sant'Anna
e la Normale sono proprietarie di un ingente patrimonio
immobiliare, acquistato spesso a prezzi stracciati, e tenuto
sfitto in attesa di finanziamenti per la creazione di poli di
eccellenza per pochi cervelli da tenere in cattività.
Gli ultimi progetti in cui l'Ardsu si è impegnata per
aumentare gli alloggi a disposizione sono anche due casi esemplari
del modo in cui si vuol portare avanti una politica abitativa
studentesca in città, e sono il caso dell'ex Hotel Nettuno
e del progetto "campus" dei Praticelli, a San Giuliano Terme.
L'ex Nettuno è un antico palazzo di Lungarno Pacinotti,
simbolo delle lotte per la casa degli studenti che animarono il
movimento della Pantera, che ha dovuto attendere quindici anni per
essere ristrutturato definitivamente. Adesso è una casa
dello studente di lusso, con portiere annesso e accesso limitato
agli estranei.
Ma il progetto più innovativo è certamente quello
del campus. Si riallaccia alla tradizione della scuola americana,
metodo ritenuto più competitivo dalle èlites
che hanno guidato le trasformazioni del nostro sistema
universitario.
L'obiettivo è fornire alloggi in aree "protette", lontano
dai traffici della città, a prezzi elevati. Si parla
addirittura di circa 300 euro a stanza, prezzi che già ora
competono ampiamente col mercato privato e che porterebbero ad un
ulteriore innalzamento del prezzo degli affitti nel centro di
Pisa, con grande gioia dei grossi e dei piccoli speculatori del
mattone; del resto se la Regione vuole inserirsi nel mercato in
modo competitivo (e rialzando i prezzi allo spasimo) non saranno
certo i vecchi squali degli immobili del centro a farsi trovare
impreparati.
Le politiche abitative dell'ARDSU fanno da contraltare alla
costante erosione di fatto del diritto allo studio e del concetto
stesso di studio . Come? Pensiamo innanzitutto alla commistione
tra interessi accademici ed interessi economici, sempre a
vantaggio delle due scuole di eccellenza pisane: l'Istituto
Superiore Sant'Anna e la Scuola Normale Superiore che sono
finanziate direttamente (e abbondantemente) dai fondi delle
aziende del territorio (una per tutte la Fondazione Piaggio), le
quali investono su ricerche finalizzate alla produzione di saperi
e prodotti commercializzabili sul mercato.
Questo dato, stabilizzato e supportato dal corollario che lo Stato
finanzia sempre meno e peggio la ricerca scientifica
universitaria, evidenzia gli squilibri dell'attuale sistema: da
una parte rende l'ingerenza privata nelle scuole di eccellenza
(che di fatto sono enti pubblici di diritto privato) sempre piu'
lesiva del diritto alla ricerca come interesse scientifico non
declinabile agli interessi parziali dell'economia di mercato,
dall'altra, si tagliano i fondi alle scuole pubbliche, generando
di fatto due livelli paralleli di istruzione, e la nostra
"normale" università ridotta a cercare affannosamente fondi
e finanziamenti negli studenti e nelle aziende private. Anche se
finora ha funzionato meglio tassare gli studenti…
L'autodifesa quotidiana dal padrone di casa
Abbiamo già esposto il "come" legislativo in base al quale
i padroni di casa impongono agli studenti i loro
contratti-capestro preconfezionati. Sono tutti espressi nella
legge 431/98, che fonda il contratto di locazione sull'accordo
scritto fra proprietario (o locatore) e inquilino (o conduttore),
e che quindi prevede la scomparsa di ogni meccanismo di
riequilibrio del mercato degli affitti.
Gli strumenti di riequilibrio sono previsti in via del tutto
eccezionale dai cosiddetti contratti concertati, o
concordati. Essi sono stipulati in base a delle tabelle che
indicano il canone di locazione a partire dalla zona
dell'appartamento, dall'arredamento, dai servizi, dagli accessori,
etc.
Questi contratti concordati, previsti e sottoscritti perfino dalle
rappresentanze dei proprietari, sono in realtà rimasti
inapplicati.
I contratti "liberi", o 4+4, sono spesso dei contratti fotocopia,
simili persino in molti dettagli per appartamenti diversi, e si
fondano su:
- Il principio che il contratto deve essere scritto e sottoscritto dalle parti
- La durata del canone di locazione, obbligatoriamente di 4anni rinnovabili per altri 4.
Dopo che viene sottoscritto, l'inquilino accetta il canone di
locazione imposto dal padrone di casa, ed è tenuto dal
contratto a rispettare i pagamenti.
Esistono una serie di meccanismi di difesa dai padroni di casa,
preventivi e non. In realtà la legge 431/98 ha diminuito
drasticamente la possibilità dell'inquilino di impugnare il
contratto, dato che esso per essere valido necessita solo delle
firme (il contratto è valido anche se non registrato) e non
ha nessuna clausola di validità imposta dalla legge, tranne
che per la durata.
Il contratto "libero" è quindi un contratto a prova di
bomba per il padrone, che in forza di quello può fare
assolutamente ciò che gli pare: pratica in voga negli
ultimi tempi sembra quella di rialzare il canone di affitto di
circa 50 euro all'anno, dichiarati spesso come aumento ISTAT.
È quindi importante sapere bene quello che si firma quando
si stipula un contratto "libero", essendo coscienti di dover
prendere alcuni accorgimenti:
- Evitare sempre le agenzie immobiliari, veri luoghi di imbroglio e speculazione sul bisogno di casa, che oltretutto richiedono una mensilità di affitto per il "servizio offerto"; in ogni caso non sottoscrivere mai alcun foglio d'impegno nei loro confronti.
- Mettere per iscritto lo stato dell'alloggio e dei mobili al momento dell'ingresso, facendo eventuali fotografie se vi sono tracce evidenti di umidità, pavimenti o infissi sconnessi, mobili o sanitari (!) rotti, etc, onde evitare che il padrone di casa scarichi su di voi le spese di ristrutturazione.
- Chiedere sempre un contratto scritto di durata inferiore a 4 anni, possibilmente precisando che la locazione avviene per motivi di studio, per avere una riduzione di circa il 30% sui canoni del libero mercato. Cercare sempre di specificare nel contratto che questo sia "transitorio": in questo modo il contratto diviene impugnabile al Tribunale e potreste vedervi l'affitto decurtato di oltre la metà del canone.
- Trascrivere la lettura dei contatori della luce, gas, acqua al momento dell'ingresso e, se intendete prendere la residenza, intestare a proprio nome le utenze (come residenti si risparmia sulle tariffe e si può chiedere al Comune il sussidio all'affitto).
- Conoscere bene le competenze esistenti fra locatore e conduttore sulle spese ordinarie e straordinarie dell'appartamento e del condominio: capita spesso che il padrone di casa cerchi di scaricare le spese sull'inquilino.
Tutti questi sono strumenti importanti per gestire le situazioni
all'interno dei contratti. Lo sportello sulla casa che
abbiamo attivato risponde alla necessità di supportare le
esigenze degli studenti anche da un punto di vista pratico,
sapendo bene che l'unico modo per fare pressione sui padroni di
casa "dall'interno del contratto" è quello di essere
coscienti dei propri diritti e degli strumenti per fruirne.
Dal punto di vista "esterno al contratto", invece, lo sportello
sulla casa sarà utile per individuare nuovi nuclei di
futuri occupanti. Esistono molte case sfitte a Pisa, di
proprietà di grossi speculatori privati e delle agenzie
immobiliari: immobili vuoti da anni, vuoti per esigenze di mercato
(bisogna tenere alti gli affitti, no?), che sono obiettivi di
lotta fondamentali per la riaffermazione del diritto alla casa. Il
nostro obiettivo è, ovviamente, quello di occupare
più spazi possibili: per questo abbiamo creato delle
liste d'occupazione, allo scopo di riunire e preparare le
prossime occupazioni.
Questo perché, se da un lato bisogna affrontare il problema
casa dall'interno, seppur con i limitati mezzi concessi dalla
legge 431/98 (ci preme ricordarlo: c'era il governo D'Alema)
intervenendo nel merito dei contratti, d'altro canto sappiamo che
questo sarebbe inutile se non fosse accompagnato da una
rivendicazione del diritto alla casa tout court, che si
fondi sull'autonoma capacità di organizzarsi per
RIAPPROPRIARSI di un diritto negato.
A questo scopo lo sportello sulla casa diviene supporto materiale,
tecnico e legislativo per le nuove occupazioni, in modo da
garantire il raggiungimento del risultato minimo di una
occupazione: la sistemazione migliore che si può
avere, possibilmente migliore della propria precedente casa in
affitto.