DALLE BELLE CITTA' Il massacro della Benedicta
Alla Benedicta, antico convento in rovina trasformato
in cascinale, situato sul Bric dell'Arpesella, a sud-ovest del
Tobbio (Appennino Ligure-piemontese), durante la Guerra di
liberazione era stata posta l'intendenza della 3° Brigata
d'assalto Garibaldi "Liguria". La località, alla quale si
saliva da Voltaggio (Alessandria), era divenuta meta di molti
giovani delle vallate viciniori che, per sfuggire ai bandi
repubblichini di chiamata alle armi, andavano a ingrossare due
diverse unità partigiane: alla Brigata Autonoma "Alessandria",
comandata dal capitano dei granatieri Gian Carlo Odino (Italo),
affluivano per lo più giovani di Voltaggio, del Novese,
della valle Lemme e della valle Scrivia; mentre alla "Liguria",
comandata dal capitano degli alpini Edmondo Tosi, andavano
quelli dell'Ovadese, della valle Stura, della val d'Orba e
del Genovesato.
Per quanto forti complessivamente di circa mille uomini,
le due formazioni non costituivano per i tedeschi un pericolo
immediato poiché i loro effettivi, scarsamente armati, erano
suddivisi in molti distaccamenti, dispersi su un territorio
vasto e assai accessibile; ma avrebbero potuto diventare
pericolose, per l'importanza delle posizioni occupate, nel caso
di un paventato sbarco degli Alleati sulle coste liguri.
Nella primavera del 1944 i tedeschi perciò decisero, nel quadro
dell'offensiva antipartigiana che investì tutta l'Italia
settentrionale, un rastrellamento mirante a distruggere tutte le
formazioni attestate intorno alla Benedicta.
Il rastrellamento
L'operazione (alla quale si calcola che abbiano partecipato non
meno di cinquemila uomini, per la maggior parte tedeschi,
appoggiati da autoblindo, carri armati e pezzi di artiglieria da
149 mmillimetri, e da un aereo "Cicogna", che guidava le colonne
in marcia) ebbe inizio all'alba del 6/4/1944. Circondata tutta
la zona tra la val Stura, la val Scrivia, la val Polcevera, e
chiuse le rotabili poste ai margini di quel settore montano,
tre colonne provenienti rispettivamente da sud-ovest (Piani di
Praglia), da nord (Voltaggio) e da nord-ovest (Lerma), puntarono
verso il centro del territorio occupato dalle bande partigiane.
Sotto l'urto della colonna proveniente da Voltaggio, i
distaccamenti della Brigata Autonoma ripiegarono verso l'interno
dell'altipiano, in direzione del cascinale della Benedicta,
lasciando alla retroguardia un gruppo di trenta uomini guidati
da Giuseppe Merlo, con il compito di distruggere i documenti del
Comando e di occultare il materiale non trasportabilie.
La seconda colonna tedesca, dopo aver infranto l'accanita
resistenza del 1° Distaccamento della Brigata Garibaldi.
Esclusivamente composto di partigiani russi e attestato sopra i
Piani di Praglia, si diresse rapidamente verso il villaggio
Capanne dl Marcarolo, dove si trovavano gli altri distaccamenti
della "Liguria", formati da un esiguo numero di ex militari bene
armati e da molti giovani volontari del tutto inesperti. Sotto
l'improvviso attacco alcuni distaccamenti si dispersero,
mentre altri si frazionarono in piccoli gruppi nel tentativo di
sfuggire all'accerchiamento e altri ancora (il 2°, il 4°, il 5°
e un distaccamento gappista) opposero una coraggiosa resistenza
nelle zone di Monte Colma e Monte Tugello, sulle falde del Tobbio,
ai laghi della Lavagnina e soprattutto a Passo Mezzano, infliggendo
al nemico sensibili perdite.
Il grosso della Brigata Autonoma, che all'altezza della cresta
montana fra il Roverno e il Tobbio era stato fermato dal nutrito
fuoco nemico, si era intanto frazionato in due gruppi: quello di
testa, più numeroso e guidato dal capitano Odino, era riuscito a
passare, mentre il secondo era rimasto al di qua della cresta. A
quest'ultimo gruppo si univa Giuseppe Merlo con i pochi uomini
della retroguardia, mentre un altro distaccamento, guidato da
lsidoro Maria Pestarino, raggiungeva oltre il passo gli uomini
di Odino.
A rendere più tragica la situazione dei partigiani sopraggiunse
la terza colonna tedesca che, partita da Lerma, fu vista salire
lungo la strada della Lavagnina. I comandanti dei gruppi
ordinarono di affrettare la marcia verso la Benedicta ed
effettivamente la pattuglia di testa raggiunse la sede
dell'intendenza, mentre altri, udendo sparare dalle Capanne di
Marcarolo, ritennero più conveniente deviare verso il Gorzente,
per rifugiarsi in una grotta situata in prossimità di quel torrente.
Mentre il piccolo gruppo degli autonomi, giunto alla cascina della
Benedicta, vi venne immediatamente catturato dai tedeschi,
gli altri (una quarantina) si nascosero nella grotta e ne minarono
l'accesso. Nel pomeriggio, scoperti in quel loro rifugio, fecero
brillare le mine per ostruirne l'ingresso, ma i nazisti li
costrinsero ugualmente ad uscire, catturandoli quasi tutti.
Condotti alla sede dell'intendenza, vennero rinchiusi con gli
altri prigionieri nella cappella dell'antico convento.
Catturati quasi tutti gli appartenenti alla Brigata Autonoma,
durante la notte i tedeschi continuarono ad inseguire i superstiti
della Garibaldi.
La rappresaglia
All'alba dell'indomani (era il Venerdì Santo) ebbe inizio la
rappresaglia: settantacinque prigionieri, per la maggior parte
ragazzi non ancora ventenni, vennero condotti nel cortile del
convento, privati di ogni effetto personale che servisse a
identificarli, quindi, a gruppi di cinque, spinti lungo il sentiero
che porta al Gorzente e ivi fucilati.
Il rastrellamento della zona continuò il 7 e l'8 aprile, con altre
vittime. Nello stesso tempo, diversi gruppi di partigiani riuscirono
ad insinuarsi attraverso il blocco nemico: alcuni, portandosi sulla
sponda destra dello Scrivia, in direzione della val Borbera; altri,
al comando di Fillak, dirigendosi verso Pian Castagna; altri ancora,
in direzione di Novi e di Serravalle. Ma numerosi caddero ugualmente
in mano al nemico e alcuni di questi furono immediatamente fucilati.
Trenta partigiani, raccolti dal tenente Casalini sul monte Orditano e
sorpresi dai tedeschi nei pressi di passo Mezzano, il 6 aprile si
batterono valorosamente fino all'ultimo: quattordici di essi caddero
nei combattimento. Il tenente Casalini, che tenne un contegno fierissimo,
venne fucilato a Voltaggio dove, a due riprese, altri sedici partigiani
subirono la stessa sorte. Altri quaranta, sorpresi tra Rossiglione e
Campoligure, furono tradotti a Masone: tredici di essi vennero fucilati
a Villa Bagnara.
Il massiccio concentramento partigiano del Tobbio era praticamente dissolto.
Mentre venivano inflitte indiscriminate rappresaglie a tutta la popolazione
della zona, il Comando tedesco che dirigeva le operazioni fece sapere che
sarebbe stata usata clemenza nei confronti dei giovani di leva che si fossero
presentati spontaneamente alle autorità germaniche. Nell'atmosfera di
confusione e di panico seguita alle notizie dei massacri già avvenuti
alla Benedicta e nelle località vicine, molti furono coloro che cedettero
all'ingannevole lusinga, presentandosi ai Comandi tedeschi.
A conclusione dell'operazione, circa trecento giovani, tra partigiani
catturati durante il rastrellamento e ragazzi presentatisi spontaneamente,
furono concentrati a Novi Ligure e fatti partire, tra i 10 e il 12 aprile,
alla volta dei campi di deportazione tedeschi, da cui centoquarantanove non
sarebbero più ritornati.
Il contributo di sangue pagato da tutte le località della zona può essere
espresso dai piccoli comuni di Ceranesi e Voltaggio, che ebbero rispettivamente
trentasette e trentatre morti tra i giovani deportati. Altri diciannove membri
delle due brigate partigiane, tra i quali il capitano Odino, Walter Ulanovski
ed Isidoro Maria Pestarino, vennero condotti alla Casa dello studente a Genova.
Dopo essere stati torturati, furono fucilati il 19 maggio al Colle del Turchino,
insieme a una quarantina di altri detenuti politici genovesi.
Il bilancio della strage
lI 16/4/1944 il quotidiano genovese Il Secolo XIX°, pubblicò in seconda pagina
il seguente comunicato: "Operazioni contro banditi in provincia di Genova: duecento
morti e quattrocento prigionieri. Da qualche tempo gruppi di banditi si aggiravano
nel territorio montano ai confini delle province di Alessandria e dl Genova.
Per eliminarli è stata ordinata un'operazione alla quale, insieme a reparti
dell'esercito e della polizia germanica, hanno partecipato reparti di un reggimento
bersaglieri e quattro compagnie della G.N.R. di Alessandria e di Genova.
Oltre duecento banditi sono stati uccisi e circa quattrocento catturati.
Tra i morti sono alcuni capibanda". Il numero dei caduti in combattimento
e fucilati fu in realtà di centosettantacinque, ma a questi vanno aggiuni
i centoquarantanove morti in deportazione.
Varco Guareschi, uno dei giovani deportati, nel momento di partire per la
Germania, donde non sarebbe più tornato, alla stazione di Novi Ligure ebbe
un colloquio con i genitori. Le sue ultime parole furono: "Abbiamo fatto
tutto il nostro dovere, il nostro onore è completamente salvo. Se volessimo
potremmo anche cantare; ora facciano di noi quello che vogliono.
Del resto i tedeschi stessi non hanno nascosto di avere più stima di noi
che dei fascisti".
L'eccidio della Benedicta fu tra i più dolorosi, ma le formazioni partigiane,
quantunque duramente provate, risorsero ben presto più agguerrite e nessuno
dei gruppi superstiti abbandonò la lotta. Anzi, si può dire che da quel
momento ebbe inizio la vera guerra partigiana in Liguria.
Azione di resistenza fu anche quella che, nel segno della solidarietà,
venne immediatamente intrapresa e condotta per alcuni mesi da patrioti
dell'alta val Polcevera, capeggiati da Enrico Ghiglione dei C.L.N. di
Pontedecimo e da Antonio Gavino, per recuperare e identificare le salme
dei caduti e dei fucilati. Questa azione costò altro sangue: tra i fucilati
nella rappresaglia di Campomorone, alcuni (tra cui il commissario prefettizio
Antonio Gavino, Benedetto Cambiaso e Massone) erano stati imputati appunto
di questo reato.
Elenco dei novantasette patrioti fucilati alla Benedicta o nei pressi
della stessa il 7/4/1944 (a fianco del nomi è indicata la località di origine
di ciascun caduto): Alice Agostino Antonio (Gavi), Allegro Luigi (Serravalle),
Badalocco Luigi Adamo (Gavi), Badino Giuseppe (Mignanego), Bagnasco Benedetto
(Voltaggio), Bagnasco Sergio, Baracchi Elio (Sampierdarena), Barbieri Giulio
(Novi Ligure), Barbieri Tullio (S. Quirico), Barissone Natale (Arquata Scrivia),
Benasso Pierino (Genova), Berti Francesco Angelo, Bianchini Ferruccio (Gavi),
Biava Angelo (Sardigliano), Bisio Luigi (Tassarolo), Bonelli Arturo,
Briata Giuseppe (Lerma), Briccola Maria (Parodi Ligure), Briccola Pio (Gavi),
Buffarello Alfonso (Tassarolo), Calcagno Adriano, Cambiaso Agostino
(Sampierdarena), Cambiaso Pietro (Campomorone), Camera Pio (Ovada).
Canepa Rocco Renato (Ovada), Carrea Cesare (Gavi), Carrea Ferdinando (Gavi),
Carrea Rino (Serravalle), Carretta Rinaldo (Sardigliano), Cartasegna Emanuele
(Parodi Ligure), Casarino Armando (Sampierdarena), Cassano Carlo (Gavi),
Cassano Giacomo (Gavi), Castelli Filippo (Mazara del Vallo), Chiappella Albino
(Serravalle Scrivia), Chiesa Mirco (Albenga), Cipollina Aldo (Gavi),
Conte Giovanni (Capanne di Marcarolo), Cosso Paolo (Serravalle Scrivia),
Cremonte Carlo (Serravalle Scrivia), Fasciolo Antonio (Capriata D'Orba),
Ferrari Francesco (S. Cristoforo), Ferreri Armando (Badalucco), Fossati Aldo
(Gavi), Gastaldi Giovanni (Parodi Ligure), Gemme Aldo (Gavi), Gemme Andrea
(Tassarolo), Ghiglione Giuseppe (Pontedecimo), Ghio Emilio (Bosio), Ghio Giacomo
(Bosio), Ghio Mario (Bosio), Ghio Mattia (Bosio), Grosso Enrico
(Serravalle Scrivia), Grosso Luigi (Bosio), Grosso Pietro (Serravalle Scrivia),
Icardi Enzo (Serravalle Scrivia), Marini Ilio, Martinetti Luigi (Sampierdarena),
Massa Giacomo (Gavi), Massa Giuseppe (Gavi), Mazzarella Amedeo,
Mazzarello Andrea (Francavilla), Mazzarello Elio (Serravalle Scrivia),
Merlo Enrico (Bosio), Merlo Luigi (Bosio), Merlo Renato (Bosio),
Minetti Pietro (Novi Ligure), Molinari Emilio (Bosio), Montaldo Ambrogio,
Montecucco Enrico (Serravalle Scrivia), Montobbio Lorenzo (Capriata d'Orba),
Odino Luigi (Carrosio), Palmieri Virginio (Pontedecimo), Paravidino Antonio
(Roccagrimalda), Pasino Pietro (Torino), Pastorino Romeo (Ovada),
Pestarino Biagio (Capriata d'Orba), Piccini Ferruccio (Lerma), Podestà Stefano
(Novi Ligure), Ponte Giacomo (Arquata Scrivia), Ponte Giovanni (Bosio),
Pontigia Giuseppe (Serravalle Scrivia), Porcile Giovanni (Sant'Olcese),
Prati Bruno (Tortona), Profumo Angelo (Pontedecimo), Rainero Angelo
(Cassano Spinola), Rebora Gaetano (Francavilla), Robello Giovanni
(Arquata Scrivia), Sancristoforo Angelo (Serravalle Scrivia),
Segaliari Lorenzo (Serravalle Scrivia), Sobrero Pasquale (Cassano Spinola),
Traverso Ernesto Tomaso (Carrosio),. Traverso Luigi (Gavi), Traverso Luigi
(Parodi Ligure), Trussardi Marco (Clusone), Tulipan Ezio (NoviI Ligure),
Verardo Arturo (Pontedecimo).
Quattordici caduti (o fucilati) a Passo Mezzano Il 6/4/1944: Campora Giovanni
(Campomorone), Cavalieri Primo (Campomorone), Delle Piane Giovanni (Pontedecimo),
Delle Piane Serafino (Pontedecimo), Gastaldo Giuseppe (Tagliolo), Giordano
Liliano (Fegino), Giuliani Rizzardo (Sampierdarena), Grondona Elio (Pontedecimo),
Frediani Amerigo (Pontedecimo), Rivera Giacomo (Pontedecimo) .
A questi sono da aggiungere quattro salme non identificate.
Due caduti (o fucilati) alle Piane Galianeto il 6/4/1944: Binci Ettore (Fegino),
una salma non identificata.
Quattro caduti a Piani di Praglia il 6/4/1944: Bonelli Arturo (Genova),
Calcagno Adriano (Pontedecimo), Gallesi Giuseppe (San Quirico), Rissotto Riccardo
(Bolzaneto).
Due caduti in località Roncassi il 7/4/1944: Ballestrazzi Ezio (Sala Bolognese),
Giudici Settimio (Cassima di Reggio Emilia).
Diciannove catturati il 7 e l'8/3/1944, trasferiti alle carceri di Genova e
fucilati il 19 maggio (insieme ad altri, al Colle del Turchino)(vedi alla voce).
Cinque fucilati a Isoverde l'8/4/1944: Cavenna Agostino (Isoverde), Gazzo Edoardo
(Pontedecimo), Gazzo Giacomo (Pontedecimo), Leone Nicola (Genova), Pauschin Carlo
(Genova).
Tredici fucilati a Villa Bagnara l'8/4/1944: Canepa Giacomo (Borzoli),
Colla Tullio (Pegli), Cuccabita Paolo (Quarto), Fabbri Alvaro (Rivarolo),
Menini Silvio (Sampierdarena), Merlo Aldo (Capriata d'Orba), Montaldo Ambrogio
(Capanne Marcarolo), Morchio Gino (San Quirico), Pastorino Geronimo (Voltri),
Pastorino Vittorio, Penso Domenico (Montese), Sobrero Giulio (Tagliola),
una salma non identificata.
Sedici fucilati a Voltaggio l'8/4/1944 : Alloisi Vincenzo (Gavi), Bagnasco
Sergio (Serravalle Scrivia), Casalini Emilio (Pontedecimo), Conte G. B.
(Sardigliano), Dondero Stefano (Sampierdarena), Ferri Evandro (Rivarolo),
Pedemonte Franco (Gavi), e Repetto Giacomo (Voltaggio);
l'11/4/1944: Agosti Giovanni (Levanto), Crocco Luigi (Crocefieschi),
Farina Clemente (San Clemente), FIrpo Alfredo (Crocefieschi),
Gaglioti Nicola (Grotto), Guasti Giuseppe (Mombaruzzo), Melagro Pierino e
Taddei Guido (Dego).
Tre caduti (o fucilati) il 7/4/1944: ai Laghi del Gorgente:
Prassio Andrea (Sampierdarena); in Località Fuia: Gelsomini Giuseppe
(Reggio Calabria); e l'8/4/1944 a Capanne Superiori un partigiano sovietico
non identificato.
Elenco dei centoquarantanove morti nei campi di deportazione:
Agosti Benito (Lerma), Aiello Salvatore (Genova), Anfosso G.B. (Voltaggio),
Bagnasco Enrico (Voltaggio), Bagnasco Enrico (Gavi), Bagnasco Giuseppe
(Voltaggio), Bellotti Giacomo (Masone), Benasso Giuseppe (Voltaggio),
Benedetti Mario (Genova), Beroldo Giuseppe (Vobbia), Bisio Carlo (Voltaggio),
Bisio Enrico (Voltaggio), Bisio G.B. (Campomorone), Bisio Silvio (Fraconalto),
Bodrato Pierino (Tagliolo Monferrato), Bottaro Lorenzo (Voltaggio), Bottaro
Riccardo (Voltaggio), Bottaro Ugo (Genova), Brucca Carmelo (Furnira),
Bruzzo Luciano (Mignanego), Busallino Cornelio (Fraconalto),
Buzzalino Silvio (Voltaggio), Calabrese Giuseppe (Freina), Caivelli
Rodolfo (Genova), Campora Giovanni (Campomorone), Campora Severo
(Campomorone), Caneva Carlo (Tagliola Monferrato), Cardellino Fulvio
(Pontedecimo), Carrea Giulio (Gavi), Carrosio Cesare (Voltaggio),
Carrosio Mario (Voltaggio), Casella Giorgio (Vobbia), Caserza Angelo
(Rossiglone), Cavo Giovanni (Voltaggio), Cavo Natale (Voitaggio),
Cavo Vittorio (Voitaggio), Cerechino Adelmo (Genova). Compostlnl Aldo
(Campomoronej, Condo Ruggero (Reggio Calabria), Conte Francesco (Ceranesi),
Corte Luigi (Ceranesi), Curletto Angelo (Ceranesi), Daffunchio Angelo
(Serravalle Scrivia), Denegri Luigi (Mornese), Fede Vincenzo (Naro),
Ferrari Renato (Genova), Flamini Luigi (Lecce nei Marsi), Gaggero Valerio
(Bolzaneto), Gaggero Vittorio (Pontedecimo), Gastaldo Francesco (Mornese),
Gastaldo Giacomino (Mornese), Ghio Giovanni (Bosio), Giacobbe Luigi (Boscomarengo),
Guareschi Marco (Genova), Guerrazzi Italo (Bovalino), Guglielmino Guglielmo (Carrosio),
Guglielmino Silvio (Vobbia), Imperiale Silvio (Vobbia), Leverato Antonio
(Tagliola Monferrato), Longhitano Vito (Agira), Macciò Alfredo (Masone),
Macciò Angelo (Masone), Macciò Enrico (Genova), Marziota Carmelo (Orsomarso),
Massone Palmiro (Castelletto d'Orba), Mazzarello Alfredo (Mornese),
Mazzarello Antonio (Mornese), Mazzarello Giuseppe (Mornese),
Mazzarello Lorenzo (Mornese), Mazzarello Stefano (Mornese),
Merlo Adolfo (Parodi Ligure), Minetti G.B. (Rossiglione),
Molinari Roberto (Pontedecimo), Montaldo Albino (Ceranesi),
Montaldo Carlo (Ceranesi), Odicini Giacomo (Lerma),
Odino Aldo (Carrosio), Odino Francesco (Genova),
Olivieri Lorenzo (Campoligure), Ottonello Giuseppe (Masone),
Ottonello Tomaso (Masone), Ottonello Vitale (Masone),
Parodi Angelo (Ceranesi), Parodi Edilio (Ceranesi),
Parodi Francesco (Ceranesi), Parodi Gerolamo (Ceranesi),
Parodi Giacomo (Ceranesi), Parodi Giacomo (Ceranesi),
Parodi Giacomo (Ceranesi), Parodi Giovanni (Ceranesi),
Parodi Guido (Ceranesi), Parodi Luigi (Ceranesi),
Parodi Mario (Ceranesi), Parodi Martino (Ceranesi),
Parodi Silvio (Ceranesi), Pastorino Giovanni (Masone),
Pastorino Nicola (Masone), Pastorino Tommaso (Genova),
Pastorino Tommaso (Genova), Pastorino Tommaso (Campoligure),
Patrona Emilio (Masone), Pesce Claudio (Rossiglione),
Pesce Renato (Rossiglione), Pastorino Angelo (Mornese),
Pastonino Enrico (Mornese), Piana Giovanni (Campoligure),
Piombo Matteo (Campoligure), Pizzorni Ezio (Rossiglione),
Pozzolo Carlo (Genova), Ratto Luigi (Vobbia), Rebora Nicola (
Genova), Repetto Adolfo (Voltaggio), Repetto Antonio (Rossiglione),
Repetto Francesco (Voltaggio), Repetto Francesco (Ronco Scrivia),
Repetto Francesco (Voltaggio), Repetto Felice (Campomorone),
Reperto G.B. (Voltaggio), Repetto G.B. (Voltaggio),
Repetto Giovanni (Genova), Repetto Giovanni (Voltaggio),
Repetto Giuseppe (Voltaggio), Repetto Giuseppe (Voltaggio),
Repetto Giuseppe (Voltaggio), Re-petto Giuseppe (Parodi Ligure),
Repetto Luigi (Voltaggio), Repetto Natale (Voltaggio),
Risso Arturo (Genova), Risso Bruno (Genova), La Rosa Vernero
(Belpasso), Rossi Adalgiso, Rossi Angelo (Ceranesi),
Rossi Attilio (Ceranesi), Rossi Eliseo (Ceranesi).
Rossi Emilio (Ceranesi), Rossi Francesco (Ceranesi),
Rossi G.B. (Ceranesi), Rossi G.B. (Ceranesi), Rossi Giacomo
(Ceranesi), Rossi Giuseppe (Ceranesi), Rossi Pietro (Ceranesi),
Rossi Tereso (Ceranesi), Rossi Tommaso (Ceranesi),
Savino Leonzio (Voltaggio), Scotto Francesco (Genova Pontedecimo),
Tassistro Giuseppe (Tagliola Monferrato), Torriglia Eugenio (Mornese),
Traverso Nicola (Voltaggio), Tritta Michelangelo (Genova), Verardo Natale (Pontedecimo).
(Tratto dal sito dell'ANFIM, associazione nazionale famiglie italiane martiri, www.anfim.it)
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