Losanna, 1 giugno 2003 ore 12:00-18.30.
La Bourdonette, camping autorizzato per i dimostranti anti-g8.
Alle sette del mattino del primo giugno, circa tremila compagni, giunti
a Losanna da tutta Europa, si muovono per organizzare ed attuare
blocchi stradali al fine di impedire ai delegati ufficiali del G8 di
raggiungere Evian.
Il gruppo è variopinto: aprono il corteo i compagni di Critical
Mass e i Pink and Silver Blocks, subito dietro il Black Block.
La maggior parte dei manifestanti fa riferimento all'area autonoma ed anarchica.
Per circa due ore le azioni di blocco proseguono senza interferenze da
parte della polizia, ma verso le undici, ormai in prossimità
della zona rossa, le forze di polizia caricano improvvisamente la testa
del corteo (cioè i pink) lanciando bombe stordenti e
lacrimogeni, spezzando il corteo che riuscira a ricompattarsi solo dopo
un bel po'.
Le cariche continuano e questa volta avvengono alle spalle e ai lati
del corteo, con un chiaro intento: spingerci verso gli accampamenti de
La Bourdonette e Oulala' Village: evidentemente la nostra presenza in
città, anzi nel paese, non è gradita.
La resistenza da parte dei compagni e' minima a causa del nostro scarso numero e dell'enorme spiegamento di forze degli sbirri.
Con questa tecnica infame e con armi antisommossa (bombe, gas, idranti
e proiettili di gomma) riescono a spingerci fuori dalla città,
arrestando anche diversi compagni (si parlava di almeno una trentina di
arresti): solo in un migliaio riescono a dirigersi verso il camping non
autorizzato (l'Olala'), mentre gli altri restano alla Bourdonette per
riposarsi e organizzarsi al fine di raggiungere Ginevra per il corteo
internazionale previsto per le quattordici.
Passano appena 5 minuti, la polizia svizzera, coadiuvata da quella
tedesca, circonda il camping in forze, quindi decide di fare irruzione
all'interno.
Durante la prima irruzione gli sbirri effettuano anche diversi arresti
mirati, riconoscendo probabilmente qualche compagno, colpito da
lacrimogeni a vernice sparati poco prima durante il corteo.
È in atto un vero e proprio sequestro da parte della polizia: ci
sono poliziotti ovunque intorno al campeggio, nella strada sottostante
alla collina del camping e anche nel bosco, direttamente sopra alle
tende, e ci sono camionette, autoblindo, alcune delle quali munite di
idranti, ed autoambulanze.
Al legal team viene negato l'accesso e per ore gli avvocati sono tenuti all'oscuro della situazione.
Tutti i compagni presenti decidono di organizzare un'assemblea
straordinaria, tenutasi in una situazione pesante, sott'assedio della
polizia e tradotta in fretta e in furia in diverse lingue: è
subito palese che uno scontro fisico si risolverebbe in una
carneficina, ma ugualmente si decide di non accettare le provocazioni
degli sbirri e tanto meno le loro assurde proposte, cioè la
consegna degli organizzatori del corteo e la nostra spontanea consegna
per l'identificazione.
Seduti e tutti incordonati scandiamo a turno cori in tutte le lingue.
A gruppi di dieci, con intervalli di 20 minuti, gli sbirri cominciano a
prelevare con la forza i compagni delle prime file, via via andando
più dietro.
Questo assurda situazione dura circa 6 ore (dalle dodici alle diciotto
circa), durante le quali ci arrivano le notizie del tentato omicidio di
Martin, degli arresti e dello svolgimento dei cortei a Ginevra ed
Annemasse.
La notizia dell'assedio si diffonde a Ginevra e a Losanna, e proprio qui si forma un corteo spontaneo diretto a La Bourdonette.
Alla fine circa 500 compagni sono ammanettati con fascette di plastica
e portati via dalla polizia; un esiguo numero (200 circa) riesce a
scappare durante l'operazione, mentre in 250 sono "lasciati liberi",
poiché, in concomitanza con l'arrivo del corteo spontaneo ormai
giunto al camping, le forze di polizia ripiegano e vanno via.
Nonostante la massiccia presenza di televisioni e di giornali locali e
di pochi media indipendenti, la polizia ha attuato la sua violenta
repressione con il tacito consenso dell'informazione di regime che,
puntualmente, mostra in prima pagina le immagini di vetrine rotte e
cassonetti bruciati mentre fa finta di non vedere o drammaticamente
appoggia l'operato degli sbirri e la loro violenza strumentale al
sistema, dando più importanza ad una vetrina rotta piuttosto che
alla vita ed alla dignità di una persona.
Eppure tutto questo ce lo aspettavamo.
Quello che davvero preoccupa è che un movimento, addirittura
definito il movimento dei movimenti (come il re dei re?), presente
prima durante e dopo Genova 2001, sia stato completamente assente, sia
nelle fasi di informazione e di diffusione degli appelli per le
manifestazioni, sia durante lo svolgimento dei controvertici in
particolare di Losanna.
È singolare che su Indymedia Italia, le info sul G8 di Evian
siano state inserite solo il 28 maggio, traducendo post da Indy Francia.
Altri gruppi, dai Disobbedienti alle aree antagoniste, che sanno
l'importanza che rivestivano gli appuntamenti svizzeri d'inizio giugno,
hanno disertato, mentre in altre occasioni, come al vertice UE in
Danimarca o a Porto Alegre, si sono preoccupati di andare da soli come
se fossero rappresentativi di quel famoso movimento dei movimenti di
cui oggi non si vede traccia e che noi cerchiamo da qualche parte.
Ma soprattutto una domanda.
Perchè una così scarsa partecipazione dei "ribelli" italiani?
Forse per la massiccia presenza dell'area anarchica-antiautoritaria?
Forse per la mancanza di una leadership che pacifichi tutto e che
scenda a compromessi con i criminali di stato? Forse per
l'impossibilità di farla da padroni e da giudici come vecchia
tradizione paesana?
Quali saranno i motivi che vi hanno spinto a non partecipare, se non addirittura a boicottare questa situazione?
Noi, che, autonomamente, ci siamo andati, abbiamo potuto notare come in
Europa stia crescendo un movimento molto vario e determinato, lontano
da qualsiasi logica di partito, gerarchia e pacificazione della lotta,
con l'intento di diffondere pratiche alternative non preconfezionate,
basato sulla reale volontà di combattere il sistema, capace di
autorganizzarsi e di proporre il proprio anticapitalismo a partire
dalla socializzazione di esperienze diverse su basi di confronto e di
apertura, fino alle azioni dirette e simboliche di protesta.
L'esperienza dei campeggi di Annemasse, Losanna e Ginevra è, da
questo punto di vista, assolutamente eccezionale, in quanto ha
costituito un momento di crescita individuale e collettiva delle
realtà diverse sparse per il pianeta.
In Italia, invece, il movimento è fermo da troppo tempo a causa
di individui ed organizzazioni che hanno monopolizzato la lotta,
scegliendo a volte la strada del compromesso, autoproclamandosi leader
per finire su tutti i giornali e guadagnarsi spesso squallide simpatie.
Il risultato è un movimento assente, privo del tutto o quasi di
progettualità a livello locale, senza più chiari
obiettivi e capace solo di elogiare o condannare le forme di lotta in
base al gusto del pubblico o del partito finanziatore. In Svizzera
abbiamo avuto la conferma della necessità di liberarci di chi
vuole farsi capo e/o gestore della lotta. Dobbiamo liberarci dall'idea
di compagni buoni e cattivi e capire che l'eterogeneità delle
forme di lotta è la nostra forza, dobbiamo imparare dalle
esperienze di ogni singolo compagno ed eliminare tutte quelle formule e
forme a priori di pregiudizio di cui è impregnato il movimento
tutto, e dobbiamo farlo ora che la repressione avanza sempre più
veloce.
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