Pietro Bandiera, Michele Pellegrino, Francesco Incalza, Francesco Adesso, Paolo Chianese, Luigi Petrone, Carlo Solimene, Fabio Ciccimarra.
Comuni cittadini?
No.
In questi giorni le prime pagine dei giornali e le prime notizie dei tg sono tutte per loro.
Si fosse trattato di chiunque altro non se ne saprebbe nulla.
Sono stati arrestati per le violenze accadute il 17 marzo 2001 a Napoli.
Black block?
No.
Poliziotti.
Gli altri, quelli che l’hanno fatta franca, sono incazzati neri e
organizzano un bel girotondo eversivo, ritardando nei fatti l’arresto.
Eversivo perché le misure cautelari ordinate dalla procura sono
state eseguite dalla polizia giudiziaria fuori dai termini predisposti
dai PM, le cui direttive imponevano la notifica degli arresti
domiciliari nelle stesse abitazioni degli 8 poliziotti all’alba del
mattino seguente.
Contravvenendo a tali disposizioni, le notifiche sono avvenute nella stessa questura, suscitando le reazioni dei colleghi.
Eversivo, insomma perché, si è verificato un contrasto
tra potere giudiziario e forze dell’ordine, e, indirettamente, tra
potere giudiziario e potere esecutivo.
Il governo Berlusconi non poteva che assumere una posizione parziale e
pregiudiziale di incondizionato appoggio ai poliziotti coinvolti, in
quanto questa e' la prospettiva politica di un regime che ha deciso a
tavolino la soppressione di ogni dissenso politico e sociale alla sua
opera di "rinascita". Il tutto condito dalle timidezze dell'Ulivo e
altri, incapaci di reagire veementemente a tutto ciò.
Le dichiarazioni di Fini, Scajola e della classe politica al governo
nel nostro paese sono di totale irresponsabilità politica, in
quanto creano quello scontro aperto tra poteri dello stato (come
già detto tra esecutivo e giudiziario), intervenendo in una
inchiesta della quale i signori del governo di certo non possono
conoscere i dettagli.
Il tutto fa parte di un unico progetto repressivo finalizzato alla
tacitazione di ogni dissenso sociale, quando non incanalato in forme
partitico-istituzionali, il quale va ben al di là del governo
Berlusconi ma s’innesta perfettamente in una prassi europea e
statunitense partita nel 1999 con gli scontri di Seattle.
Fin dove bisognerebbe scavare per capire fino a che a livello far
ricadere le vere responsabilità politiche che si celano dietro
il singolo agente che picchia in piazza?
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