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Cosa vogliamo? Tutto... ma innanzitutto SPAZIO! Spazio per vivere, comunicare e pensare. Spazio per giocare, studiare e costruire. Spazio per respirare, ballare e opporci. Spazio per parlare, sognare e muoverci. Spazio per informare, imparare e socializzare. Spazio per condividere, lottare e creare. Spazio per riappropriarci delle nostre vite. Dalla provincia vesuviana (Portici, S. Giorgio a Cremano, Ercolano, Torre del Greco) per aggregare gruppi, collettivi e singoli individui attorno ad un progetto di riconquista degli spazi.









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Pietro Bandiera, Michele Pellegrino, Francesco Incalza, Francesco Adesso, Paolo Chianese, Luigi Petrone, Carlo Solimene, Fabio Ciccimarra.

Comuni cittadini?

No.

In questi giorni le prime pagine dei giornali e le prime notizie dei tg sono tutte per loro.

Si fosse trattato di chiunque altro non se ne saprebbe nulla.

Sono stati arrestati per le violenze accadute il 17 marzo 2001 a Napoli.

Black block?

No.

Poliziotti.

Gli altri, quelli che l’hanno fatta franca, sono incazzati neri e organizzano un bel girotondo eversivo, ritardando nei fatti l’arresto.


Eversivo perché le misure cautelari ordinate dalla procura sono state eseguite dalla polizia giudiziaria fuori dai termini predisposti dai PM, le cui direttive imponevano la notifica degli arresti domiciliari nelle stesse abitazioni degli 8 poliziotti all’alba del mattino seguente.

Contravvenendo a tali disposizioni, le notifiche sono avvenute nella stessa questura, suscitando le reazioni dei colleghi.

Eversivo, insomma perché, si è verificato un contrasto tra potere giudiziario e forze dell’ordine, e, indirettamente, tra potere giudiziario e potere esecutivo.

Il governo Berlusconi non poteva che assumere una posizione parziale e pregiudiziale di incondizionato appoggio ai poliziotti coinvolti, in quanto questa e' la prospettiva politica di un regime che ha deciso a tavolino la soppressione di ogni dissenso politico e sociale alla sua opera di "rinascita". Il tutto condito dalle timidezze dell'Ulivo e altri, incapaci di reagire veementemente a tutto ciò.

Le dichiarazioni di Fini, Scajola e della classe politica al governo nel nostro paese sono di totale irresponsabilità politica, in quanto creano quello scontro aperto tra poteri dello stato (come già detto tra esecutivo e giudiziario), intervenendo in una inchiesta della quale i signori del governo di certo non possono conoscere i dettagli.

Il tutto fa parte di un unico progetto repressivo finalizzato alla tacitazione di ogni dissenso sociale, quando non incanalato in forme partitico-istituzionali, il quale va ben al di là del governo Berlusconi ma s’innesta perfettamente in una prassi europea e statunitense partita nel 1999 con gli scontri di Seattle.

Fin dove bisognerebbe scavare per capire fino a che a livello far ricadere le vere responsabilità politiche che si celano dietro il singolo agente che picchia in piazza?






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