PALESTINA LIBERA ORA!
Alla luce
dell’attuale livello di repressione ad opera dello stato fascista
Israeliano ai danni della popolazione palestinese crediamo di dover
esprimere piena condanna alla politica di neo-occupazione del governo
di unità nazionale di Ariel Sharon e massima solidarietà
alla lotta di liberazione del popolo Palestinese.
La repressione
ininterrotta, cui i palestinesi sono sottoposti all’interno di quegli
stessi ghetti chiamati campi profughi, ha raggiunto dimensioni e
intensità di fronte alle quali il silenzio nei fatti dell’Unione
Europea e dei media occidentali fa terrore a chi è ancora in
possesso di un minimo di coscienza.
Dal 1967 una
popolazione di quasi 4 milioni di persone è costretta in confini
il cui intento strategico è dettato unicamente dalle esigenze
logistico/energetiche dello stato israeliano. I Palestinesi sono
costretti in territori frammentati (Cisgiordania e striscia di Gaza),
nei quali gli sono negati gli spostamenti; vivono (?) ridotti ad
elemosinare ogni approvvigionamento dai meglio situati territori
israeliani costretti e ad accettare una schiavitù di fatto al
soldo della borghesia israeliana.
Nella logica
della neo-occupazione sostenuta dal governo sionista vi è
il progetto della creazione di molteplici zone completamente
militarizzate formalmente adibite alla repressione del fenomeno
terrorista, ma di fatto finalizzate ad una ulteriore sottrazione di
Terra al popolo Palestinese.
Va sottolineato
che tale situazione è il frutto della politica di un governo di
unità nazionale (e non di estrema destra), in cui sono presenti
storici personaggi della sinistra israeliana (Peres/Esteri Ben
Eliezer/Difesa), la quale si è ricollocata rispetto ai suoi
antichi convincimenti a favore di posizioni reazionarie.
Nel suo folle
delirio, la supposta democrazia israeliana consente di fatto al suo
esercito di sparare sui mezzi di soccorso della mezzaluna palestinese,
vieta il soccorso dei feriti, paralizza le attività ospedaliere
a danno dei civili, nega (fino all’uccisione di giornalisti) un minimo
diritto di cronaca con l’ espulsione della stampa indipendente
indesiderata… tale militarismo anti-democratico si riflette sulla
stessa popolazione israeliana con la messa in carcere dei riservisti
che si oppongono all’opera di oppressione e di chiunque si rifiuti di
prestare servizio nelle fila dell’esercito.
All’ oppressione
esercitata dallo stato israeliano si oppone l’Intifada del popolo
Palestinese, vera lotta di liberazione nazionale diretta
all’autodeterminazione di un popolo che mai si è rassegnato ad
un’esistenza servile nei confronti dell’occupante. Non possiamo che
rigettare l’ipocrisia dell’equidistanza che vuole mascherare le reali
responsabilità e gli interessi legati alle risorse energetiche
nei territori.
Crediamo che il
minimo di giustizia implichi l’immediato ritiro dei carri armati dai
territori, il riconoscimento di uno stato Palestinese e un equa
distribuzione del territorio con l’allontanamento dei coloni dalla
Terra Palestinese.
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