16 Aprile 2002 una giornata contro…
Lo sfacciato attacco del governo Berlusconi all’articolo base dello
statuto dei lavoratori (art. 18) è solo un momento di una
strategia pluripartica che mira a confinare la classe lavoratrice nei
meandri di una schiavitù ottenuta con la flessibilizzazione dei
rapporti di lavoro e la conseguente precarizzazione delle esistenze.
Tale strategia di riassetto sociale parte nel ‘93 con gli accordi di
luglio per percorrere indisturbata gli interi anni ‘90 nella più
totale indifferenza dolosa dei sindacati confederali.
Spostare l’attenzione della lotta sul solo articolo 18 significa non
capire la portata di un decennio ulivista teso alla realizzazione di
una politica economica di stampo prettamente neoliberista.
Una fase durissima di reazionarismo normativo sui fondamentali diritti
dei lavoratori si è avuto nel ’96 col pacchetto Treu, riforma
responsabile della generalizzazione dei contratti a tempo determinato,
dei contratti part-time, del lavoro interinale.
Tale linea di ridefinizione delle tutele ha aperto la strada al recente
attacco all’articolo 18, caposaldo della stessa possibilità di
fare attività sindacale all’interno delle aziende.
Ultima arrivata la riforma del collocamento; la previsione della
chiamata diretta tramite colloquio evidenzia la necessità
confindustriale di selezionare la base lavoratrice, evitando che
elementi pensanti possano introdursi nel dibattito sindacale aziendale.
Una lotta sindacale che rimetta in discussione tutti gli arretramenti
che i/le lavoratori/rici hanno dovuto subire nell’ultimo decennio
comporta la diffusione della consapevolezza che i nostri diritti non ci
verranno restituiti da un agognante politica concertativa confederale
nè tanto meno da una ormai evidente radicalizzazione
neoliberista del centro sinistra.
La ripresa di una lotta congiunta di studenti e lavoratori al di fuori
di ogni delega ai sindacati confederali è l’unica via per
tentare di riconquistare quelle tutele che rischiano di diventare
archeologia sindacale.
Vogliamo
un futuro, e lo vogliamo pensare libero dalla precarietà, libero
dalle trame della confindustria, libero dai confederali…
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