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Davanti alla crisi economica che ha colpito l’Argentina, la classe operaia non è certo rimasta a guardare o ad aspettare che il governo attraverso i vari sussidi/mazzette della Banca Mondiale facesse qualcosa. Attualmente, sono circa duecento le fabbriche occupate in Argentina. Alcune bajo control obrero. Sotto controllo operaio, appunto. Gli operai di molte fabbriche si sono resi conto di poter fronteggiare la crisi rilanciando la produzione.
Il 5 dicembre 2002 abbiamo partecipato ad un incontro con due operai della Zanon, una fabbrica di ceramica che da oltre 13 mesi è in occupazione ed è stata la prima in Argentina a ricominciare a lavorare sotto controllo operaio in perfetta autogestione. Hanno raccontato la loro esperienza.
Allo scoppio della crisi il signor Zanon aveva minacciato licenziamenti per circa un terzo dei lavoratori della sua fabbrica, una delle più grandi del sudamerica nel proprio settore. In risposta agli scioperi organizzati dagli altri operai in solidarietà per i licenziandi, il padrone Zanon aveva promesso la chiusura. 1 ottobre 2002, gli operai della Zanon occupavano la fabbrica, una fabbrica dove si arrivava a lavorare 16 ore di seguito, dove c'era un sorvegliante ogni tre lavoratori, dove il sindacato burocratico non faceva altro che facilitare il feroce sfruttamento e le ingiustizie della famiglia Zanon, in un paese dove il 60% della popolazione vive sotto il livello di povertà.
Oggi a più di un anno di distanza ci raccontano che le cose vanno piuttosto bene, anche se all’inizio le cose sono state piuttosto difficili anche a causa della situazione che è completamente illegale davanti alle istituzioni. Nella fabbrica l’organo più rappresentativo è l’assemblea, dove tutti hanno diritto di parlare. Tutte le decisioni vengono prese in assemblea e le scelte imprenditoriali sono discusse con i compagni del collettivo della facoltà di Economia. Ora tutti i lavoratori della fabbrica ricevono lo stesso salario, che è più alto di uno stipendio medio di un operaio argentino. Uno degli ostacoli più grossi che gli operai della Zanon hanno dovuto affrontare all’inizio della loro lotta è stato quello del reperimento della materia prima per il porcellanato. La Zanon per anni aveva derubato le comunità Mapuche dell’argilla. Ora tra i compagni della fabbrica e le minoranze Mapuche ci sono accordi “puliti” sullo scambio dell’argilla. Inoltre i lavoratori della Zanon hanno sviluppato la serie Mapuche: piastrelle raffiguranti i simboli tradizionali della cultura Mapuche. Solido è anche il rapporto che i lavoratori intrattengono con i disoccupati. A parte la reciproca solidarietà nelle lotte, i compagni della Zanon hanno deciso di assumere alcuni disoccupati per lavorare nella fabbrica. Questi, dopo averne discusso, hanno deciso di alternarsi sul lavoro dando a tutti la possibilità di lavorare. Inoltre quelli della Zanon insieme ad i compagni della facoltà di Ingegneria stanno realizzando una macchina per gli imballaggi (tutti gli imballaggi della Zanon hanno marcato: Zanon a bajo control obrero) che sarà posta nel quartiere dei disoccupati.
In questo momento in Argentina le fabbriche occupate sono talmente tante e ben organizzate da essere state capaci di organizzare tra la fine di agosto ed i primi di settembre il “congresso nazionale delle fabbriche occupate” il cui documento finale ha lanciato, come primo punto, un invito alla solidarietà ed alla fratellanza della classe operaia: SE TOCCANO UNA TOCCANO TUTTE.
Prima di salutarci i compagni argentini hanno voluto esprimerci la loro solidarietà per gli eccezionali eventi repressivi che stanno colpendo gli attivisti italiani del movimento. Le ultime parole sono state per i lavoratori della FIAT. I compagni della Zanon hanno raccontato di aver ricevuto molta solidarietà al principio della loro lotta ed ora che si sentivano finalmente pronti per restituirla erano scesi in Sicilia, a Termini Imerese a lottare con i compagni della Fiat e a raccontare loro la propria esperienza di gestione della produzione sotto controllo operaio.
Questo significa mettere la fabbrica al servizio del popolo. Con questa frase si concludeva ogni fase del racconto dei compagni della Zanon. E’ vero. La Zanon è del popolo.






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