Alcuni
studi assegnano alle popolazioni provenienti dal Sud Africa
l’introduzione della canapa nel Sud America. In America
del Nord è addirittura George Washington a regalare
una testimonianza della presenza della canapa appuntando (nel
suo diario del 1765) note e dettagli sulla coltivazione della
pianta; coltura che egli stesso praticava.
È
probabile che l’Europa abbia conosciuto la canapa indiana
nel Medioevo, portata dai Crociati di ritorno dalla Terra
Santa; certo è che nel ‘500 è ingrediente
comune nei ricettari di stregoneria.
Diventerà argomento di dominio
letterario: nel corso del tempo si avvicenderanno Rabelais,
Gautier, Dumas, Baudelaire, Carroll, Verga, Benjamin.
Nell’Europa
del XVII secolo, venne rilevata una differenza tra la pianta
della canapa che cresceva in India e quella europea. Alla
fine del ‘700 questa distinzione diede luogo ad un cospicuo
dibattito che si concluse con la distinzione tra la canapa
indica e la canapa sativa
(in realtà non si tratta di due piante diverse ma solo
di diverse varietà).
Numerosi
studi sulla canapa risalgono alla spedizione napoleonica in
Egitto, ma le prime ricerche chimiche sono datate intorno
al 1830, in questi anni gli studi sulla canapa affascinano
il fior fiore del panorama scientifico europeo.
Il principio attivo della pianta
fu isolato nel 1896 da Wood, Spivey e Easterfield.
Per
tutto il XIX secolo ricercatori come G. Polli e C. Erba continuarono
a studiare la canapa che la medicina considerò fino
al 1900 come un farmaco analgesico,
antispasmodico e antidepressivo.
Nel
1937 Henry Ford produsse la prima vettura interamente composta
di canapa e alimentata da carburante estratto dalla pianta
medesima, nello stesso periodo vengono promulgate le prime
leggi atte a regolamentarne l’uso. |