Verso
la fine dell’Ottocento lo scienziato Albert
Niemann riuscì ad isolare il principale alcaloide
della coca. Da allora molte case farmaceutiche cominciarono
a produrre preparati a base di coca, commercializzati come
tonici e bevande. Ad insistere sull’uso terapeutico
di cocaina furono anche gli scritti di nomi importanti come
Sigmund Freud (Uber Coca, 1884).
L’uso
di cocaina trovò ampio spazio nelle terapie
sanitarie governative come coadiuvante per reduci
militari, per rendere gli operai più produttivi,
per sciogliere animo e psiche di particolari casi di timidezza,
per disintossicare morfinomani e alcolizzati. Ben presto
questi consumatori si trovarono a combattere con nuovi fantasmi:
molta ansia, delirio, paranoia, forti alterazioni sensoriali.
In poco tempo la cocaina diventava un grosso
affare economico e un grave
problema sociale e sanitario.
Nel
1914 l’uso fu reso illegale con l’Harrison
Narcotics Act, ma questo non impedì il diffondersi
e il “successo” di questa sostanza.
Negli
anni settanta e ottanta la cocaina è la droga degli
artisti e dei ricchi, per l’immaginario che l’accompagna
e soprattutto per i costi elevati delle dosi.
Oggi,
il consumo di cocaina, ha disintegrato ogni tipo di barriera,
siano queste geografiche o sociali (la usa il politico la
usa il ragazzo di strada), ha raggiunto livelli
di consumo smisurati, portando la richiesta a una
crescita spaventosa.