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MARTA FEDE MILO ORLANDO

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Circolo Anarchico Ponte Della Ghisolfa
 

:: 22 Dicembre 2004::

Inizia il secondo troncone del processo: accettata l'istanza di scarcerazione per orlando anche se con forti restrizioni!

Il 16 marzo 2005 discussione e sentenza

- Trascrizione udienza del 26.01.2005 by imc italy
- Trascrizione udienza del 12.01.2005 by imc italy
- Trascrizione udienza del 22.12.2004 by imc italy
- Comunicato ORSO

Si replica il 12 gennaio 2005 con il banco animato da polfer e digos.
Che combinazione: fascisti e polizia dallo stesso lato della sbarra!

::17 Novembre 2004::

Oggi, mercoledì 17 novembre, presso il Tribunale di Genova, si è tenuta la prima tranche del processo contro gli antifascisti milanesi. Oggi, mercoledì 17 novembre, presso il Tribunale di Genova, si è tenuta la prima tranche del processo contro gli antifascisti milanesi.

Evitiamo di scendere per l'ennesima volta nel dettaglio dei fatti di quel maledetto gennaio scorso, lo abbiamo fatto fin troppe volte ormai. Ricordiamo solo che in conseguenza di un paio di ceffoni dati a due idioti che propagandavano idee razziste (con magliette del "potere bianco", spille e toppe con svastiche e vario altro pattume) e all'invito a privarsi, almeno in parte, di quell'armamentario dell'intolleranza per questi nostri quattro compagni da marzo è stato disposto l'arresto preventivo. Oggi, ad otto mesi di distanza, continua imperterrita l'ignobile odissea fatta di carcere, arresti domiciliari, libertà vigilata ecc.

Accusati di aggressione e rapina! Accuse tanto pesanti e ingiustificate da lasciare senza parole tutti. Accuse confermate dalla sentenza di oggi che condanna a tre anni, scontati in abbreviato a 1 anno e 11 mesi, due dai quattro imputati. Ma di quale aggressione e rapina si favoleggia? Eravamo in più di cento su quel treno, manifestanti antifascisti che da Milano si recavano a Genova per portare solidarietà ad uno spazio autogestito vittima di destre aggressioni e intimidazioni. Nonostante nella nostra città i fascisti avessero assassinato non molto tempo prima un militante antirazzista non vi è stato nessun linciaggio sul vagone. Tanta la rabbia per la morte di Dax, ma la maturità politica e la lucidità dei compagni presenti ha garantito l'incolumità di questi razzistelli finiti chissà come sul treno dei manifestanti. A fronte dell'odio razziale tranquillamente propagandato dalle loro magliette, oltre agli inevitabili insulti dei compagni allibiti e a due manate, sono stati fatti tranquillamente scendere alla prima fermata. Con i compagni che si stringevano ai lati per permettergli di abbandonare quel vagone gremito di manifestanti. Del resto lo hanno ammesso anche loro, come ulteriore dimostrazione basti ricordare che i referti medici esibiti dai pubblici ministeri diagnosticano non più di 6 e 10 giorni di prognosi.

Purtroppo non basta avere ragione e forte era il presentimento che saremmo stati condannati perché il copione è già scritto e le cose si sono spinte troppo oltre. Nonostante tutta questa maledetta carcerazione preventiva fosse già stato un prezzo altissimo, la pubblica accusa ha chiesto una condanna a 6 anni e 9 mesi di reclusione per ciascun imputato. Difficile trovare le parole per commentare una richiesta così spropositata, evidentemente la strategia congeniata dai PM ha puntato ad ottenere una condanna il più alta possibile partendo da cifre tanto esorbitanti. Un obbiettivo parzialmente raggiunto con questa sentenza che, mantenendo sostanzialmente inalterato un impianto accusatorio costruito ad arte sulla base di un episodio pretestuoso, condanna a 3 anni di reclusione i due compagni. Viene spontaneo paragonare questa vicenda ad episodi ben più gravi, come l'esito del processo agli assassini di Dax dove fra i tre aggressori, due hanno ricevuto pene non superiori ai 4 anni, o riferirsi alle recenti aggressioni verificatesi in più città per mano fascista, a rilevare un evidente ed abissale disparità di trattamento. Lontana da noi l'intenzione di fare appello ad alcun provvedimento giuridico nei loro confronti, non sono queste le armi a cui siamo soliti fare ricorso.

Ricordiamo che l'odissea giudiziaria in cui siamo stati coinvolti non si è ancora conclusa, il secondo troncone del processo inizierà il 22 dicembre e vedrà sul banco degli imputati gli altri due antifascisti. Certo è che l'esito di questa giornata appesantisce ulteriormente il clima persecutorio a cui siamo soggetti. E' sfortuna, ci hanno detto, la magistratura genovese è condizionata dai procedimenti sul G8 e non c'è serenità nel giudizio (aggiungeremmo non c'è senso della misura). Ma questa spiegazione non può essere esaustiva.
Officina della Resistenza SOciale



Milano, 24 marzo 2004, ore 6:30 del mattino. Nelle abitazioni di due compagni e di una compagna si presenta la digos di Genova accompagnata da quella di Milano. I tre vengono arrestati e trasferiti nelle galere genovesi. Il 15 aprile 2004 viene arrestato un quarto compagno, acccusato anche lui di trovarsi sul treno antifa diretto a Genova e di aver partecipato all'allontamento di quattro nazisti presenti sulla carrozza

A qualche mese di distanza dagli arresti di Marta, Milo, Orlando e Fede abbiamo deciso di pubblicare un dossier per ricostruire i fatti e capire le ragioni per cui ancora oggi i 4 compagni debbano pagare un cosi' caro prezzo per la propria militanza antifascista.
Vogliamo ricordare le mobilitazioni e la solidarieta' nate intorno ad un cosi' grave episodio, sottolineare l'accanimento dell'azione repressiva, che servendosi di un'assurda montatura ad opera della magistratura tiene nelle patrie galere chi combatte razzismo e xenofobia nelle strade delle nostre citta'.
L'episodio risale alla mattina del 24 marzo, quando la Digos di Genova e Milano effettua una serie di perquisizioni e tre arresti, a cui se ne aggiunge un quarto venti giorni dopo.

L'imputazione é aggressione e rapina ad un gruppetto di fascisti, in realta' solo schiaffeggiati ed invitati a togliersi di dosso alcune magliette inneggianti la razza bianca, poi allontanati dal treno che portava duecento compagni al corteo antifascista che si e' svolto a Genova il 17 Gennaio in solidarieta' al centro sociale Pinelli, vittima soltanto poche settimane prima di attacchi incendiari ad opera di esponenti di estrema destra.
In poco tempo si capisce che il teorema accusatorio e' gia' bello e confezionato, il pubblico ministero genovese gonfia ad arte ed isola l'episodio dal contesto politico in cui si inserisce, riconducendo a violenza privata l'accaduto ,da un lato spoliticizzando i fatti, dall'altro colpendo al cuore l'antifascismo.
Obbiettivo: indebolire i soggetti piu' scomodi, in un clima post G8 di caccia alle streghe. Nel mirino soggetti politici che oltre all'antifascismo e all'antirazzismo si spendono per altre battaglie sociali, sostengono l'occupazione delle case sfitte in nome del diritto a condizioni di vita diverse, l'apertura di spazi sociali autogestiti per una circolazione di controinformazione e la diffusione di controcultura,

Nella delicata fase sociale che contraddistingue questi anni, caratterizzata da un revisionismo storico diffuso, e' il braccio penale dello stato che reprime senza piu' mediazioni.
Sotto processo non sono i compagni ma le lotte sociali che rappresentano. E' il loro antirazzismo e antisessismo all'interno del piu' ampio percorso per le trasformazioni sociali. Non e' un caso che gli arresti preventivi siano effettuati dopo la cinque giorni di inziative ad un anno dall'omicidio di Dax, cinque intensi momenti di partecipazione politica attiva che hanno attraversato la metropoli, culminati con l'occupazione a scopo abitativo di un grosso stabile da tempo in disuso al termine di una grossa manifestazione di piazza.
Va da se che nonostante il puerile (ma fruttuoso) tentativo di spoliticizzare la vicenda, questi arresti sono da addebbitarsi alla malcelata volonta' di neutralizzare i nuovi attori politici, attraverso dinamiche pretestuose che non lasciano spazio all'impegno dei movimenti. In particolare le numerose aggressioni fasciste avvenute negli ultimi due anni in tutta Italia ma con un particolare epicentro nel lombardo ed a Milano, dove a piu' riprese dei compagni sono stati aggrediti a coltellate per le strade della citta', testimoniano la improrogabile necessita' di monitorare con piu' efficacia gli ambiti della destra intollerante. Gli organi inquirenti per contro, in uno scenario di questo tipo si accingono a comminare anni di carcerazione per "due sberle" educative. Lungi da noi la volonta' di evocare interventi repressivi nei confronti di chiunque, ma vale la pena sottolineare la sospetta disparita' di trattamento. Al momento della redazione del dossier, e' cioe' a quasi 6 mesi dagli arresti, Federico e' ancora in galera, periodicamente vittima di angherie e dispetti da parte degli agenti penitenziari, Orlando dopo tre mesi di carcere e tre trasferimenti di istituto e' ancora rinchiuso in casa per i domiciliari,
Marta e Milo hanno trascorso un mese in prigione e tuttora vivono al ''confino'' nei loro paesi di origine.
Questo lavoro riportera' infine le impressioni dei compagni sulla loro esperienza nell'universo carcerario italiano, un mondo chiuso da spesse ed impenetrabili mura che impediscono agli sguardi di soffermarsi sui piccoli e grandi orrori che vi albergano.
Che questi nostri compagni vi stiano passando una parte della loro vita ha permesso a noi tutti di squarciarne il velo e di percepire distintamente la disperazione di questa umanita' sofferente, costretta a sopravvivere in condizioni difficilissime che mettono a rischio la loro tenuta fisica e psicologica, e questo fuori da ogni falsa retorica rieducativa. Potremmo definire il carcere come una metafora della nostra societa': i meccanismi di controllo, il razzismo, la mancanza dei diritti, l'esclusione degli ultimi, sono soltanto amplificati a dismisura.

Dedichiamo questo lavoro a Dax compagno meraviglioso, ma anche ai Klodian, agli Aziz, ai Luba, ai Pino, ai Michelino, ...alle Rita, Amalia, Giovanna, Susy, Joel, Fatima, Roby, Lori, Lucia, Samy ...che hanno regalato parte della loro preziosa umanita' ai nostri compagni imprigionati.