Nello stesso periodo in Occidente non si registravano restrizioni
sul consumo di oppiacei: derivati dell’oppio venivano
acquistati nelle farmacie europee e americane senza prescrizione
di ricetta. Il consumo d’oppio non aveva connotazioni
negative e chi ne faceva uso non subiva emarginazioni. La
dipendenza da oppio diventerà un problema nella seconda
metà dell’800, con la diffusione della morfina
(dal dio del sonno Morfeo), alcaloide dell’oppio,
isolato all’inizio dello stesso secolo. Il consumo
di morfina attraverso iniezione (la siringa ipodermica era
stata appena inventata) prende piede tra gli appartenenti
all’alta società e fra le schiere di artisti.
Nonostante
gli effetti della sostanza siano più forti, la morfina
era ritenuta come il migliore tra gli analgesici, adoperata
diffusamente come farmaco e per curare la stessa dipendenza
da oppio.
La guerra di secessione riportò a casa quasi 50000
militari dipendenti da morfina. Per la prima volta si guardò
seriamente al problema della dipendenza.
Nel
1874 il ricercatore inglese C.R. Wright,
sintetizza per la prima volta l’eroina (dal tedesco
heroisch, eroico), o diacetilmorfina, elaborato semisintetico
della morfina ma molto più potente. Con la commercializzazione
farmaceutica ad opera della Bayer, l’eroina
prese il posto della morfina nelle cure analgesiche e nella
cura delle dipendenze da morfina.
Il
divieto al consumo di eroina arriverà nel 1914 ad
opera dell’Harrison Narcotic
Act. L’espansione dell’uso di eroina
ad uso ricreativo si verificò intorno al 1930, incrementata
dal sorgere di numerose fabbriche clandestine.
Si
delineerà da qui a poco la figura «sociale»
deviata e devastata del «drogato» di eroina.
Il
metadone (un composto completamente
sintetico risultato delle ricerche del Reich di Adolf Hitler)
diventa negli anni ’70 il primo tra i trattamenti
per la dipendenza da eroina. In questi anni il consumo di
eroina si allarga in modo esasperato toccando fasce sociali
e culturali anche molto diverse.