2010.10.08



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Immaginare il progetto come uno spazio che comprende riserve, domande da porre.
— Gilles Clément - Manifesto del Terzo paesaggio

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#1

passato presente & futuro

silvia makita writes:... ad un certo punto della conferenza [Il ritmo nella vita dell'adulto] ha notato e commentato benevolmente che prima stavo sferruzzando e che quindi conosco i tempi lunghi di un fare antico....ma in conclusione diceva che non dovremmo auspicare un ritorno al passato, ma agire nel presente accellerato con la consapevolezza individuale del tempo interno al micro cosmo-uomo e del tempo del macro-cosmo astrale.

beh, direi che e' scontato e semplificativo associare il lavoro a maglia al "ritorno al passato" e non a un continuo lavorio sul presente, addirittura proiettato [progettual|creativa]mente verso un futuro immediato, dietro l'angolo, che con il presente va a braccetto

e' poi altrettato scontato e piuttosto semplificativo accennare al "ritorno al passato" come qualcosa di reazionario, indurente, fissativo, nel senso che il passato e' pur sempre li con le sue culture e le sue pratiche e il nostro presente psichico e' importante che ne tragga esperienza attiva cioe' sviluppi quella capacita' critica che permette la rielaborazione di un agire in grado di formare una quotidianita' piu' profonda, in armonia, appunto,

con la consapevolezza individuale del tempo interno al micro cosmo-uomo e del tempo del macro-cosmo astrale.

una rielaborazione critica che spessatamente e' incessantemente rivoluzionaria, cioe' trasformativa di un presente che, altrettanto spessatamente, e' alienante, in particolare proprio nei confronti di questi tempi, o unico molteplice tempo, scansione di frequenze energetico/vitali

ho come l'intuizione che una certa frenesia o, diciamo,

presente accellerato...

non lascino respiro per una metabolizzazione delle esperienze, dell'esistenza, del proprio [agi|lavora]re, del proprio essere in armonia con quei tempi che fanno fremere la vita

ed e' proprio qui che certe pratiche di altri tempi ed altri luoghi possono essere capite, interpretate ed assimilate come strumenti di una economia di un'esistenza piu' piena, sintonizzata appunto su tutte quelle frequenze armoniche


tanto per rispondere indirettamente, da un'altra angolazione, all'associazione maglia "ritorno al passato" e all'esigenza trasformativa che il nostro agire deve portare con se ti segnalo questa notizia apparsa sul sito di "serpica naro"

non sottintendendo che io vorrei intrufolarmici (anche se non lo escludo a priori) che, secondo me, la situazione che s'e' venuta a creare tra noi di artigianalita' nomadica metropolitana e' ancora piu' in armonia con un

agire nel presente accellerato

siamo mooolto avanti, addirittura, forse, dissociat[i|e], altro che "ritorno al passato"


... ma in conclusione diceva
che non dovremmo auspicare un ritorno al passato,
ma agire nel presente

ma poi io mi chiedo, volendo essere pignolo e facendo il finto tonto, cos'e' 'sto ritorno al passato? un ritorno a dove? un minuto fa, un'ora, un giorno, un anno, quando mia mamma faceva la maglia, quando la faceva mia nonna, quando l'uomo scopri' che intrecciando poteva dar forma a delle maglie e dei tessuti con i quali ha dato vita alla cultura, a tutta una serie di concetti che hanno trasformato il suo linguaggio?

in fondo l'arte del tessere e del lavoro a maglia e', come evidenzio pure io con HacKnitting, anche l'arte del sequenziare i bit su bit che compongono questo "presente accellerato", intendendo l'arte appunto come un agire consapevole, proprio dell'hacking informatico, che scardina e acquisisce criticamente gli strumenti dell'agire rivoluzionando i mezzi e le tecniche in senso conviviale (come direbbe illich)

poi, da un punto di vista atemporale, lo sferruzio e la tessitura possono essere esperite come pratiche di meditazione... e qui si va oltre sia al "ritorno al passato" che al "presente accellerato", ma anche all'antroposofia; si iniziano a lanciare palline d'argilla e a piantare alberi (come direbbe fukuoka)

e ad oziarci sotto, con maglie e su tappeti autoprodotti (come direbbe gandhi)


tra l'altro, volendo proprio filosofeggiare, direi che lo sferruzzare si coniuga volentieri con il gerundio "sto facendo..." che sottende un processo in divenire il quale ingloba passato presente & futuro, abilmente intrecciati dalla creativita' dell'uomo.

Non tanto l'uomo in quanto re della creazione, ma piuttosto colui che è toccato dalla vita profonda di tutte le forme e di tutti i generi, che s'incarica delle stelle ed anche degli animali, e che non cessa di innestare una macchina-organo su una macchina-energia, un albero nel suo corpo, un seno nella bocca, il sole nel culo: eterno addetto alle macchine dell'universo...