2011.03.03
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Avvicinarsi alla diversità con stupore.
— Gilles Clément - Manifesto del Terzo paesaggio
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l'etica della "restanza" e nuovi soggetti nomadi
è da un pò di giorni che rifletto sul partire e il restare, sulla erranza e sulla restanza. forse per consolare le mie manchevolezze caratteriali, mi son detto: potrebbe pure essere visto così che chi ama il viaggio, chi non può fare a meno di viaggiare, più che vivere continuamente situazioni diverse, in fondo esperisce continuamente la stessa situazione della novità, lo stesso atteggiamento rimescolatore, un eterno ritorno alla partenza dell'esperienza. al contrario, chi resta, chi vive per tanto tempo in uno stesso luogo ne vive anche le variazioni, i cambiamenti che il trascorrere del tempo inevitabilmente imprime alle cose, alle persone, alle relazioni. ad esempio, anche la convivenza lunga in una famiglia permettere di viverne tante fasi evolutive, di farne esperienza; cosa che viene a mancare nel caso in cui non si riesca a mantenere legami che si sviluppano nel tempo...
ebbene, oggi mi sono imbattuto in una nuova pubblicazione della casa editrice "Quodlibet" dal titolo Pietre di pane - Un'antropologia del restare dove in fondo si scava alla ricerca di un senso simile alla mia riflessione
... davvero il restare va accostato all'immobilità, alla scelta di non incontrare l'alterità e di non fare i conti con la propria ombra, il proprio doppio? Restare è difendere un appaesamento o esiste anche una maniera spaesante di restare... Restare è un'arte, un'invenzione; un esercizio che mette in crisi le retoriche delle identità locali. Restare è una diversa pratica dei luoghi e una diversa esperienza del tempo... [scheda libro]
sempre su questa lunghezza d'onda sembrano essere le due citazioni in quarta di copertina di "Nuovi soggetti nomadi - Transizioni e identità postnazionaliste" di Rosi Braidotti (luca sossella editore):
Ecco che cos'è la scrittura: diventare poliglotti nella propria lingua madre.
Lo stato nomade, più che dall'atto del viaggiare, è definito da una presa di coscienza che sostiene il desiderio del ribaltamento delle convenzioni date: è una passione politica per la trasformazione o il cambiamento radicale.
per associazione mi viene alla mente viazè, cioè Viaggiare. L'opinione di certe persone particolarmente radicate al proprio territorio... tratto prevalentemente dalle poesie di Raffaello Baldini, poeta romagnolo
viazè
"Mo viaza tè, mè a stag bèn do ch'a so,
ch'i vèn da fura, aquè, pu u i è Suièn,
Vròcc, la Pargàia, ch'a n 'i so mai stè
ma la Pargàia, gnenca tè? Mo 'lòura
csa vèt zarchè vaièun, che me sno e' lèt
furistir, e' cuschi, che sa n'ò e' mèi,
pu tòtt, t vè vèa se sòul, t'arèiv ch'e' piòv
ta n cnòss niscèun, u t tòcca dmandè sèmpra
e al gambi quand l'è nòta, vdài e' mond?
Che dòp t ci piò pataca ca ne prèima,
mo me u m pis ènca i pòst ch'u n suzèd gnènt.
A cal zò te Mareccia,
un slèrg, t'vè do ch'u t pèr, e tott chi sas,
mo u i n'è ch'à di culèur,
i lèus, sott'aqua, quèsti l'è al zità!
O a so balengh? E piò in là do burdèli
s'un gran maz ad fièur zal, al rèid, al còrr,
a pi nèud, sòura i sas, mo cmè ch'al fa?"
Ma viaggia tu, io sto bene dove sono/che vengono da fuori, qui, poi c'è Sogliano/
Verucchio, Perticara; che non ci sono mai stato/a Perticara, neanche tu? Ma allora/
Cosa vai a cercare in giro, che io, solo il letto/forestiero, il cuscino, che se non ho il mio/
Poi tutto, vai via col sole, arrivi che piove/non conosci nessuno, devi sempre chiedere,/
E le gambe, quand'è notte, vedere il mondo?/Che dopo sei più coglione di prima?/
Ma a me piacciono anche i posti dove non succede niente, calo giù nel Marecchia/
Uno slargo, vai dove ti pare, e tutti quei sassi /ma ce n'è che hanno dei colori,/
Rilucono, sott'acqua, queste sono le città!/O sono balengo? E più in là due bambine/
Con un gran mazzo di fiori gialli ridono, corrono,/a piedi nudi, sui sassi, ma come fanno?