Nell'autunno 85, alla ripresa dell'anno scolastico, la società italiana è scossa da un brusco risveglio del movimento degli studenti. Nei primi 5 anni 80 gli studenti, come del resto tutti gli strati sociali protagonisti delle latte degli anni 70, non si erano fatti sentire quasi per niente e sulla scuola (in parallelo con la ristrutturazione delle fabbriche) si era abbattuta una ventata reazionaria che aveva avuto come conseguenza la chiusura degli spazi politici, il ristabilimento dei ruoli autoritari e della selezione. Dominante sul campo era rimasto il movimento di Comunione e Liberazione (CL), un movimento cattolico-integralista, strettamente legato alla chiesa e al partito reazionario della Democrazia Cristiana. Ad opporsi e CL rimanevano sparuti gruppi di giovani legati al Partito Comunista e a Democrazia Proletaria. Perfino gruppi di giovani fascisti si erano fatti vivi qua e là.
In questo panorama sconsolante il movimento dell'autunno 85 è stata una vera sorpresa.
Inizia nell'ottobre nella forma di mobilitazione a palla di neve degli studenti delle scuole medie superiori per protesta contro la mancanza di aule, insegnanti e strumenti didattici. Le forme della mobilitazione sono quelle tradizionali, occupazioni e manifestazioni di strada. Parte da Milano e si estende in tutta Italia. La stampa reazionaria fa di tutto per tranquillizzare i benpensanti commentando benevolmente il movimento dipinto come pacifico e come mosso dal desiderio di studiare di più e meglio. Nulla a che vedere con il '68 e gli anni successivi del movimento, violento e politicizzato. In un primo momento gli universitari sono assenti, ma ben presto si affiancano ai medi su un argomento analogo ma posto in modo da rivelare appieno la sostanza politica. Si tratta della opposizione alla legge finanziaria in discussione in Parlamento (si tratta di una legge sul bilancio dello stato, nella quale sono previste drastiche riduzioni delle spese sociali dello stato, ed aumenti di prezzi di svariati servizi; fra cui un forte aumento delle tasse universitarie). Un primo elemento importante balza agli occhi in questa prima fase. CL non solo è assente ma si oppone alle manifestazioni (che hanno come bersaglio personale il ministro della pubblica istruzione, la democristiana Falcucci), e nonostante ciò le mobilitazioni riescono benissimo e numerose. Un secondo elemento importate è costituito dal fatto che il movimento si da strutture organizzative stabili (coordinamenti e commissioni) nelle principali città ed anche a livello nazionale, i giovani di DP e PCI sono presenti, ma con un atteggiamento diverso. DP appoggia decisamente, mentre il PCI è titubante. Riappaiono componenti autonome, ritenute scomparse per sempre. Questa prima fase si conclude con le grandi manifestazioni di Milano e Roma del 12 dicembre, che si concludono con violenti scontri con la polizia. è utile ricordare che il 12 dicembre è la ricorrenza della Strage di Stato di Piazza Fontana (Milano, 12/12/69), data che per anni era stata occasione di manifestazioni sempre caratterizzate da scontri violenti e che negli ultimi anni sembrava dimenticata. A questo punto la stampa reazionaria si allarma e smette di coccolare i "bravi ragazzi che vogliono studiare", inizialmente apparentemente tanto diversi dai loro antenati del '68. la nuova dimensione assunta in pochi mesi dal movimento, si sviluppa in alcuni aspetti molto significativi. I giovani del PCI escono a livello nazionale da tutti i coordinamenti, probabilmente per non ostacolare le manovre parlamentari del partito dirette a trovare un compromesso sulla legge finanziaria. Lo stretto collegamento dei temi posti dalla legge finanziaria con quelli attenenti ai problemi dei lavoratori (tasse, tariffe, salario indiretto) dà luogo ad un avvicinamento del movimento degli studenti con il movimento di lotta dei lavoratori ripreso nell'84, con il movimento detto degli "autoconvocati" (cioè dei Consigli di Fabbrica che si erano convocati ed avevano promosso diverse manifestazioni nazionali contro la politica economica del governo - specialmente sull'argomento della scala mobile al di fuori e contro le direttive delle organizzazioni sindacali), in aperta contrapposizione con i sindacati ufficiali. Questa seconda fase culmina nella riuscita manifestazione di Milano del 7 febbrario 86, promossa dal coordinamento degli studenti, dai comitati dei disoccupati e da alcuni Consigli di Fabbrica.
Significativamente il corteo è operato non degli studenti, ma dagli operai. Gli studenti seguono mescolati con operai e disoccupati.
Non sarebbe corretto formulare previsione sul possibile avvenire di questa situazione. Tuttavia è possibile dire sin da ora che si tratta di un avvenimento, anche se nei limiti di quanto è già avvenuto, di notevole importanza. In effetti a partire dall'84 la situazione sociale italiana sembra essersi rimessa in movimento dopo la catalessi che l'aveva colpita sotto il peso della crisi economica e della ventata reazionaria dei primi anni 80. Insieme al movimento autoconvocati, ne era stata espressione il grande movimento di lotte contro i pericoli di guerra e contro l'installazione di missili americani, nel quale la presenza studentesca era già stata rilevante. Ora sembra delinearsi una tendenza alla ricomposizione dei filoni di lotta, processo in cui organizzazioni reazionarie come CL vengono letteralmente spazzate via, e le stesse organizzazioni revisioniste (PCI) e social democratiche (sindacati) giocano un ruolo marginale, mentre componenti autonome e di sinistra extraparlamentare tendono ad assumere un ruolo egemone.