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Tregua e negoziato
in serio pericolo
La situazione del processo di pace
in Euskal Herria si fa sempre più difficile. Da un lato lo stato
spagnolo pur sbandierando contatti ed incontri per negoziare un tavolo
di trattativa con ETA, prosegue nella persecuzione sistematica delle organizzazioni
e dei militanti della sinistra indipendentista basca, continuando gli
arresti a ritmo massacrante, condannando a sei anni di carcere numerosi
giovani e dichiarando in un'aula di tribunale la loro organizzazione,
Segi, organizzazione terrorista; continua con la dispersione dei prigionieri
rincarando anzi la dose, nel comminare nuove condanne all'ergastolo a
prigionieri che stavano finendo di scontare la loro pena e sarebbero potuti
uscire nel rispetto della loro stessa legalità. Uno di essi, Iñaki
De Juana, è già al secondo sciopero della fame, oltre il
settantesimo giorno, per protestare contro il fatto che lo vogliono seppellire
in carcere per due articoli di opinione. Ora si cerca inoltre di mettere
fuorilegge anche EHAK, il partito che si rese disponibile alle ultime
elezioni per ovviare alla evidente violazione dei diritti del partito
Batasuna e delle liste della sinistra abertzale cui era stato impedito
di presentarsi. Continua la tortura ai danni degli arrestati e dei prigionieri.
Dall'altro lato ETA risponde a questo atteggiamento, coronato dalle dichiarazioni
di Zapatero per cui "il processo di pace è rotto, terminato",
con un attentato all'aeroporto di Barajas che oltre agli ingenti danni
provoca la morte di due cittadini ecuadoriani, Carlos Alfonso Palate e
Diego Armando Estacio. Ciò nonostante, in un comunicato
attribuisce la responsabilità di questa situazione all'atteggiamento
sabotatorio del governo spagnolo e di vari partiti, fra i primi PSOE e
PNV, ed afferma che il cessate il fuoco rimarrà in vigore, almeno
fino a quando l'attitudine repressiva dello stato spagnolo non costringeraà
l'organizzazione a reagire.
Zapatero annuncia l'inizio dei
colloqui con ETA
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE
DI ZAPATERO
"ETA dichiarò il passato 23 di marzo, per la prima volta,
un cessate il fuoco permanente, per la prima volta, dopo tre anni senza
attentati mortali e per la prima volta, in situazioni di questo tipo,
essendo sparita praticamente la totalità delle sue azioni."
"In distinti momenti del periodo democratico abbiamo avuto aspettative
di potere raggiungere l'obiettivo della dine della violenza, i governi
succedutisi, tanto quello di Felipe González come quello di José
María Aznar, cercarono di raggiungere la pace, non fu possibile,
tentarono in buona fede e da qui il mio riconoscimento a quegli sforzi
che, a suo tempo, fecero."
La cosa singolare della situazione non è tanto il fatto che ETA
ha smesso di fare, bensì quello che i democratici hanno fatto durante
tutti questi anni, difendendo i valori democratici, difendendo i valori
costituzionali e, in maniera molto singolare, tutti i cittadini di questo
paese."
"L'obiettivo di tutti i governi è stato lo sradicamento della
violenza nei Paesi Baschi e nel resto della Spagna. Per ciò, ci
sono stati distinti processi di dialogo e di accordi tra forze politiche
destinate a fortificare lo Stato di Diritto. Voglio, da qui, fare un riconoscimento
a tutti i servitori dello Stato di Diritto, al loro compito, nel quale
hanno realizzato e nel quale realizzano in questi momenti."
"In questi lunghi anni, tutti i Governi hanno cercato di raggiungere
la pace da un impegno ampio di convivenza, mantenendo un principio essenziale,
la democrazia non paga nessun prezzo politico per raggiungere la pace
e difendendo il fatto che il processo di pacificazione e normalizzazione
dei Paesi Baschi è un compito di tutte le forze politiche. Così
si è detto in distinte risoluzioni istituzionali."
"Precisamente con l’appoggio della risoluzione adottata dal
Congresso dei Deputati nel maggio 2005, voglio annunciar loro che il Governo
inizia un dialogo con ETA mantenendo il principio irrinunciabile che le
questioni politiche si risolvono solo coi rappresentanti legittimi della
volontà popolare. Così ha annunciato questa mattina il ministro
dell'Interno a tutte le forze politiche con rappresentanza parlamentare.
Voglio ringraziare per l'atteggiamento di tutte le forze politiche e voglio
sottolineare che la forma di realizzare questo annuncio all'opinione pubblica
è responsabilità esclusiva del Governo."
Ho reiterato in più di un'occasione che il processo è lungo,
duro e difficile. L'affronteremo con decisione e con prudenza, con unità
e con lealtà e sempre, sempre, rispettando la memoria delle vittime."
"Voglio anche stabilire principi basilari sul futuro di Euskadi e
per ciò voglio fare un appello ai cittadini, alle formazioni politiche
e la società basca in generale. I cittadini di Euskadi godono del
maggiore autogoverno che abbiano avuto mai nella loro storia, con lo Statuto
di Guernika elaborato alla difesa della Costituzione del 1978 decisero
liberamente i cittadini baschi il loro futuro."
"Disgraziatamente ha persistito la violenza, la coazione ed il terrore.
Abbiamo l'opportunità di mettere fine a questa situazione e dai
principi democratici dico loro che il Governo rispetterà le decisioni
dei cittadini baschi che adottino liberamente, rispettando le norme e
procedimenti legali, i metodi democratici, i diritti e libertà
dei cittadini ed in assenza di ogni tipo di violenza e di coazione."
"In più di un'occasione mi hanno ascoltato dire che il futuro
di Euskadi esige un grande accordo di convivenza politica. Concretamente
nel dibattito sul Piano Ibarretxe: se viviamo insieme, affermai in quell'occasione,
decidiamo insieme. Un grande accordo politico di convivenza, per quel
motivo il Governo capisce che gli accordi tra le distinte formazioni politiche
di Euskadi devono capirsi col massimo consenso possibile, rispettando
la pluralità politica di Euskadi ed in uguaglianza di opportunità
per tutte le formazioni."
"Volontà democratica, soggezione alla legalità, ampio
accordo politico, che raccolga il pluralismo della società basca,
queste sono le regole. Regole che valgono anche per la partecipazione
nella vita politica ed istituzionale, per le formazioni politiche. Per
ciò, voglio ripetervi che il Governo mantiene la validità
della Legge di Partiti."
"Per anni, tutti noi democratici abbiamo tentato che quelli che non
accettavano la volontà democratica dei baschi, accettassero le
regole del gioco. Abbiamo quell'opportunità e lavoreremo affinché
quello possa consumarsi."
"Voglio rivolgermi ora alla società basca. La pace è
un compito di tutti, la pace sarà forte se ha profonde radici sociali,
se abbraccia l'insieme della società basca. Per ciò capisco
che i partiti politici, gli agenti sociali, economici, sindacali devono
adottare accordi per quel patto di convivenza attraverso i metodi di dialogo
che stimino opportuno e, ovviamente, attraverso i metodi democratici per
trasportare detti accordi nei distinti ambiti istituzionali." "Voglio
esprimere l’impegno assoluto del Governo ed il mio personale coi
valori, principi e regole della Costituzione del 1978 che ha rappresentato
un successo collettivo per la nostra convivenza. Sono pienamente cosciente
che i cittadini hanno un grande anelito di pace ed un'esigenza di massimo
rispetto alle vittime del terrorismo ed alle loro famiglie." "Come
presidente del Governo della Spagna assumo la responsabilità di
colmare quell'anelito di pace e quell'esigenza di massimo rispetto, riconoscimento
alla memoria, all'onore e la dignità delle vittime del terrorismo
e le loro famiglie."
"La società spagnola conosce la portata del compito che abbiamo
davanti, un compito che sviluppo con prudenza e discrezione. Voglio da
qui chiedere per quel compito la collaborazione di tutti i mezzi di comunicazione,
tenendo in conto la portata del processo che viviamo."
"Alla fine del mese di settembre, il ministro dell'Interno realizzerà
un nuovo giro di informazione a tutti i gruppi parlamentari sullo sviluppo
del processo che oggi apriamo. Molte grazie."
Il dialogo di Zapatero
Con grande squillo di trombe, è
arrivato quello che tutti hanno definito “l’annuncio da parte
di Zapatero dell’inizio delle trattative con ETA”. E questo
di fatto dice Zapatero, quando avverte che il dialogo inizia, però
“mantenendo il principio irrinunciabile che le questioni politiche
si risolvono solo coi rappresentanti legittimi della volontà popolare”.
Frase che potrebbe suonare come condivisibile, se più avanti non
sottolineasse il fatto che “il Governo mantiene la validità
della Legge dei Partiti”, legge che, lo ricordiamo per chiunque
avesse la memoria corta o fosse a corto di notizie su Euskal Herria da
alcuni anni, ha sistematicamente messo fuorilegge il partito di unità
popolare Batasuna, nonché tutte le liste elettorali presentate
nel corso degli ultimi anni dalla sinistra basca.
Ma allora, ci si chiederà, a chi si riferisce quando parla di legittimi
rappresentanti? Il dilemma è chiarito poco sopra: “il futuro
di Euskadi esige un grande accordo di convivenza politica. Concretamente
nel dibattito sul Piano Ibarretxe”.
Sul Piano Ibarretxe già esprimemmo la nostra opinione quando venne
presentato (vedere http://www1.autistici.org/irrintzi/opinioni/pianoibarretxe.htm).
Ma dunque, qui ci stanno dicendo che, grazie al fatto che “ETA dichiarò
il passato 23 marzo, per la prima volta, un cessate il fuoco permanente”,
consentono di discutere sul nulla? Ovvero su una farsa statutaria simile
a quella fatta passare in questi giorni in Catalogna?
Qui, intanto conviene dipanare la matassa dei discorsi, e separare le
chiacchiere dai dati reali.
“I governi succedutisi, tanto quello di Felipe Gonzales come quello
di Josè Maria Aznar, cercarono di raggiungere la pace, non fu possibile,
tentarono in buona fede”.
Stando alla cronaca risulta tutt’altro.
ETA proclamò una prima tregua per favorire i negoziati di Algeri
negli anni ’80, e per tutta risposta il Governo spagnolo arrestò
i mediatori.
Il Governo di Felipe Gonzales, con molta buona fede ed altrettanto buona
volontà mise in campo i GAL, organizzazione clandestina parapoliziesca
che sequestrò, ferì ed assassinò cittadini baschi
per anni, incluso il deputato di Herri Batasuna Josu Muguruza, così
come i loro predecessori avevano fatto con Santi Brouard.
Poi ci fu la tregua sul fronte delle carceri per dare spazio alla campagna
popolare per il rimpatrio dei prigionieri baschi, prigionieri che tuttora
sono dispersi nel territorio degli stati francese e spagnolo. Seguì
a ruota un’altra tregua che dava spazio agli Accordi di Lizarra
– Garazi firmati dalla stragrande maggioranza dei partiti, sindacati
ed associazioni basche per raggiungere un accordo democratico.
Il Governo di Josè Maria Aznar, si fece ampiamente beffa della
tregua, proseguendo nella sua politica che aveva incarcerato l’intera
direzione di Herri Batasuna, e non disdegnando l’assassinio del
militante di ETA Josè Luis Geresta, sequestrato ed assassinato
con una goffa messinscena da suicidio. Qualche anno prima era toccato
a Josu Zabala subire la stessa sorte.
Terminata la tregua, per l’evidente unilateralità disprezzata,
ecco Aznar cercare di mettere in pratica il suo intento per cui “tutti
quelli di Batasuna finiranno in galera”.
Detto fatto, Legge dei Partiti che mette fuorilegge Batasuna, e prima
di questo, chiusura dei quotidiani Egin ed Egunkaria, di radio, associazioni,
messa fuorilegge di Jarrai, Haika, Segi, Gestora pro Amnistia, Xaki, Ekin,
eccetera, eccetera, fino al far inserire tutti, inclusi organismi che
denunciano la pratica della tortura, nelle liste internazionali delle
organizzazioni terroriste.
Ed ora, ecco la ciliegina sulla torta: “dopo tre anni senza attentati
mortali e per la prima volta, in situazioni di questo tipo, essendo sparita
praticamente la totalità delle sue azioni”, ecco a voi il
Piano Ibarretxe. Dopotutto, “i cittadini di Euskadi godono del maggiore
autogoverno che abbiano mai avuto nella loro storia (si dimentica i Fueros
abbattuti dalla monarchia spagnola?), con lo Statuto di Gernika elaborato
alla difesa della Costituzione del 1978 decisero liberamente i cittadini
baschi il loro futuro (in Euskal Herria la Costituzione fu rigettata al
voto ed imposta in nome dei risultati raggiunti nel resto dello stato
spagnolo)”.
Sinceramente come inizio, non solo non è granché, ma rende
evidente più che mai un dato di fatto: è abbastanza difficile
che un governo, espressione della borghesia imperialista al pari di tutti
i suoi simili europei ed aderenti al blocco occidentale, nel mentre occupa
paesi in altri continenti (Afghanistan ad esempio, il tutto al riparo
della polvere negli occhi del ritiro dall’Iraq, vero D’Alema?),
mentre massacra e opprime proletari di questi paesi, sia di colpo così
bendisposto a concedere libertà di decisione ad un popolo che opprime
“in casa”. Ed infatti le carte sono truccate fin dall’inizio.
Di cosa vuole parlare con ETA se non le riconosce legittimità rappresentativa,
se d’altra parte non la riconosce nemmeno al partito di unità
popolare messo fuorilegge, e se infine intende dialogare solo con un unico
partito, il PNV, su una proposta risibile come il Piano Ibarretxe?
A questo, la risposta più concreta e chiara, la daranno sicuramente
nei prossimi tempi le mobilitazioni e le lotte che il popolo basco non
cesserà di mettere in campo. Dalla borghesia imperialista non ci
si può aspettare nessuna concessione, solo la lotta di classe del
popolo basco può risolvere il conflitto.
SOLIDALI CON EUSKAL HERRIA - GENOVA
La morte di Jokin Gorostidi
Con Jokin Gorostidi va via l'immagine
viva di 40 anni di sinistra indipendentista basca
Erano le 20.00 quando lo storico militante della
sinistra indipendentista basco Jokin Gorostidi moriva ieri nell'Ospedale
San Sebastian, dopo essere rimasto quattro giorni in coma dopo l’arresto
cardiaco che subì il venerdì. Come risaltò la Direzione
Nazionale di Batasuna appena conosciuta la fatale conclusione, finisce
così "una vita immersa nella lotta per la libertà di
Euskal Herria." Oltre a lodare la traiettoria politica di Gorostidi,
Batasuna sottolinea che "grazie al lavoro di formica che come Jokin
ha realizzato tutti i lottatori ed indipendentisti baschi siamo riusciti
a situarci davanti alla possibilità di raggiungere la libertà
di Euskal Herria." Oggi tutti avranno occasione di salutarlo nella
camera ardente, nel Municipio di Deba.
La figura politica di Jokin Gorostidi viene effettivamente a riflettere
quattro decadi di sinistra indipendentista basca, due terzi lunghi di
una vita nei quali fu sempre "preparato per assumere quello che bisognava
assumere." Per esempio, la doppia condanna a morte imposta nel processo
di Burgos e che ricordava in un'intervista, già alcuni anni fa.
Quando gli avvocati andarono a comunicargli la sentenza, Jokin ricordava
che rispose: "Benissimo. Questo serve affinché si mobiliti
di più il nostro paese. Forse che non abbiamo detto per strada
che eravamo disposti a dare la vita?."
A Gorostidi, tuttavia, ancora rimanevano molte cose da fare. Uscì
da quella raffica del franchismo vicino alla sua eterna compagna, Itziar
Aizpurua, con cui viaggiava nel treno quando gli sopravvenne l'infarto
il venerdì. Con cui camminava vicino alla spiaggia nel 2003 quando
Baltasar Garzón ordinò alla Polizia di fermarlo sotto l'accusa
di partecipare alla rete della "imposta rivoluzionaria." E con
cui viaggiò a Madrid tre mesi fa per sedersi nel banco degli accusati
per il sommario 18/98. Perché Gorostidi stette sempre lì,
senza perdere la faccia né di fronte ai problemi di salute degli
ultimi anni, né molto meno di fronte alla repressione incessante.
Ma mai solo.
In quell'intervista appariva il Gorostidi txirrindulari, alpinista e amante
della musica, Jon Idigoras lo ribattezzò come Beethoven per una
volta che nascose in un piano il denaro di una rapina. Anche lo studente
di commercio e di disegnatore. Ed il sindacalista che passò alla
militanza in ETA, "l'unico organismo che osò uscire dalle
catacombe. Dove stavano allora tutte le sigle che si passavano per antifranchiste?",
domandava. Il 8 marzo del 1969 arrivò questa detenzione, ma prima
era stato già catturato inseime ad Itziar;Jokin si ruppe una gamba
cercando di scappare da una finestra. E stava aspettando Txabi Etxebarrieta
quando questo cadde crivellato. Quindi arrivò Burgos, e gli caddero
due condanne a morte. Anni di prigione. Cartagena. L'amnistia. L’
"esilio" a Bruxelles. La libertà. E la lotta politica
rinnovata. La fondazione di HB, nella presentazione della cui Giunta di
Appoggio appare davanti al microfono. Anche Gorostidi stava in febbraio
di 1981 tra i membri dell'assemblea indipendentista che ricevette il Re
spagnolo intonando l’ '' Eusko Gudariak ''.
A Gorostidi quella predisposizione alla lotta andava ancora a chiedere
duri pedaggi personali. Agli inizi del 1980, il Governo dell'UCD cercava
una via per aprire un dialogo con ETA. Gorostidi accorse alla stazione
di treno di Biarritz per trasmettere l'offerta a Txomin Iturbe ed Eugenio
Etxebeste, dirigenti di ETA. Quando i tre parlavano dentro un'automobile,
un poliziotto francese sparò quattro volte al parabrezza. Uno sparo
sfiorò nella tempia Iturbe. I tre cominciarono a fuggire. Più
avanti quattrocento metri furono fermati, dopo che Iturbe era stato colpito
ad una gamba.
Gorostidi fu uno dei visi visibili dell'interlocuzione della sinistra
indipendentista in quei primi anni 80. Svolse quel lavoro nelle riunioni
col PNV, e lo fece anche, in questo caso insieme a Santi Brouard, in un
incontro con Pierre Guidoni, a quei tempi ambasciatore francese a Madrid.
L'obiettivo di questa riunione, registrata poco prima che ammazzassero
Brouard in un'azione di guerra sporca, era di nuovo tentare di dare una
via verso la risoluzione.
Ad inizio dei 90, Jokin Gorostidi si implicò con forza nel necessario
lavoro di appoggio ai rifugiati e deportati baschi. Africa, America Centrale...
In aprile del 1993, dopo un viaggio a Capo Verde, entrò in stato
molto grave a conseguenza di una polmonite causata dalla legionella. Passò
55 giorni in coma.
Anni dopo, il giudice Baltasar Garzón si basò su quell'epoca
per trovare un motivo di accusa contro Gorostidi. L'incluse nel sommario
del "caso" 18/98, e precisamente il lunedì doveva dichiarare
come accusato. Era accusato di relazione con Xaki dal 2000, quando comparve
volontariamente nell'Udienza Nazionale e gli fu imposta una cauzione di
30.000 euro. Il pubblico ministero chiedeva contro di lui 15 anni di prigione.
Non fu quella la sua ultima detenzione. In dicembre del 2003, lo stesso
giudice decise di arrestarlo argomentando che aveva partecipato come mediatore
alla riscossione della "imposta rivoluzionaria." Allora tornò
libero con una cauzione di 18.000 euro. -
GARA
ETA proclama un cessate il fuoco permanente
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MESSAGGIO DI EUSKADI
TA ASKATASUNA AL PAESE BASCO
Euskadi Ta Askatasuna ha deciso di dichiarare un cessate il fuoco
permanente a partire dal 24 di marzo 2006.
L'obiettivo di questa decisione è spingere un processo
democratico in Euskal Herria per costruire un nuovo quadro nel
quale siano riconosciuti i diritti che come Popolo ci corrispondono
ed assicurando di fronte al futuro la possibilità di sviluppo
di tutte le opzioni politiche.
Alla fine di quello processo i cittadini baschi devono avere la
parola e la decisione sul loro futuro.
Gli Stati spagnolo e francese devono riconoscere i risultati di
detto processo democratico, senza nessun tipo di limitazione.
La decisione che i cittadini baschi adotteranno sul nostro futuro
dovrà essere rispettata.
Facciamo un appello a tutti gli agenti affinché agiscano
con responsabilità e siano conseguenti davanti al passo
compiuto da ETA.
ETA lancia un appello alle autorità di Spagna e Francia
affinché rispondano in maniera positiva a questa nuova
situazione, lasciando da un lato la repressione.
Infine, lanciamo un appello ai cittadini e cittadine baschi affinché
si impegnino in questo processo e lottino per i diritti che come
Popolo ci corrispondono.
ETA mostra il suo desiderio e volontà che il processo aperto
arrivi fino alla fine, per così ottenere una vera situazione
democratica per Euskal Herria, superando il conflitto di lunghi
anni e costruendo una pace basata sulla giustizia.
Ci riaffermiamo nell’ impegno di continuare a compiere passi
nel futuro concordi a quella volontà.
Il superamento del conflitto, qui ed ora, è possibile.
Questo è il desiderio e la volontà di ETA.
Euskal Herrian, 2006ko martxoan
Euskadi Ta Askatasuna
E.T.A.
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Assassinato dalla dispersione
Trovato morto nella prigione di
Cuenca il carcerato politico basco Igor Ángulo
Il carcerato politico basco Igor Ángulo Iturrate, originario di
Santurtzi, è stato trovato morto nella prigione di Cuenca. Secondo
fonti penitenziarie spagnole citate dalle agenzie stampa, il suo corpo
è stato trovato "appeso alla finestra col laccio degli stivali."
Hanno aggiunto che "aveva un laccio intrecciato nelle mani ed una
sedia di fianco al corpo." Il cadavere è stato portato ad
un obitorio della stessa località.
Vedi articolo
Qui di seguito la dichiarazione
fatta dagli imputati al processo per l'istruttoria 18/98:
"La dispersione ha ammazzato
Igor Ángulo, questa è la prima cosa che vogliamo denunciare
oggi qui, da questa sala di repressione che è l'Udienza Nazionale.
Vogliamo inviare un abbraccio e tutto il nostro affetto e la nostra solidarietà
ai suoi parenti e le sue persone vicine."
Ma vogliamo affermare che ci sono responsabili di questo fatto che sono
chi progetta l'attuale politica penitenziaria dello Stato spagnolo chi
la mantiene, il Governo di Rodríguez Zapatero, il ministro Alonso
ed il ministro López Aguilar. Crediamo anche che sia da denunciare
l'atteggiamento dell'Udienza Nazionale che promuove l'indurimento delle
condanne, e l'atteggiamento della Corte suprema con la sua ultima sentenza.
Vogliamo ricordare che qui si dice che stiamo da mille giorni senza morti
(da mille giorni ETA non compie attentati con esito mortale, NdT) , e
non è così, perché in un anno sono deceduti direttamente
due prigionieri politici baschi (Oltre ad Angulo, anche Jose Angel Altzaguren,
e la cifra arriva a tre negli ultimi due anni, con Ohiane Errazkin, NdT)
come conseguenza della politica di dispersione, e familiari di queste
persone prigioniere sono morti nelle strade e sono rimasti gravemente
feriti per la stessa politica.
Vogliamo finire con l’insistere sul fatto che da qui denunceremo
costantemente queste politiche repressive, e ci manterremo fermi nella
difesa dei nostri principi."
Processo alla Sinistra Abertzale
E' iniziato a Madrid il processo relativo
al famigerato Sumario 18/98, quello per il quale sono stati chiusi
i quotidiani Egin ed Egunkaria, sequestrate radio, messe fuorilegge
organizzazioni, fondazionie partiti come Herri Batasuna, Euskal
Herritarrok, Batasuna, Xaki, Ekin, Joxemi Zumalabe, Gestora pro
Amnistia, Askapena, Askatasuna, Jarrai, Haika, Segi...
Nell'aula di tribunale della Audienxcia
Nacional si trovano ora 59 persone, con richieste di condanna
che vanno da un minimo di 10 anni, ad un massimo di oltre 50.
Il presidente del tribunale ha già
respinto per due volte la richiesta della difesa che i processati
possano comparire in aula solo quando si dibatte la parte relativa
a ciascuno di loro. Invece così, dovranno comparire ad
ogni singola udienza tutti, con i costi economici enormi che questo
comporta, e con i rischi implicati negli spostamenti continui
verso e da Madrid. Nove di loro ( Txema Matanzas, Alberto Frías,
Iñaki O'Shea, Ana Lizarralde, Marta Pérez, Olatz
Egiguren, Andoni Díaz, Bixente Askasibar y Xabier Balanzategi)
hanno già avuto un incidente stradale.
Il tutto ad ogni modo serve per suffragare
le tesi del giudice Garzon secondo le quali "tutto è
ETA", ovvero, chiunque aspiri ad una Euskal Herria indipendente,
basata sulla solidarietà e libera dallo sfruttamento, va
considerato come appartenente ad una organizzazione armata e come
tale processato. Bisogna prendere atto del fatto che, così
stando le cose, i militanti di ETA, secondo quanto emerso nelle
ultime elezioni, dovrebbero essere circa il 13% della popolazione
basca. Una brutta gatta da pelare per lo Stato spagnolo.
Per le notizie aggiornate quotidianamente,
vedere la pagina del quotidiano Gara.
Nella sezione articoli di questo sito provvederemo
a inserire le traduzioni dei più importanti.
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E' morto Jon Idigoras
Leggiamo oggi la notizia della morte di Jon Idigoras,
vecchio dirigente di Herri Batasuna, fondatore del sindacato LAB.
I ncarcerato ai tempi della Alternativa Democratica, fra
le varie volte, sempre presente nei momenti importanti della lotta,
anche quando subì l'espulsione dall'Uruguay, accompagnato
dalla solidarietà del popolo uruguayano che lottò
nelle strade contro questa misura repressiva e pagò un prezzo
di sette morti negli scontri.
La perdita è ovviamente grandissima, ma di lui restano moltissime
cose, fra cui la famosa frase pronunciata alla fine di un Aberri
Eguna:
"Lo vogliano o no, questo paese sarà indipendente; lo
vogliano o no, questo paese sarà socialista"
Beti arte Jon!
Il nostro abbraccio a compagni/e ed amici di Jon.
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ORA IL POPOLO, ORA LA PACE
Nuove ondate
di arresti, con il corollario di isolamento e torture, investono
Euskal Herria. Maggiormente colpiti i giovani, con le solite accuse
di appartenenza, vicinanza, collaborazione con ETA, il tutto mentre
viene messa fuorilegge l'ennesima lista elettorale, Aukera Guztiak,
che si sarebbe dovuta presentare per le elezioni regionali.
Nel giorno dell'Aberri Eguna una cinquantina
fra partiti, sindacati ed associazioni basche raggiungono e consolidano
un accordo per lavorare in direzione della soluzione negoziata
del conflitto, dando la parola al popolo basco.
Nel frattempo la Guardia Civil impedisce
e disperde a manganellate e proiettili di gomma la manifestazione
che Batasuna aveva convocato per l'Aberri Eguna ad Iruña,
dietro la parola d'ordine "Orain herria, orain bakea".
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Nel velodromo Anoeta di
Donostia Arnaldo Otegi, a nome di Batasuna, ha reso nota la nuova
proposta di soluzione
del conflitto politico. Qualche tempo prima era stata resa pubblica
dalla stampa una dichiarazione
di ETA nella quale l'organizzazione armata sostiene che i tempi
consentono di tentare nuove vie per una soluzione negoziata del
conflitto. Le reazioni
al momento sono ancor meno che tiepide, anche se la Sinistra Abertzale
ha avviato una serie di conferenze, non solo nello Stato spagnolo,
per spiegare diffusamente i contenuti e le implicazioni della sua
proposta.
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Nel frattempo lo Stato
spagnolo risponde con arresti e torture. Vedere per approfondimenti
la pagina web di Torturaren Aurkako Taldea. Ipocritamente il governo
di Zapatero ha ratificato il trattato europeo contro la tortura,
che prosegue imperterrita in Euskal Herria |
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