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comunicazione
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Agenda > Programmazione > gennaio 2015
sabato 17 gennaio ore 16.04
Incontro-dibattito
con Mario Rossi e Gino Piccardo
militanti del GAP di Genova ("Gruppo XXII Ottobre")
La Nuova Resistenza
Dai Gruppi di Azione Patriottica ai Gruppi d'Azione Partigiana
"Attenzione, sono i GAP che vi parlano. è nata una nuova resistenza di massa, è nata la ribellione operaia al padrone, allo Stato dei padroni, all'imperialismo straniero, sono nate le Brigate rosse e si sono ricostituite le Brigate GAP".
("Radio GAP", 16 aprile 1970, interferenza di alcuni minuti, a partire dalle ore 20,33, sulla trasmissione del Tg1)
Agli inizi della vicenda dei GAP (Gruppi d'Azione Partigiana), la necessità dell'azione rivoluzionaria era motivata dalla convinzione che in Italia, sulla scorta di quanto accaduto nell'aprile 1967 in Grecia, fosse imminente un golpe militare. I GAP, ben presto, si posero il compito di ricercare una prassi rivoluzionaria intesa a superare i dibattiti ideologici e la pratica politica, a loro avviso sterili e inani, che caratterizzavano le formazioni extraparlamentari. I nuovi "gappisti" furono tra i primi, se non i primi in assoluto, a porsi il problema d'organizzare la guerriglia nelle metropoli di un Paese a capitalismo avanzato; anche per questo, furono tra i primi a subire la repressione violenta dello Stato e le conseguenze del "nuovo corso" del PCI.
Soggettivamente, un filo rosso unisce questi militanti col partigianato resistenziale, con la guerriglia in Sudamerica, con le battaglie antimperialiste: la convinzione che solo attraverso la lotta rivoluzionaria, da praticare qui e ora, si possano abbattere il capitalismo e l'imperialismo.
materiali d'archivio Contro processo Rossi, a cura del comitatop di difesa del XXii Ottobre
Giovedì 29 gennaio 2015 ore 21,30
Calusca City Lights
presenta il libro
Gianfranco Zoja, Franco Galloni
CRISI, TENDENZA ALLA GUERRA E CLASSE
[Pgreco, Milano, 2014]
Partecipano:
Manolo Morlacchi e Edoardo Pierantoni
Perché il keynesismo non può essere una risposta alla crisi attuale? Che funzione ha oggi la rendita fondiaria nello sfruttamento dei popoli del mondo? Può il movimento "No debt" reagire efficacemente all'attacco che stiamo subendo? Cosa nascondono il progetto del TAV e il riassetto logistico dell'area europea? Quali strumenti utilizza l'imperialismo per la difesa dei propri interessi? Come si strutturano i modelli rivoluzionari?
Nelle pagine di questo libro denso, ricco di riferimenti e spunti di riflessione, mai scontato o accademico, si pongono tante domande e si spinge il lettore a cercare in autonomia le risposte. Scritto da due militanti rivoluzionari prigionieri, "Crisi, tendenza alla guerra e classe" prova a saldare tra loro i diversi aspetti strutturali che caratterizzano la crisi del sistema di produzione capitalistico, portandone alla luce le molteplici connessioni. Realizzare una ferrovia superveloce e rubare l'acqua alle popolazioni indiane non sono fatti separati tra loro, ma facce di una stessa medaglia.
Un libro, insomma, per chi vuole tornare a pensare con la propria testa. Perché "nella dialettica tra continuità e rottura vive la rivoluzione. Mentre nell'adesione acritica a qualunque modello, fosse pure il più rivoluzionario della storia, alligna il dogmatismo. Nella misura in cui ogni rivoluzione è megiste metabolé, trasformazione e capovolgimento".
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