MUSICALUSCA
(marzo 2005)
Cos'è "musiCalusca"
È un progetto aperto, che nasce da una chiacchierata con Ivan Della Mea. Nasce perché a Milano, che è comunque stata ed è al centro di tutta una serie di eventi e patrimoni anche della musica popolare e di protesta italiana, mancava un negozio decente dove trovare dischi, riviste e libri dedicati a questo argomento.
Alla Calusca, la storica libreria di Primo Moroni, che è ancora una libreria militante ed è (insieme all'Archivio Primo Moroni) parte viva del centro sociale Conchetta, l'idea è piaciuta: stabilite due cose importanti (primo: creare uno scaffale che sia anche punto di scambio sulla musica popolare e di protesta, cercando anche libri esauriti, materiali fuori distribuzione ecc., com'è nello spirito della Calusca - secondo: creare piccoli eventi che a Milano rispondano al crescente interesse per il mondo della musica popolare), abbiamo iniziato a ordinare e cercare libri, riviste, dischi.
La musica popolare non vende granché: quindi nei negozi gli scaffali sono in realtà poco seguiti, l'assortimento è ridotto, limitato spesso alla nuove uscite, alla grande distribuzione o a quella importante nel circuito degli indipendenti. Gli appassionati lo sanno bene, ma il pubblico medio non se ne accorge. Gran parte dei dischi prodotti non sono nemmeno in distribuzione, o ci sono solo virtualmente, perché spesso bisogna prenotarli e comprarli a scatola chiusa. Da noi l'intenzione è di averne il più possibile, si potrà prenderli in mano e anche chiedere di ascoltarli.
Internet funziona benissimo, ma è uno strumento freddo, di cui molti degli interessati alla musica popolare non si servono proprio. La comunicazione sul popolare deve essere calda, altrimenti una larga fetta del suo pubblico non la raccoglie. Quello che conta nella musica popolare sono contatto e contesto, che sono anche "informazione".
Ha senso oggi parlare di musica e cultura popolare?
Già: non è scomparsa, schiacciata dalla società di massa? Per cominciare musiCalusca offrirà tutto il possibile sulla tradizione, ovvero il mondo della cultura orale, che oggi resta irrinunciabile punto di partenza, di studio, di ricerca.
E poi non è vero che questo mondo è scomparso, almeno non del tutto: ci sono diverse forme di sopravvivenza, si parla di "rifunzionalizzazione". A partire dalle molte piccole isole dove la tradizione non si è interrotta - tra le montagne, ma anche in collina e diciamo un po' dappertutto, forse anche in qualche angolo delle città - e che testimonia la sua inattesa vivacità non solo continuando a produrre eventi, ma anche con moltissime pubblicazioni. Va anche ricordato il fenomeno delle bande di paese, un interessante miscuglio, al Nord come al Sud... hanno la divisa e fanno musica "classica", magari suonano in processione, ma dopo i musicisti formano gruppetti da ballo o da osteria. Nelle aree metropolitane imperversa il "revival", in cui i giovani si accostano a un mondo sconosciuto che li affascina, che imparano ad articolare a modo loro. O pensiamo alle realtà del Sud, dove la tradizione significa resistere e opporsi con la propria identità, rifiutando l'emarginazione. E poi c'è il filone della canzone politica, che da sempre congiunge il popolare all'autorale, e ci sono le bande metropolitane, impegnate politicamente e che vediamo nelle manifestazioni, ci sono i cantastorie, i molti giovani artisti che si mettono a fare teatro di strada... tutta questa è roba popolare, e vorremmo trovare il modo di averla, presentarla… Anche se il mondo popolare tradizionale sta scomparendo resta la sua eredità suonata, ballata e cantata. Per dimostrare la sua forza basta guardare il continuo scontro-confronto con l'etnofolk più o meno internazionale ed elettrificato, le contaminazioni jazz e rock, da alcuni visti come orribile e pericolosa aberrazione, da altri come unica pratica indispensabile e attuale…
Perché questo discorso dovrebbe interessare al di fuori della cerchia degli iniziati
I tempi cambiano: la musica tradizionale italiana ce la invidia tutto il mondo, e noi stiamo cominciando ora a capirlo. Grazie al lavoro della generazione dei pionieri, i ricercatori e promotori come Leydi e Carpitella, ora sappiamo che è ricchissima e diversissima da regione a regione, e non ha nulla da invidiare alla musica irlandese o a quella balcanica. Ma non ne siamo convinti perché non è sostenuta dai promotori commerciali, l'abbiamo dimenticata e fingiamo di non conoscerla per una vergogna atavica… per fortuna il sogno del progresso si è fermato. A differenza della musica oggi dominante, che per comodità possiamo chiamare "commerciale", in grave crisi di ispirazione e identità, la popolare funziona: se c'è l'interprete è vera, inauditamente vera, ed emoziona sempre. Questo possono sentirlo tutti. Se c'è l'interprete e il contesto, sia per chi suona sia per chi ascolta, sono emozioni autentiche, e questo colpisce.
Cos'ha di così particolare la musica popolare?
Il contesto è sempre lo stesso: quello dell'individuo che si confronta con radici o un'identità sociale che è in chiaro antagonismo a un sistema in cui si fatica a riconoscersi. Ha un significato che si compie nella ripetizione: non ha bisogno di comporre nulla di nuovo, e questo è il senso profondo della tradizione, la sua attualità. E poi c'è il profondo e ineliminabile legame con i momenti sociali: lavoro, festa, riti profani e sacri, corteggiamento. La musica popolare non sta mai con il potere, se non quando diventa "folkloristica", e allora rientra nelle operazioni di consenso o di promozione turistica, diventa un'altra cosa. Per capirlo basta parlarne con i nostri vecchi, loro l'hanno conosciuta.
La musica popolare è "umana" nel senso che non si stacca dal corpo. Quindi è sovversiva rispetto alla civiltà tecnotronica in cui ci troviamo: non servono apparecchiature, è acustica, basta aprire la bocca e cantare, o battere le mani. Non a caso è terapeutica... Se suoni il tamburello sono le tue mani che lo suonano, fino a farti male: è realtà.
Danza popolare
La musica popolare ha due forme: una vocale, dove il canto porta un messaggio, e una strumentale, che è sempre legata al ballo. Il discorso sulle danze -riscoperta più recente e attuale, ma politica non meno dell'altra - è molto ampio, in gran parte vale quanto si è detto sulla musica, sulle emozioni che dà, e ci si potrebbe aggiungere tutta una serie di cose sul corpo e la socializzazione.
Perché solo musica italiana
Solo la nostra perché è tantissima, e già è faticoso averne tanta, non pensiamo nemmeno a dire "tutta"; naturalmente cercheremo di adattarci anche alle esigenze che emergeranno nel tempo. Così come, naturalmente, tutte queste nostre riflessioni non vogliono essere un'imposizione, ma uno stimolo e un invito alla discussione con chi la pensa diversamente...
musiCalusca
L'idea di un negozio come riferimento vuole rispondere anche a questo: oggi, e non solo in città, i concerti sono spesso consumati come spettacoli musicali avulsi da altre forme di contesto e contatto: se ne legge l'annuncio sul giornale ma non si sa cosa ci si troverà davanti. Esempio tipico ma paradossale, almeno al Nord: si legge di una festa popolare, ma sarà una festa leghista, con elezione della relativa miss, o una festa autogestita, magari in un centro sociale anarchico?...
Se pensiamo poi a chi pratica la musica popolare, cioè musicisti, cantori e danzatori, il miglior momento e forma di scambio e contatto resta quello diretto: il passaparola e la partecipazione alle feste, la chiacchierata davanti a un bicchiere di vino.
sullo scaffale
Se i dischi sono difficili da trovare, i libri, si può facilmente immaginare, lo sono ancora di più: ma per questo contiamo sulla partecipazione di tutti…
Cercheremo di fare in modo che in libreria ci sia un giorno fisso (giovedì? mercoledì?) con qualcuno in grado di dare consigli o aiuto, sia per chi suona sia per chi ascolta; sappiamo che a Milano c'è diversa gente interessata, e vorremmo coinvolgerla... potrebbero nascere cose molto interessanti e divertenti.
Eventi
Saremmo contenti di organizzare una volta al mese una festa-concerto, preferibilmente mercoledì o giovedi sera, e un incontro, o quant'altro riusciremo a fare (serate d'ascolto, proiezioni di filmati, chiacchierate, suonate improvvisate, conferenze, mercatino di scambio e vendita…)
La bacheca
È ancora vuota, ma contiamo sui nostri frequentatori, milanesi e non. Per scambiarsi informazioni su appuntamenti, strumenti, documenti esauriti, corsi, musiche...
Poi, se ci rimarrà il tempo, vorremmo provare a dare un supporto su internet al nostro lavoro. Intanto stiamo raccogliendo contatti, e poi si vedrà.
Cosa offre lo scaffale
di musiCalusca
1) CD
- tutti i dischi autoprodotti di musica popolare che ci vengono inviati (richiedere la lettera circolare!)
- tutta la collana "Geos" con gli splendidi CD book
- tutta la collana "Ethnica"
- tutta la collana dei "Dischi del sole" (CD e quello che resta su vinile)
- le principali pubblicazioni salentine: "Aramiré" (libri e CD), "Kurumuny", "Besa"...
- le pubblicazioni (storiche e attuali) dell'Istituto Ernesto de Martino
- i numeri della rivista World Music dedicati a Tribù italiche e alla musica tradizionale
- il miglior assortimento disponibile da "il manifesto"
- una selezione accurata delle etichette di musica popolare italiana
2) vinile
- gli ultimi esemplari nuovi di "Dischi del sole" e "Albatros"
- compravendita dischi usati (Durium, Cetra, Joker ecc.).
3) Periodici
(con gli arretrati da sfogliare e comprare): per il momento "FolkBulletin", "WorldMusic", "Il cantastorie", "Il de Martino", "Choreola"…
4) libri
un assortimento (raccolte e testi critici su: musica popolare, etnomusicologia, canzone di protesta, sociologia della musica…) iniziale di un centinaio di titoli in commercio, più tutti quelli che col tempo riusciremo ad acquisire... per saperne di più richiedete la lista.
5) VHS e DVD
sulla musica popolare, in commercio e non (per creare un catalogo ci vorrà un po' di tempo: aiutateci con le vostre indicazioni).
6) meglio ribadirlo ancora una volta:
l'autodistribuzione, il fuori distribuzione, l'esaurito e l'usato (si vende ma si compra anche!) di dischi, cd, libri, riviste ecc.
…e naturalmente anche tutti i libri e le riviste della Calusca (giornali, opuscoli, riviste e libri dal movimento, fumetti, fanzine...)
Se vuoi essere avvisato per tempo degli eventi che organizziamo spedisci una mail chiedendo di essere inserito nella rubrica:
musiCalusca - scaffale di musica popolare della Libreria Calusca City LIghts
v. Conchetta 18 20136, Milano - e-mail: mailto:musicalusca@yahoo.it - tel. 0258105688
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