La Calusca e la scuola

di Maria Luisa Tornesello e Roberto Signorini





L'interesse per la scuola e l'appoggio agli insegnanti innovatori sono stati la prima attività della neonata Libreria Calusca, a partire dal 1971 e per tutti gli anni Settanta, come ricordava lo stesso Primo Moroni, ripercorrendo la sua esperienza di "libraio di movimento" (ma sarebbe più corretto dire di organizzatore culturale). Accenniamo, per i più giovani, al contesto in cui questo incontro si svolge.

Un primo importante fenomeno è la richiesta della scolarizzazione di massa, a cui l'istituzione scuola, con la riforma della scuola media del '62, ha dato una risposta assolutamente inadeguata (ancora nei primi anni Settanta solo il 14,7% degli italiani ha la licenza media e ben l'80% degli operai ne è privo). Il secondo elemento di novità è la nascita di un movimento vivace e composito che si propone di cambiare la scuola e si apre alle esigenze e ai problemi di una società in rapida trasformazione.

Il movimento ha due punti di riferimento emblematici: il libro-manifesto Lettera a una professoressa (1967) e la contestazione studentesca del '68. Ciò che li accomuna è la denuncia della "scuola di classe", col perdurare di una feroce selezione che colpisce le classi più disagiate e con l'imposizione di un modello culturale per loro estraneo. La stessa denuncia si trova in autori che fanno molto discutere in quegli anni: Althusser, Bourdieu, Illich.

Il disagio di molti giovani insegnanti che entrano nella scuola dopo il '68 è enorme: la situazione è caotica e frustrante, i colleghi e la gerarchia scolastica lamentano la dequalificazione e non cercano di risolvere le contraddizioni e i conflitti (sociali, economici, psicologici), ma si difendono allontanando i disturbatori con le bocciature e le "classi differenziali". Il primo passo dell'insegnante innovatore, dunque, è schierarsi dalla parte degli sfruttati e degli esclusi (un altro autore molto amato, Freire, parla di "pedagogia degli oppressi): si deve ribaltare la logica selettiva della scuola tradizionale, rifiutare il ruolo, sostituire alla tradizionale neutralità dell'insegnante l'impegno sociale e politico, affermare valori nuovi come l'egualitarismo e l'antiautoritarismo.

Però, per chi vuole cambiare manca tutto: la riforma, infatti, non ha modificato i contenuti, i metodi, gli orari, i rapporti con gli studenti. Inoltre, si continuano a usare libri di testo dai contenuti reazionari o ispirati ancora ai luoghi comuni della propaganda fascista e della guerra fredda. Si comincia perciò a criticarli con la compilazione di "stupidari", con indagini e mostre sui libri di testo più usati, con assemblee di quartiere in cui si discutono coi genitori (in gran parte operai) i problemi riguardanti i costi e i contenuti. Ma, soprattutto, le esigenze di cambiamento producono un pullulare di testi teorici, esempi di esperienze didattiche alternative, materiali di lavoro. Gli insegnanti ne vengono a conoscenza attraverso le reti di amicizie, i gruppi politici, il Movimento di Cooperazione Educativa, i centri di documentazione, le librerie di movimento.

Proprio una libreria di Milano, la Calusca di Primo Moroni, ha un ruolo importantissimo nella diffusione dei nuovi strumenti didattici, nel mettere in contatto gli insegnanti innovatori, nell'aiutarli in un'auto-formazione culturale che non perde mai di vista il rapporto con la società e i suoi cambiamenti.

L'attività della Calusca inizia con la diffusione dell'enciclopedia Io e gli altri , nata dalla coraggiosa iniziativa dell'editore Angelo Ghiron, partigiano e impegnato politicamente, con l'apporto di numerosi esponenti della migliore cultura laica e progressista e di due grandi illustratori: Emanuele Luzzati e Flavio Costantini.Alla Calusca si possono conoscere molte esperienze importanti: l'asilo autogestito di Porta Ticinese, promosso da Elvio Fachinelli, che porterà alla nascita della rivista L'erba voglio ; la testimonianza delle maestre di scuola materna riportata nel libro Bambini mani in alto , con le illustrazioni di Giancarlo Buonfino; la nuova prospettiva dell'educazione sessuale nel Problema inventato di Marcello Bernardi; la Biblioteca di lavoro curata da Mario Lodi, che mostra ai giovani insegnanti, mal preparati dall'università, come si fa la scuola della ricerca. Ci sono poi le coedizioni del Collettivo editoriale Calusca e del Centro di documentazione di Pistoia: libretti che riproducono esperienze di lavoro delle scuole popolari e a tempo pieno e toccano i problemi che agitano la società italiana. E infine, per i corsi 150 ore conquistati dagli operai, la Calusca e il CRMP (ex Centro Franz Fanon) approntano le celebri dispense 150 ore , che affrontano temi come il mercato del lavoro, i salari e l'inflazione, l'organizzazione sindacale.

Un insegnante impegnato nel movimento della scuola in quegli anni, Roberto Signorini, così ricorda la vitalità del rapporto con Primo Moroni e con la sua libreria:



"Per me, come per molti giovani intellettuali della generazione del '68, la Libreria Calusca di Primo Moroni è stata un autentico luogo di formazione.

Nel 1973, con la rabbia del servizio militare appena finito e con la consapevolezza definitivamente acquisita di ciò che è lo Stato, cominciai a insegnare in una scuola media (la 'Marelli' alla Bovisa) dove stava giusto allora avviandosi l'esperienza del 'tempo pieno' per l'impegno di un gruppo di insegnanti che erano insieme militanti politici di varie tendenze della sinistra non istituzionale. Uno degli aspetti qualificanti dell'impegno politico-culturale dell'insegnante di opposizione era allora la scelta della biblioteca di classe e del lavoro di ricerca, col rifiuto dei libri di testo e delle loro 'verità' preconfezionate e spesso reazionarie, e col coinvolgimento dei ragazzi nella costruzione quotidiana di un sapere per quanto possibile critico e non conformistico.

Con i miei primi due stipendi ricordo acquistai e portai a scuola in grosse valigie, aiutato da mia madre, decine di volumi e l'enciclopedia Io e gli altri , allora punto di raccolta e di riferimento di quel 'sapere contro' di cui ho appena detto. La Calusca fu una delle librerie dove "feci il pieno", e le indicazioni di Primo furono in quell'occasione come tante volte in seguitoÊ orientamenti preziosi per chi, come me, voleva insegnare 'altro' ma non sempre sapeva dove cercare.

Dopo un anno, era il 1974 (l'anno della strage di Brescia e di un susseguirsi di violenze fasciste nelle scuole), la piccola ma ricca biblioteca di classe fu completamente distrutta da ignoti (che tutti individuammo come fascisti), i quali penetrarono di notte in quell'aula evidentemente ben nota e fecero metodicamente e tranquillamente a pezzi tutti i singoli volumi e i singoli quinterni di fogli che li componevano, spargendo decine di chili di frammenti sul pavimento e sui banchi e tracciando scritte di minaccia sui muri.

Quel lavoro di distruzione confermò in negativo a tutti, a cominciare dagli studenti, che ciò che facevamo era proprio quello che andava fatto. Così, nella scuola e fuori ci fu una mobilitazione emozionante per la sua prontezza e vastità. Da ogni parte, da insegnanti, studenti, genitori, giornalisti, amici e compagni, vennero manifestazioni di solidarietà. Arrivarono per settimane lettere, ritagli di giornale, denaro e libri, e tutti fummo impegnati a raccogliere, rispondere, classificare, in un certo senso a fare la storia di noi stessi mentre accadeva.

Primo Moroni diede il contributo più consistente per la ricostruzione della biblioteca, e in particolare regalò varie serie complete dell'enciclopedia Io e gli altri . E questo fu un legame in più con la sua libreria, per la quale negli anni successivi passarono anche quegli studenti che avevano visto la loro biblioteca prima distrutta e poi ricostituita con il contributo di tanti e di Primo in particolare.

Oggi tutto ciò può apparire impensabile, e il ricordo deve quasi difendersi da un'accusa di irrealtà. Ma proprio per essere realisti davvero bisogna ricordare, per non smarrire nelle nebbie del consenso e del pensiero unico la consapevolezza che quello attuale non è come vorrebbe far credere né il migliore né l'unico dei mondi possibili. Il rapporto con Primo Moroni per me fa parte di un mondo che, per il semplice fatto di esserci stato, critica l'esistente e ne denuncia la precaria e temporanea superiorità."

pubblicato sulla rivista Come 2007