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Giorgio Bellini


In ricordo di Giorgio Bellini (1945-2024)

Giorgio Bellini nasce e cresce a Bellinzona, nel cuore della Svizzera italiana.
Negli anni ’60 partecipa al fermento antagonista locale e si avvicina al pensiero operaista italiano. Contribuisce così alla nascita del gruppo “Lotta di Classe”. All’inizio degli anni ’70, puntando ai poli industriali, si trasferisce a Zurigo e lavora con gli operai immigrati e in relazione con la realtà locale.
Alla fine degli anni ’70, i movimenti metropolitani e femministi lo orientano verso mobilitazioni per la qualità della vita e discorsi a partire da sé. è protagonista del movimento zurighese dell’80 e cofondatore di due giornali, tra cui l’“Eisbrecher”, espressione anche formale dei moti irriverenti e neo-dadaisti in corso.
Dall’inizio si delinea l’aspirazione a forgiare luoghi concreti dove vivere collettivamente il cambiamento, che caratterizzerà tutta la sua vita: la Libreria Italiana di Zurigo; le case occupate e gestite con una cooperativa abitativa, che ristruttura, costruisce e si iscrive nella durata; la gestione della Kanzlei, un’ex caserma occupata e riconvertita in centro sociale e culturale...
Nel 1979 concorre a sabotare il padiglione informativo della progettata centrale nucleare di Kaiseraugst. Anni dopo rivendica pubblicamente l’azione e altri sabotaggi, come gesti simbolici in sostegno al movimento antinucleare, estranei a logiche da partito armato e condotti con meticolose misure di sicurezza per le vite umane.
Viene peraltro arrestato due volte. La prima in Germania, nel 1981, su una richiesta d’estradizione dell’Italia, legata al processo del 7 aprile, che sarà respinta per il carattere politico dell’accusa. La campagna per la sua liberazione culminò con l’irruzione nel telegiornale e lo sfoggio del celebre striscione: “Freedom and sunshine for Giorgio Bellini”.
Una seconda volta, nel 1994, è arrestato in Svizzera, su mandato della procuratrice federale Carla Del Ponte, per una sospettata complicità con Ilich Ramírez Sánchez, detto Carlos. Dopo una carcerazione preventiva prolungata, l’atto d’accusa non è istruito e la Svizzera sarà condannata dalla Corte Europea per ingiusta detenzione. Giorgio racconterà dell’incontro con Carlos nel contesto di una “trattativa umanitaria” e della propria estraneità alla visione politica di quell’interlocutore.
Nel 1988 rientra in Ticino e si dedica all’inventario federale delle vie storiche. Per trent’anni scandaglia il territorio e gli archivi, tra cui, nella periferia parigina, la biblioteca dell’école Nationale des Ponts et Chaussées, depositaria del sapere sulle origini della rete stradale europea, dove gli è concesso di “aprire” volumi secolari con un coltellino svizzero. Realizza scoperte e opere di riferimento nel campo. Nel frattempo fonda anche il BarCollando: mobile dispensatore di cocktail, che allieta le feste ticinesi.
Si stabilisce infine a Gandria, villaggio-memoria sul lago, a 5 km da Lugano, dove per diciassette anni promuove la cura del patrimonio e le filiere corte del cibo. Fonda La Bottega di Gandria, riconosciuta anche da Slow Food, che funge da bar, negozio, info point, galleria... epicentro di vita comunitaria e coscienza di luogo.
Fino all’ultimo al servizio del bene comune, la sera precedente la sua morte ha trasportato personalmente le casse dell’olio d’oliva prodotto nella rete collettiva.
La sua salma ha lasciato la grotta sul lago in cui viveva, in barca e accompagnata da imbarcazioni: un ultimo viaggio romantico e pragmatico, come la sua vita.


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