Processo imputati per la solidarietà allo sgombero di Cox 18
Giovedì 30 gennaio è iniziato presso il tribunale di Milano il processo ai compagni indagati per i cortei e le iniziative successive allo sgombero di COX18. Come collettivo, abbiamo deciso di essere presenti durante ogni udienza sotto il tribunale per rivendicare con forza che quelle giornate sono patrimonio di una intera città e che l'ennesimo tentativo di criminalizzazione dei singoli e della solidarietà portata alle lotte non può essere accettato.
GIOVEDì 26 GIUGNO 2014 - ore 9.00 Presidio davanti al tribunale con gli imputati a processo per i fatti legati allo sgombero di Conchetta.
In programma sono le arringhe del pm e degli avvocati difensori e, forse, il pronunciamento della sentenza
Cox 18 - Calusca City Lights - Archivio Primo Moroni
Il colore delle percezioni che nel tempo sfumano e non si ricordano più
prima udienza (27-02-2014)
Processo Cox18 - Resoconto dell'udienza del 30 gennaio 2014
seconda udienza (30-01-2014)
Processo Cox18 - Resoconto dell'udienza del 29 aprile 2014
terza udienza (29-04-2014)
Il colore delle percezioni che nel tempo sfumano e non si ricordano più
Processo Cox18 - Resoconto dell'udienza del 27 febbraio 2014
Il 27 febbraio 2014 si è svolta la seconda udienza del processo che vede imputate una decina di persone per fatti accaduti il 22 e 24 gennaio 2014, in seguito allo sgombero del Centro sociale Cox18 di Milano.
A differenza di quanto annunciato al termine della prima udienza, il dibattimento si è svolto nella "Maxiaula" della prima Corte d'Assise, a porte aperte, ma all'imputato in carcere con l'accusa di "terrorismo" dal 9 dicembre. a seguito di una incruenta azione di sabotaggio No Tav. non è stato concesso di uscire dalla gabbia nella quale era rinchiuso. A motivazione di tale scelta, il giudice Raffaele Martorelli recita che «obiettive condizioni di sicurezza ne impediscono la presenza in aula»; poi però, grazie alla reiterata insistenza degli avvocati della difesa e solo negli ultimi minuti, è il capo della scorta di quattro agenti di polizia penitenziaria ad assumersi la responsabilità di farlo uscire dalla gabbia e di farlo sedere non tra gli altri imputati ma a fianco del suo avvocato difensore.
Le quattro testimonianze prodotte dall'accusa hanno riguardato soltanto i fatti del 24 gennaio 2009, per i quali ben cinque persone sono imputate per aver preso parte a un «tentativo di rapina» avvenuto in un negozio d'abbigliamento in via Torino.
Sul primo teste, brigadiere del nucleo informativo dei carabinieri di Milano, gli avvocati difensori avanzano subito un "sospetto di ambiguità", essendo egli stato presente in aula durante la precedente udienza. Interpellato in proposito, il brigadiere conferma di essere "passato" in aula durante l'udienza del 30 gennaio, ma «solo per qualche minuto, per dire "una cosa" a un mio collega». I giudici della Corte non ravvisano in ciò elementi di irregolarità e quindi la testimonianza prosegue.
Il brigadiere, quel giorno, era di servizio in piazza Duomo, in un "contingente di riserva" che, una volta sfilato il corteo, vi si «accoda». è appunto dalla "coda" del corteo ch'egli notò un gruppo di 4-5 persone "staccarsi" dal corteo ed entrare nel negozio. Prontamente «si è fatto sulla soglia» dello stesso potendo notare altresì «una "persona di colore" portare via un ragazzo», ha «visto» uno degli imputati (che ha riconosciuto, alla lettera, perché «lo conosceva già») dire: «lascialo stare o spacchiamo tutto»; «in effetti», dopo quelle parole, si verifica nel negozio «una confusione tremenda»: «15-20 persone» si dànno ad «azioni» quali il ribaltamento di un bancone e l'abbattimento di alcuni manichini ed espositori; il brigadiere però non sa quali "danneggiamenti" tali azioni abbiano provocato, perché «c'era troppa confusione». Quanto ai riconoscimenti, indica uno degli imputati come colui che ha pronunciato la frase riferita in precedenza, ma «non può asserire» con sicurezza che ce ne fosse un altro, da lui precedentemente «riconosciuto» sulla base di «una percezione che ha avuto». Delle altre 15-20 persone presenti, dice di «non avere cognizione di causa su chi possano essere».
Uno degli avvocati della difesa gli chiede se ricordi che «il ragazzo» "trattenuto" dalla «persona di colore» fosse riuscito a scappare, e lui risponde di sì; se ricordi che lo stesso fosse uscito dal negozio "privo dei beni" che aveva cercato di rubare, e lui risponde che «non sa».
Il secondo teste è proprio la «persona di colore» più volte citata, quel giorno addetto alla sicurezza sia del negozio nel quale avvennero i "fatti" sia del negozio a fianco [quando si dice cumulo di mansioni!]. Allarmato dalla manifestazione in corso, fa abbassare la saracinesca di quest'ultimo, e si dirige verso il primo con l'intenzione di fare altrettanto, ma una volta giunto all'interno del locale «si accorge» che «alcune persone [non ricorda quante] già all'interno avevano preso della merce esposta»; cerca di trattenerne uno, «senza toccarlo», parandoglisi davanti per impedirgli di uscire. In quel momento sopraggiungono, dal di fuori, ancora altre persone, con fare minaccioso, e una di queste gli dice: «Lascialo andare o spacchiamo tutto il negozio». Su questi nuovi venuti, l'addetto alla sicurezza non ricorda molto altro se non che «erano in tanti», «tutti uomini», con una sola ragazza che «orientava le cose da fare».
Messo davanti alle fotografie per confermare i riconoscimenti da lui fatti "in sede d'indagine", riesce a ricordare come "presente" nel negozio solo uno degli imputati, di cui gli è rimasto impresso che, a "fatti" ormai compiuti, aveva «riportato indietro» un espositore di occhiali da sole che, nel parapiglia, era finito chissà dove. Ad ogni modo, oggi, a distanza di cinque anni dai fatti, non si sente in grado di confermare i riconoscimenti. Quindi conferma quanto reso nel verbale, ma non riconosce le persone, ora imputate, ritratte in due fotografie del verbale stesso.
Il terzo teste è un'ex cassiera del negozio. Accortasi che, mentre il corteo sfilava in strada, «un ragazzo» era entrato nel negozio e aveva arraffato «tre-quattro giacche di pelle», aveva richiamato l'attenzione dell'addetto alla sicurezza. Questi aveva fermato il ragazzo, ma proprio in quel momento erano entrati nel negozio altri ragazzi «facendo casino», con «urla» e «correndo dappertutto». Si trattava di 3-4 ragazzi e una ragazza «sui 20-30 anni». Proprio quest'ultima, si era impossessata di un espositore di occhiali da sole (lo stesso che, anche a detta del precedente teste, sarebbe stato poi «riportato indietro» da uno degli imputati); di questa ragazza, l'ex cassiera, oggi, non ricorda nulla; all'epoca dei fatti le era «rimasto impresso» che «aveva i capelli rossi», come recita il verbale. Conferma di aver sentito la frase «spacchiamo tutto», ma non riconosce la persona che l'ha proferita.
Scorrendo le fotografie per i riconoscimenti, l'ex cassiera non ricorda nessuno degli individui ritratti; solo di fronte a una foto, che ritrae una persona che non è tra gli imputati del processo, dice che è «un volto che le dice qualcosa», e niente di più. Non riconosce nessuno tra coloro che sono seduti al banco degli imputati.
Il quarto teste è un agente del nucleo informativo dei carabinieri che, al momento dei fatti, si trovava a 50 metri dal negozio e «arrivò sul posto» quando «la gente» ormai ne usciva con «tale violenza» che «ha dovuto scansarsi»! In questa folla di persone («una trentina», "precisa" successivamente) che uscivano «con violenza» ha "riconosciuto" (in quanto persone a lui già note) tre degli imputati, ma non ha visto quel che «avevano fatto dentro». Uno di essi, poi aveva «fatto una scritta» sul muro esterno del negozio con della vernice spry. L'agente non entrò nel negozio, ma continuò a seguire il corteo e, successivamente, quando i manifestanti giunsero all'angolo tra corso Genova e viale Papiniano, notò lo stesso imputato autore della scritta nell'atto di "incendiare" «un cestino dei rifiuti».
Al termine di questa testimonianza, il pm Alessandro Gobbis rinuncia a sentire tutti gli altri testimoni d'accusa.
La prossima udienza, nel corso della quale sfileranno i testimoni della difesa, si terrà il 27 marzo, alle ore 9.
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