LETTERA E TESTI DEL QUINTO INCONTRO (18 febbraio 2013)
Ciao a tutte/i,
arieccoci con un altro pacchetto di canti che faremo assieme lunedì prossimo 11 febbraio.
Si comincia a delineare lo "zoccolo duro" che non perde un "lunedì dei canzonieri".
Ora siamo arrivati a 60 iscritti di cui poco più della metà ci onora della presenza continua e costante, oltre che collaborativa.
Si sta formando un "Coro Ingrato" allargato e chissà che non resti così anche dopo i dieci incontri.
Noi ce la mettiamo tutta e ci divertiamo, come credo anche i presenti.
La proposta di portare uno strumento sta prendendo piede e quindi da questa settimana, per coloro che cantano e si accompagnano con la chitarra o altro strumento in chiave di Sol, prepariamo i testi con gli accordi.
Buon fine settimana canoro, allora, e ci ritroviamo lunedì prossimo.
Il Coro Ingrato
Milano, 6/02/2013
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FIGLI DELL'OFFICINA
Giuseppe Raffaelli, militante anarchico, di Cerreto , comune di Montignoso (Massa Carrara) e Giuseppe Del Freo di Viareggio sono gli autori di questo canto che nacque nel 1921 a Viareggio adattando il testo ad un precedente canto che, secondo il Raffaelli, sarebbe stato "L'inno della fanteria". Il testo fu scritto a quattro mani con Giuseppe Del Freo, un professore di Viareggio, suo amico d'infanzia. L'intenzione era di scrivere un inno degli Arditi del Popolo della zona attivi fino al 1923.
Di questo canto non è stata trovata traccia su nessuna testata degli Arditi del Popolo e conseguentemente sarebbe da ascrivere alla tradizione anarchica piuttosto che a quella degli Arditi del Popolo. La lezione a stampa del canto di più vecchia data che si conosce è quella pubblicata su un foglio volante stampato negli Stati Uniti con il titolo Inno partigiano anarchico e la data La Spezia, 6 giugno 1946 (vedi C.Bermani Pane, rose e libertà BUR pag 139)
Fu cantato anche durante la Resistenza, modificato più volte per dare un carattere unitario alla lotta partigiana.
La modifica del ritornello dall'originale" Tiranni ed oppressori..." in "Avanti siam ribelli..." viene probabilmente dai socialisti viareggini che adottarono la canzone.
CANTO DEI LAVORATORI (INNO DEI LAVORATORI)
Il Canto dei Lavoratori venne scritto da Filippo Turati su sollecitazione di Costantino Lazzari nei primi mesi del 1886. L'inno venne pubblicato, col titolo di Il canto dei Lavoratori - Inno del Partito Operaio Italiano su Il Fascio Operaio, voce dei figli del lavoro, organo del Partito Operaio Italiano, Milano, anno IV, numero 118, 20 e 21 marzo 1886.
La musica è del maestro Amintore Galli che riutilizzo una composizione scritta qualche anno prima per un circolo ricreativo o un collegio di educande. Quando diede a Turati il permesso di utilizzare la sua musica non immaginava a quali noie e guai sarebbe andato incontro, lui cattolico, conservatore e proprietario terriero. Fu schedato come sovversivo e tenuto d'occhio dalle autorità di polizia fino alla morte. (C.Bermani Guerra guerra ai palazzi e alle chiese Odradek pag 83 e segg.)
L'Inno venne considerato il "grido di guerra dei socialisti" e ne fu proibito il canto pena 75 giorni di reclusione.
Durante il processo per i moti di Milano del 1898 a Turati fu contestata, tra gli altri capi d'imputazione, la paternità del canto.
SCIOPERO INTERNO
Autore è Fausto Amodei, torinese, protagonista del gruppo di Cantacronache attivo alla fine degli anni Cinquanta del Novecento e confluito successivamente nel Nuovo Canzoniere Italiano. Scritta nel 1969 durante l'autunno caldo e le lotte alla FIAT.
La sua canzone più famosa è Per i morti di Reggio Emilia
NOI VOGLIAMO L'UGUAGLIANZA
Canto che appartiene al repertorio delle mondine. Sono strofette diffuse tra le mondariso del vercellese. Le prime due strofe sono tratte dalle terza e quarta strofa di Amore ribelle scritta da Pietro Gori tra l'Ottocento e il Novecento. La terza strofa fa parte delle strofe conosciute come La canzone della Lega (Sebben che siamo donne).
"Così come il mondo contadino riutilizza, adatta gli attrezzi di lavoro e gli oggetti d'uso, allo stesso modo opera con le canzoni, nello stesso modo pragmatico e non formale: quello che conta è la funzionalità in riferimento allo scopo, per gli oggetti come per il canto" (Castelli, Jona, Lovatto Senti le rane che cantano Donzelli pag. 349)
IO PARTO PER L'AMERICA
Anche di questo canto databile fine '800 esistono numerose versioni: solo al maschile, solo al femminile o a "botta e risposta" tra uomo e donna.
Proprio questo gioco di rimandi conferisce al canto un carattere apparentemente gaio, ma denuncia un fondo di amarezza mal celato dalla falsa euforia. Il tema del distacco viene tutto giocato sulle metafore erotiche, e dove il senso logico si lascia subordinare dal facile corso formulistico delle "riprese" dell'ultimo verso(Castelli, Jona , Lovatto Senti le rane che cantano Donzelli pag 281-282)
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Il canto dei Lavoratori (tonalità MI)
mi
Su fratelli, su compagne,
si7
su venite in fitta schiera
mi
sulla libera bandiera
sol#- fa#7 si
splende il sol dell'avvenir
la mi
Nelle pene, nell'insulto
la mi
ci stringemmo in mutuo patto;
si7 mi
la gran causa del riscatto
fa#- si7 mi
niun di noi vorrà tradir.
La
Il riscatto del lavoro
mi
de' suoi figli opra sarà
re la
o vivremo del lavoro
mi7 la
o pugnando si morrà.
fa#- mi7
O vivremo del lavoro
fa#- re la
O pugnando, pugnando si morrà
si- la
Noi vivre - e mo del lavoro
mi7 la
O pugnando si morrà
Io parto per l'America (tonalità DO)
(Versione maschile)
Do sol7
Io parto per l'America, parto col bastimento,
do
io parto e son contento di non vederti più
Quando sarò in America, sposo un'americana
la bella italiana la lascio in abbandon
O donna sei volubile, o donna senza cuore
tu mi giurasti amore con grande falsità
(Versione femminile)
Io parto per l'America, sposo un americano
addio bell'italiano non ci vedrem mai più
Quando sarò a Genova, parto col bastimento
parto col cuor contento di non vederti più
L'anel che tu mi hai dato, lo metto sotto i piedi,
vigliacco se non credi te la farò veder
Te la farò vedere, te la farò sentire
Io ti farò morire dalla soddisfazion
(Assieme)
Dalla soddisfazione morir non mi rincresce,
farem come fa il pesce noi moriremo insiem
farem come fa il pesce noi moriremo insiem.
Sciopero interno (tonalità SOL)
Sol re7
Abbiam trovato un metodo d'azione
sol
per romper meglio le scatole al padrone
sol7 do
è il sistema più rapido e moderno
re7 sol
e che si chiama lo sciopero interno..
Sciopero interno, da dentro l'officina
noi perdiam poco e Agnelli va in rovina
se si sta a scioperar dentro i cancelli
chi ci rimette è soprattutto Agnelli
Basta che siamo duecento scioperanti
tutta la Fiat non può più andare avanti
ci rimette la paga poca gente
ma tutti gli altri non producon niente.
Sciopero interno, caliamo il rendimento
ed abbassiamo il cottimo giù a cento
chè con lo scasso della produzione
noi riusciremo a battere il padrone
Sciopero interno, vuol dire che in sostanza
oggi io lotto e non che sto in vacanza
ma che incontro i compagni con lo scopo
di migliorar la lotta il giorno dopo.
Sciopero interno, facciamo l'assemblea
ai nostri capi gli viene la diarrea
nel vedèr che senza chiedèr permesso
noi comandiamo in fabbrica già adesso.
Sciopero interno, facciamo anche i cortei,
i nostri capi stan lì come babbei
nel vedere che dentro queste mura
noi altri non abbiamo più paura.
Forza compagno, facciam sciopero interno
non c'è demonio e non c'è padreterno
che ci possa oramai più trattenere
d'andare avanti e prendere il potere,
che ci possa oramai più trattenere
d'andare avanti e prendere il potere
Figli dell'officina Tonalità RE
re
Figli dell'officina
la7
o figli della terra
già l'ora s'avvicina
mi7 la7
della più giusta guerra.
La guerra proletaria
guerra senza frontiere
innalzeremo al vento
bandiere rosse e nere.
re
Avanti siam ribelli
sol
fieri vendicator
re
d'un mondo di fratelli
mi- la7 re
di pace e di lavor.
Dai monti e dalle valli
giù giù scendiamo in fretta
pure le man dai calli
noi la farem vendetta.
Del popolo gli Arditi
noi siamo i fior più puri,
fiori non appassiti
al lezzo dei tuguri.
Avanti siam ribelli
fieri vendicator
'un mondo di fratelli
di pace e di lavor.
Noi salutiam la morte
bella vendicatrice
noi schiuderem le porte
a un'era più felice.
Ai morti ci stringiamo
e senza impallidire
per l'anarchia pugnamo
o vincere o morire.
Avanti siam ribelli
fieri vendicator
d'un mondo di fratelli
di pace e di lavor.
Noi vogliamo l'eguaglianza (uguaglianza) (Tonalità DO)
Do sol do
Noi vogliamo l'eguaglianza, siam chiamati malfattori,
sol do
Ma noi siam lavoratori che padroni non vogliam
E giù la schiavitù, vogliam la libertà
sol do
Siamo lavoratori, siamo lavoratori.
E giù la schiavitù, vogliam la libertà
sol do
Siamo lavoratori, vogliamo la libertà
Dei ribelli sventoliamo, le bandiere insanguinate
E farem le barricate per la vera libertà
E giù la schiavitù, vogliam la libertà...
E ancor ben che siamo donne noi paura non abbiamo
Per amor dei nostri figli noi in lega ci mettiamo
E giù la schiavitù, vogliam la libertà...
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