LETTERA E TESTI DEL SESTO INCONTRO (25 febbraio 2013)
Ciao a tutte/i
Anche questo ultimo "Lunedì dei canzonieri" ha registrato una alta affluenza di partecipanti accompagnata da una attenta partecipazione.
Notiamo con piacere che state cominciando a prendere confidenza con il canto popolare che facile facile, proprio, non è.
I "musici" cominciano a gestirsi in proprio e, benché coperti dalla potenza vocale che i cantori stanno sviluppando, fanno vibrare le corde e le lamelle dell'armonica a bocca con provata esperienza e professionalità.
Altri tre nuovi cantori si sono aggiunti al cospicuo numero presente.
Come ha anticipato Claudio tra poco dovremmo cominciare a preparare "le primarie" cioè scegliere quelle canzoni meglio interpretate da cantare all'ultimo dei nostri incontri.
Al presente "Comunicato n° 6" sono allegati:
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lo spartito di "E per le strade" e de "La povera Rosetta". c'è la copia originale di "E per le strade" il cui volantino era titolato "La voce di una madre sullo sciopero del parmense" edito dai Pennaroli di Fiorenzuola d'Arda abbiamo allegato la copia originale dell'articolo del "Corriere della Sera" del 25 febbraio del 1980 all'indomani della scoperta della foto originale della Rosetta di piazza Vetra... e dulcis in fundo il testo del collage dei canti di risaia che il Coro Ingrato ha eseguito ieri sera e che canteremo assieme il prossimo lunedì, sempre che gli scrutinatori e rappresentanti di lista del Coro siano disponibili. Di certo noi, zoccolo duro, saremo presenti.
A lunedì prossimo e... che muoia Sansone con tutti i Filistei
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Il Coro Ingrato
Milano 20 febbraio 2013
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LA POVERA ROSETTA
Per le note su questa canzone rimandiamo al video girato il 17 febbraio 2013 presso il Museo della resistenza di Fosdinovo (MS), nel quale Cesare Bermani parla delle sue ricerche su questo canto e sulla figura di Elvira Rosa Ottorina Andrezzi della "Rosetta". Questo canto della "mala" era proibito durante il regime fascista.
E PER LA STRADA
La canzone è ricavata da un foglio volante stampato dalla tipografia Pennaroli di Fiorenzuola d'Arda (PC) dal titolo La voce di una madre.
Scrive
"Un primo esame di questo canto, nella lezione del foglio Pennaroli, fece sospettare che la prima strofa, di tono pietistico e personale, di fronte al resto della storia così apertamente protestatario e collettivo, fosse stata aggiunta dall'editore di Fiorenzuola d'Arda per attenuare il carattere politico del testo [...]. In realtà la prima strofa si riferisce a un fatto ben preciso del lungo sciopero parmense, cioè la partenza dei bambini degli scioperanti, inviati, a partire dal 17 maggio, in altre città ospiti di famiglie di compagni socialisti. Questo doloroso provvedimento fu preso per sottrarre i bambini ai disagi provocati dallo sciopero e consentire ai genitori una più serena resistenza".
[Cesare Bermani, Pane, rose e libertà. Le canzoni che hanno fatto l'Italia: 150 anni di musica popolare, sociale e di protesta, Rizzoli, Milano, 2010, p. 111]
Nel 1907 la Camera del Lavoro di Parma, sotto la guida di Alceste De Ambris, massimo esponente del sindacalismo rivoluzionario, assunse posizioni in netta rottura con la nascente Confederazione Generale del Lavoro, di tendenza riformista. Nel volgere di pochi mesi si scatenò nel Parmense l'epico scontro tra il proletariato delle campagne e i capitalisti agrari conosciuto come lo "Sciopero del 1908".
De Ambris ebbe al suo fianco la carismatica figura di Filippo Corridoni, che Parma ricorda con un monumento posto all'ingresso dell'Oltretorrente, in continuità fisica e ideale con via Farnese e Borgo delle Grazie.
Lo sciopero di Parma, che tenne le prime pagine della stampa nazionale e internazionale per vari mesi, è conosciuto dal grande pubblico attraverso la narrazione cinematografica di Bernardo Bertolucci, che in Novecento si sofferma su alcuni episodi rurali. Meno conosciuti sono gli eventi cittadini che costituiscono il momento culminante dello sciopero.
La lotta si protraeva nelle campagne ormai da 50 giorni quando il 19 giugno, nel tentativo di impedire l'arrivo in città, alla stazione ferroviaria, di alcune centinaia di crumiri, la Camera del Lavoro proclamò lo sciopero generale cittadino e una grande manifestazione. L'esito dello scontro fu deciso a Roma dal capo del governo Giolitti che, uscendo dalla neutralità, dispose l'impiego della forza militare per stroncare lo sciopero.
Il dispiegamento di truppe appiedate e a cavallo appartenenti a svariati corpi militari fu imponente. Furono sospese, di fatto, le libertà costituzionali, il diritto di sciopero vanificato con la sostituzione degli scioperanti.
Oltretorrente e gli altri rioni proletari risposero con le barricate, mentre i borghi delle Carra, dei Minelli e del Naviglio, stracolmi di un'umanità stracciona, generosa e solidale, affrontarono a sassate gli assalti della cavalleria del Regio Esercito. Dopo due giorni di battaglia, la Camera del Lavoro fu occupata e devastata dalla truppa. Centinaia furono gli arrestati. De Ambris riuscì a mettersi in salvo riparando a Lugano. Anche se lo sciopero continuò fino a luglio, la lotta fu persa e il bilancio. Furono migliaia i lavoratori costretti ad abbandonare definitivamente le campagne. Da questa grave sconfitta i Sindacalisti Rivoluzionari uscirono ridimensionati ma non dispersi, trovando la capacità di riprendersi e rimanere protagonisti della vita politica ed economica di Parma. A ricordo dello "Sciopero del 1908" il proletariato parmense adottò il 20 giugno come data celebrativa della propria volontà di riscatto.
[Cfr. www.parmantifascista.org]
COLLAGE CANTI DI RISAIA
Si tratta di una serie di strofette cantate in risaia dalle mondine che ci sono state comunicate da Paola Mazzola (1923-2011), una ex mondina che ha fatto parte del gruppo "Le mondine di Opera" e che ci ha lasciato registrazioni audio e video con decine di canti, molti inediti, appresi durante la sua vita.
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E per la strada
E per la strada
gridava i scioperanti
non più vogliam da voi restar sfruttati
siam liberi siam forti e siamo tanti
e viver non vogliam da carcerati
E nelle stalle
più non vogliam morir
è giunta l'ora
siam stanchi di soffrir
Ma da lontano giungono i soldati
avanti tutti assieme coi padroni
e contro i scioperanti disarmati
s'avanzano sguainando gli spadoni
Essi non fuggono
forti del loro ardir
i figli del lavoro
son pronti anche a morir
Presto il dì verrà che vittoriosi
vedrem la redenzione nell'albeggiare
muti saran crumiri e paurosi
vedendo l'idea nostra trionfare
Cosiì il lavoro
redento alfin sarà
e il sol del socialismo su noi risplenderà
Così il lavoro......
La povera Rosetta
(uccisa per gelosia da una guardia calabrese il 13 agosto 1914)
La Mi7
Il tredici di agosto in una notte scura
La
commisero un delitto gli agenti di questura.
Hanno ammazzato un angelo di nome la Rosetta
era di piazza Vetra, battea la Colonnetta
Chi ha ucciso la Rosetta non è della Ligera,
forse viene da Napoli, è della Mano Nera.
Rosetta mia Rosetta dal mondo sei sparita
lasciando in gran dolore tutta la malavita
Tutta la malavita era vestita in nero
per 'compagnar Rosetta, Rosetta al cimitero.
Le sue compagne tutte eran vestite in bianco
per 'compagnar Rosetta, Rosetta al camposanto
Si sente pianger forte in questa brutta sera,
piange la piazza Vetra e piange la Ligera
O guardia calabrese per te sarà finita
perché te l'ha giurata tutta la malavita
Dormi Rosetta dormi giù nella fredda terra,
a chi t'ha pugnalato noi gli farem la guerra
a chi t'ha pugnalato noi gli farem la guerra
Collage di canti di Risaia
(dal repertorio di Lina Mazzola, mondina di Opera)
Simboli : D= donne; U = uomini; T = tutti
D
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A lavorar la terra ci vuol le contadine, noi siamo le mondine, noi siamo le mondine
A lavorar la terra ci vuol le contadine, noi siamo le mondine, siamo lavorator.
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T
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Se non ci conoscete, guardateci all'occhiello, portiam falce e martello, portiam falce e martello
Se non ci conoscete, guardateci all'occhiello, portiam falce e martello, simbolo del lavor. Vogliam la libertà
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Se tu vedi le mondariso quand i vann a la stassiun
i g'han le gambe a furbesetta, i g'han le gambe a furbe setta
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T
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Se tu vedi le mondariso quand i vann a la stassiun
i g'han le gambe a furbesetta, lur i mette cumpassiun, i mette cumpassiun
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Tira dritt sui marciapè le mondariso, le mondariso
tira dritt sui marciapè le mondariso lassè passè
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Cunt el faa che lee la g'ha, anca lee l'è cchia a mundà Alè, alè, alè, alè, alè, alè
Cunt el faa che lee la g'ha, anca lee l'è cchia a mundà Alè, alè, alè
la vergogna ghe l'ha de dree
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T
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E cunt le cicule, e cunt le ciacule, e cunt le ci e ci e ci e ci e ciacule
e cunt le cicule, e cunt le ciacule, sarà felice anche doman
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D
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E mi l'hoo sempre dit, che luu l'è un ciuccatee, soltant a la dumenica, soltanto a la
dumenica E mi l'hoo sempre dit, che luu l'è un ciuccatee, soltant a la dumenica el spend i mee danè.
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U
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Rosina dimmela, Rosina dammela, e dammela e dimmela e dammela e dammela e dimmela e dammela
Rosina dimmela, Rosina dammela, e dammela e dimmela e dammela la fedeltà d'amor.
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E a chi tucca, la mia Adelaide, e a chi tucca la mia Adelaide
e a chi tucca la mia Adelaide sarà felice anche duman
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D
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La gioventù più bella, la gioventù più cara
L'amor senza capara, l'amor senza capara
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T
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La gioventù più bella, la gioventù più cara
L'amor senza capara, non lo farò mai più
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E a mangià poc e poc e poc se diventa fiacc e fiacc e fiacc
se diventa stracc e stracc e stracc, se burla là
E a mangià poc e poc e poc se diventa fiacc e fiacc e fiacc
se diventa stracc e stracc e stracc, se burla là
PDF con i testi e gli accordi
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